Assistenza disabili, responsabilità scaricata sulle famiglie - QdS

Assistenza disabili, responsabilità scaricata sulle famiglie

Liliana Rosano

Assistenza disabili, responsabilità scaricata sulle famiglie

venerdì 09 Novembre 2012

Il Censis analizza l’assistenza domiciliare integrata nei confronti dei diversamente abili. In Sicilia nel 2009 gestiti 11.638 casi. In Piemonte, invece, 24.842

ROMA – Sul fronte dei servizi e delle risorse destinati ai disabili l’Italia è tra gli ultimi paesi in Europa. Lo rivela una ricerca realizzata dal Censis. In Italia si spendono 438 euro pro-capite annui contro i 531 della media europea, ben lontani dai 754 del Regno Unito. in Francia si arriva addirittura 547 euro, in Germania a 703 euro e solo la Spagna, con 395 euro, si colloca più in basso del nostro Paese. La spesa per i servizi in natura, pari a 23 euro pro-capite annui, risulta meno di un quinto della media europea e inferiore anche al dato della Spagna. Ma oltre le risorse economiche, quello che manca sono le politiche di inserimento lavorativo: il modello italiano resta assistenzialistico e le responsabilità sono scaricate sulle famiglie, vero centro e motore del welfare state.
 
Le capacità delle persone con disabilità o malattie croniche non vengono valorizzate e l’autonomia non è promossa. Il Censis analizza nella ricerca i dati regionali che riguardano l’Adi, l’assistenza domiciliare integrata erogata nei confronti delle persone diversamente abili . Secondo i dati ufficiali, i casi trattati nel 2008 sono stati circa 500 mila, per un tasso medio di 829 casi ogni 100.000 abitanti. Si tratta di una quota che varia significativamente tra le Regioni, certamente anche in funzione delle differenze demografiche ma con ogni probabilità anche a causa di differenti assetti organizzativi dei servizi: i valori più bassi si rilevano a Bolzano e in Valle d’Aosta, ma anche in Sicilia e Campania si registrano dati particolarmente contenuti, così come Piemonte e Toscana fanno rilevare valori ampiamente sotto la media nazionale (laddove gli indici di invecchiamento sono invece superiori alla media nazionale). In Sicilia, nel 2009 ci sono stati 11.638 casi gestiti attraverso l’assistenza domiciliare integrata, 231 per 100 mila abitanti. La percentuale di anziani è stata pari al 74,7% mentre quella dei pazienti terminali al 22,10%. Le regioni con un maggior numero di casi trattati si collocano al Centro Nord con la Lombardia in testa (91 mila pazienti trattati), seguita da Veneto (circa 69 mila) ed Emilia Romagna(circa 68 mila).
 
Il Censis, su dati del ministero della Salute, elenca anche le ore dedicate ai pazienti disabili dai diversi professionisti del settore (terapisti della riabilitazione, medici, infermieri). In Sicilia,il totale ore è di 6 contro le 55 ore del Molise ma anche le 44 ore della Puglia e della Basilicata. Ad una analisi più approfondita, tuttavia, emerge come l’Assistenza Domiciliare Integrata costituisca un servizio che se da un lato risulta diffuso sul territorio, e capace di intercettare il bisogno di un ampio numero di persone, dall’altro consista di un numero di ore complessivamente molto contenuto.
 
La ricerca evidenzia che le misure economiche erogate dall’Inps a favore di persone che hanno una limitata o nessuna capacità lavorativa sono pari a circa 4,6 milioni di prestazioni pensionistiche, di cui 1,5 milioni tra assegni ordinari di invalidità e pensioni di inabilità e 3,1 milioni per pensioni di invalidità civile, incluse le indennità di accompagnamento, per una spesa complessiva di circa 26 miliardi di euro all’anno. Il modello assistenzialistico lascia però alle famiglie il compito di provvedere ai bisogni delle persone con disabilità, senza avere l’opportunità di rivolgersi a strutture e servizi adeguati. Secondo lo studio "accanto ad alcune best practice legate a scelte coraggiose compiute in anni passati" vi sono "ampie zona d’ombra"; in alcuni territori sono cresciute "esperienze di eccellenza" ma quello che colpisce è "la disuguaglianza profonda tra territorio e territorio" ed "una generale e cronica carenza di servizi assistenziali in natura" e "una trasversale" ristrettezza di risorse.
 
Tra le ombre lo studio sottolinea anche la carenza di un dibattito pubblico sui diritti delle persone con disabilità: il tema ottiene con estrema difficoltà l’attenzione dei media e appare nelle agende pubbliche quando si immaginano recuperi di spesa anziché nuovi investimenti. La realtà territoriale soprattutto al Sud, è anche caratterizzata da un forte aspetto: la gestione in famiglia dell’assistenza alle persone disabili. E’ un dato non irrilevante perché cambia la prospettiva del problema ed evidenzia una debolezza del sistema: laddove non c’è lo Stato c’è la famiglia.

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