La bottega essenziale per i centri storici - QdS

La bottega essenziale per i centri storici

Francesco Sanfilippo

La bottega essenziale per i centri storici

giovedì 01 Novembre 2012

Forum con Vittorio Messina, Presidente Confesercenti Sicilia

Come vede la situazione economica nel 2013 in Sicilia?
“La situazione è indubbiamente allarmante, perché il commercio tradizionale sta tramontando di per sé ed è sostituito da nuovi tipi di aggregazione commerciale come i centri commerciali naturali o artificiali, dall’e-commerce. C’è un’evoluzione del commercio rispetto alla bottega tradizionale e il 2013 sarà un altro anno di passione”.
La bottega va abbandonata?
“Assolutamente no, perché la sua sparizione creerebbe una desertificazione dei centri storici che è uno degli allarmi sociali ed economici molto importante. Poi, il nostro contesto economico che è fragilissimo, si priverebbe di addetti ai lavori fondamentali, poiché dietro un negozio vivono famiglie intere, cui verrebbe meno una fonte di reddito notevole. Inoltre, il primo avviamento al lavoro dei giovani sarebbe compromesso in un’era come questa che è fortemente caratterizzata dal computer. Ci mortificherebbe la perdita di quell’estro imprenditoriale che nasce nelle botteghe che, oggi, non sono più sostituite”.
Anche ad Agrigento è presente questo fenomeno?
“Sì, nella via principale del capoluogo si nota un impoverimento delle attività commerciali presenti. Diviene fondamentale, in questa situazione, l’intervento della Confesercenti nella nascita dei centri commerciali naturali così come sta accadendo in tutta la Sicilia. Questa non è altro che l’unione di tutti i negozi che operano all’interno di un centro città e che finalmente fanno rete. Così mettono insieme risorse economiche e si candidano a ottenere l’accreditamento dalla Regione. Ciò permetterebbe l’accesso ai fondi europei, aprendo scenari nuovi che prevedono delle misure che riguardano l’ammodernamento dell’arredo urbano. Ciò migliorerebbe il contesto dove i negozi operano e la bottega riprenderebbe il suo ruolo sociale. Oggi, le amministrazioni comunali non sono in grado di prevedere degli investimenti per la riqualificazione del centro storico, perciò è terrificante la previsione economica del 2013. La crisi, infatti, investe tutti perché è anche una crisi di valori e di cultura. Il richiamo forte che si fa a questa nuova classe regionale è che gli imprenditori vogliono fatti, non promesse. Noi abbiamo pochissimo tempo, ma vogliamo continuare a investire in questa terra ma servono le condizioni per poterlo fare. Le precondizioni per uno sviluppo economico sono fatte dalla classe dirigente e gli imprenditori vogliono avere queste precondizioni”.
I suoi iscritti come lo stanno vivendo questo momento di crisi?
“Oggi, l’imprenditore che ha investito inizialmente per superare questa crisi, ha esaurito le sue riserve di liquidità. La determinazione non manca, ma sono assenti gli strumenti, quali un accesso al credito che è totalmente negato, e i consorzi fidi che, pur essendoci, affrontano il muro di gomma delle banche. Occorre facilitare l’accesso al credito per quelle imprese in temporanea crisi di liquidità che altrimenti chiuderebbero”.
Come si sviluppa il fenomeno del commercio degli immigrati?
“Gli immigrati che aprono i negozi, sono immigrati regolari e sono nostri colleghi. Essi si sostituiscono a un segmento del commercio italiano che è scomparso e che il commerciante italiano ha sottovalutato. Gli immigrati hanno trasformato il fenomeno dell’ambulantato, ma hanno creato un danno al contesto urbano che è degradato da una gestione delle attività che era quello nostro di 50 anni fa. L’offerta media e alta non ne risente, ma quella bassa sì, non a caso una fascia della popolazione in crisi può rivolgersi a questi commercianti”.
 
I centri commerciali favoriscono un miglior approccio al cliente da parte degli esercenti?
“Oggi, si richiede una preparazione degli addetti prima non necessaria. Semmai i centri commerciali hanno alterato gli equilibri e innalzato i costi come quelli di condominio. Questi sono esorbitanti rispetto a quelli nei centri storici e i negozi che vi operano, presentano un’offerta differente. I centri commerciali artificiali sono decine e sono troppi per un ambiente fragile come il nostro, tanto che alcuni già risentono della crisi. Infatti, la gran parte delle attività è svolta dal venerdì alla domenica, mentre potrebbero stare chiusi per tutto il resto della settimana rispetto all’affluenza di pubblico. Tuttavia, la Confesercenti favorisce la nascita dei centri commerciali naturali in modo da qualificare l’offerta. Infatti, chi opera in questi centri, ha delle peculiarità diverse da quelli artificiali come i negozi di prossimità”.
 Come vi state organizzando con i Consorzi Fidi?
“I consorzi fidi, in origine, nascono da associazioni di commercianti per agevolarsi l’accesso al credito. Oggi, la concezione dei consorzi va rivista sia per le difficoltà con le banche sia per una riduzione delle commissioni. La Confesercenti opera con il Cosvig in collaborazione con il Mediocredito centrale e così si possono abbattere i costi delle commissioni”.
I Consorzi Fidi come possono aiutare gli imprenditori?
“Ciò che i consorzi dovrebbero fare, è tagliare le commissioni dei consorzi fidi per contenere i costi e favorire l’accesso al credito per gli imprenditori in difficoltà. Il Cosvig, ad esempio, rilascia garanzie fino all’80% del credito, permettendo alle banche di accantonare meno riserve di denaro, mentre le commissioni sono mantenute intorno al 2,5%”.
 
Avete notato una diminuzione degli esercenti o il numero è rimasto invariato?
“Il piccolo commercio riesce a rigenerarsi, perciò il numero di imprese non diminuisce, ma aumenta la mortalità delle ditte e chiudono i negozi storici, che costituiscono una perdita insostituibile”.
Quali tipi di servizi date ai vostri associati?
“La Confesercenti offre tutti i tipi di servizi, dal patronato ai Caf, al modello Isee, alla consulenza sull’Inps per aiutare i nostri pensionati. Inoltre, la Confesercenti ha una concezione molto ampia di associazionismo. Inoltre, la struttura è attenta alle necessità sindacali dei nostri associati e nei confronti con le amministrazioni comunali, in particolare quando queste cercano di portare avanti dei progetti positivi riguardo al commercio”.
È favorevole, affinché i prodotti siciliani possano essere favoriti all’interno della Grande Distribuzione?
“Spesso sono i nostri produttori a non poter far fronte in termini quantitativi alle richieste della Grande Distribuzione. Si dovrebbero creare delle isole per i prodotti regionali, le cui quantità siano calibrate sulla richiesta della G.D.O.”.
Una riforma della burocrazia potrebbe aiutare l’economia siciliana?
“Quando una burocrazia è sana, permette di eliminare le distorsioni, Perciò, bisogna revisionarla e rivedere i passaggi per eliminare quelli che non servono”.
 

 
Curriculum Vittorio Messina
 
Vittorio Messina è nato ad Agrigento il 27 agosto del 1965. Nel 1996 si è laureato in Scienze Politiche, presso l’Università degli Studi di Palermo. Commerciante per professione dirige un’azienda familiare nel campo tessile, dell’abbigliamento e nel settore alberghiero. È stato per molti anni il presidente provinciale della Confesercenti di Agrigento e vice-presidente della Confesercenti Sicilia. Dal 4 aprile del 2007 è presidente della Camera di Commercio di Agrigento. Dal gennaio 2012 è Presidente vicario della Confesercenti regionale.

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