Non bisogna votarli per non legittimarli - QdS

Non bisogna votarli per non legittimarli

Carlo Alberto Tregua

Non bisogna votarli per non legittimarli

venerdì 26 Ottobre 2012

XVI Legislatura nata morta

La questione che si devono porre gli elettori siciliani non è chi votare, ma promuovere o bocciare senza esami di riparazione questo ceto politico.
La massa dei candidati all’incarico di presidente della Regione e ai seggi dell’Assemblea regionale denota un modo di sentire di tante persone, alcune delle quali in buona fede e per bene, che ritengono di poter fare qualcosa per la Sicilia. A noi sembra, invece, che i siciliani non clienti di questo o di quel partitocrate debbano dare una corale risposta a questo ceto politico che consiste in un rifiuto della sua candidatura a guidare la Regione, con il potere esecutivo e con quello legislativo.
Una rondine non fa primavera. Un bravo presidente della Regione non riesce a cambiare le cose se non ha 46 deputati per bene e disinteressati alla  propria tasca, pronti a votare le indispensabili riforme.
Non vogliamo essere pessimisti, ma non crediamo che nell’Assemblea regionale approderanno 46 bravi siciliani, pronti a sacrificare le proprie tasche in favore di tutti gli isolani.

Nello Musumeci, che sarebbe un ottimo presidente, non avrà una sua maggioranza. Contrattare i provvedimenti legislativi con ciascuno dei 46 deputati necessari ad approvarli sarà una scalata di sesto grado e quindi quasi impossibile da realizzare.
Gaspare Sturzo, che non proviene dalle fila dei politici, non avrebbe la maggioranza se fosse eletto. Stesso discorso per gli altri candidati. Perché nessuno di essi avrà la maggioranza all’Assemblea regionale? Perché non è riuscito a fare convergere sul proprio progetto i possibili candidati eletti che arriveranno in ordine sparso all’Assemblea regionale. Ognuno di essi avrà un proprio orticello da coltivare e non sarà disposto, salvo che in pochi casi, a cedere rispetto all’interesse generale.
Dallo scenario che vi descriviamo, difficilmente confutabile, emerge una necessità, quella di non confondere gli elettori disinteressati con quelli interessati ad ottenere un favore di qualunque tipo e solo per questa ragione vanno a votare. Occorre una chiarissima demarcazione fra chi vota in un ambiente clientelare e chi non vuole contaminarsi con tale ambiente.

 
Conosciamo l’obiezione: votare è un diritto e un dovere. Ma in Sicilia siamo arrivati talmente a fondo per cui occorre non votarli per non legittimarli. Se il suggerimento ai siciliani che il QdS dà in questa campagna elettorale sarà accolto almeno dal 50,1 per cento degli aventi diritto al voto, i 90 deputati, tutti, non avranno alcuna legittimazione politica né morale a restare dove sono. A quel punto, anche per la loro impossibilità ad approvare la legge di stabilità 2013, per la XVI legiaslatura bisognerà cantare il de profundis.
Nessuno è in condizione di fare miracoli. Subito occorrerebbe però un esecutivo e un legislativo capace di farli e siccome questo non sarà possibile, converrà attendere sei mesi per far capire alla metà degli elettori che voterà che non si può dare il proprio consenso a chi ti promette invano un posto di lavoro inesistente o una consulenza o un appalto. Insomma un atto di corruzione.
E la corruzione va estirpata con forza perché è un cancro che diffonde sempre di più le sue metastasi nel tessuto sano della società siciliana.

Non votarli per non legittimarli. Auspichiamo che i bravi deputati che verranno eletti in ogni caso, parlino con forza e chiarezza di toni a tutti i siciliani quando verrà loro impedito di approvare leggi di riforma radicali a cominciare dall’abrogazione di quella che equipara l’Ars al Senato (L.r. 44/65) e dell’altra che ha costituito le Province regionali (L.r. 9/86) in contrasto con l’articolo 15 dello Statuto (consorzi di Comuni).
I bravi deputati dovranno tentare di fare approvare la legge che elimini i privilegi dei dipendenti e dei pensionati regionali, che percepiscono un terzo in più dei loro colleghi statali e comunali, e la legge che dimezzi il compenso di presidente, assessori, deputati e dipendenti dell’Ars.
Tutto ciò non potranno farlo ma è, per contro, assolutamente necessario. ecco perchè dovranno essere i primi, codesti bravi deputati a contribuire alla fine di questa legislatura. Essi dovranno cercare di salvarsi dal rogo nel quale finiranno quelli abituati alla cultura del favore.

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