Differenziata, regioni a confronto. Bene la Lombardia, male la Sicilia - QdS

Differenziata, regioni a confronto. Bene la Lombardia, male la Sicilia

Rosario Battiato

Differenziata, regioni a confronto. Bene la Lombardia, male la Sicilia

giovedì 08 Novembre 2012

Lo rilevano i dati contenuti nel secondo rapporto sulla produzione dei rifiuti urbani stilato da Anci. Al Nord il primato anche nel riciclaggio, agli ultimi posti Calabria e Puglia

PALERMO – Cresce l’Italia della differenziata e del riciclo, un po’ meno la Sicilia. Si allarga infatti il divario tra le regioni del settentrione che tirano la carretta e quelle del meridione che invece faticano con medie ancora lontane dagli standard europei.
Lo rivelano i dati contenuti nel 2/o Rapporto sulla raccolta differenziata, realizzato da Anci e Ancitel.
Nel 2011 sono state trattate quasi 10 milioni di tonnellate con una percentuale nazionale pari al 35,5%, in crescita rispetto al 33,2% di un anno prima. In aumento anche il valore di ‘intercettazione pro capite, che lo scorso anno è stato pari a 186,8 kg annui, pari a +5% rispetto al 2010. Un altro buon risultato è il calo complessivo della produzione dei rifiuti, pari al 2%.
In vetta alla classifica per percentuale di riciclo troviamo il Trentino Alto Adige con il 74,6%, anche se nella differenziata la vetta se la prende la Lombardia con quasi 2 milioni di tonnellate trattate. 
Analizzando il report sulla base di macro-aree è stato il nord-est ad imporsi per percentuale di raccolta differenziata con il 51,7% sul totale, in crescita rispetto al 49% nel 2010, al secondo posto il nordovest con il 45,64% (42,32%), seguito dalle Regioni del centro a 28,72% (26%) e, infine, il sud e le isole, con il 22,33% (18,76%).
Dopo la Lombardia, che sfiora i due milioni di tonnellate all’anno, troviamo l’ Emilia Romagna (poco più di 1,5 milioni di tonnellate e ben 336,5 kg di raccolta pro capite) e il Veneto (1 milione, 250 kg). La Sicilia sparisce nel confronto con questi giganti della differenziata. L’Isola riesce a differenziare appena 254 mila tonnellate, frutto di una raccolta procapite che è la più bassa d’Italia a quota 60 kg.
Al Nord giunge anche la palma del capitolo ‘riciclo’, un passaggio importante visto che proprio la Direttiva Quadro dell’Ue, chiede, entro il 2020, che la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio di rifiuti simili a quelli domestici debba essere aumentata almeno fino al 50% in termini di peso. Dopo il Trentino Alto Adige con il 74,6% (contro una media nazionale che l’anno scorso è stata del 45,6%) seguono il Veneto (con il 69,7%) e il Piemonte (61,6%). Ultima la Sicilia, con il 15,6%, preceduta dalla Calabria (17,8%) e dalla Puglia (20%). Di conseguenza restano limitati anche i contributi degli importi fatturati ai Consorzi per regione, che viaggiano dai 58 milioni di euro della Lombardia agli 8 della Sicilia.
Uno stato dell’arte che si ricollega alla situazione amministrativa e gestionale dei rifiuti in Sicilia. La riforma del sistema, varata con la legge n.9/2010, è rimasta congelata per due anni, in attesa che il ministero dell’Ambiente approvasse il Piano regionale, operazione compiuta solo nel luglio scorso.
La richiesta del Piano era arrivata in seguito al commissariamento della gestione rifiuti dell’Isola, una situazione che, a fasi alterne, va avanti dal 1999. La contrazione del numero degli Ato, che erano 27 nell’era Cuffaro, e l’ingresso delle Srr nel sistema, avrebbero dovuto favorire una nuova era, ma il pesante debito finanziario e gestionale lasciato dagli ambiti e quindi la loro difficile liquidazione, assieme all’opposizione dei Comuni, stanno rendendo difficile questa fase.
 Al nuovo governo un compito in più.

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