Il gioco è bello quando dura poco. La ludopatia inizia a far paura - QdS

Il gioco è bello quando dura poco. La ludopatia inizia a far paura

Gianluca Di Maita

Il gioco è bello quando dura poco. La ludopatia inizia a far paura

sabato 17 Novembre 2012

Il dossier “Gioco Ergo Sum 2” di Censis Servizi su dati Aams mostra un settore che batte la crisi ma avvelena la società. Siciliani: giocatori incalliti e per giunta sfortunati. Sul carro dei vincitori le province “felix” del Nord

Si chiama “Gioco ergo sum 2” il dossier pubblicato nel 2012 da Censis Servizi su dati Aams, che analizza l’impatto del gioco d’azzardo sulla società. In completa controtendenza con il resto dei settori, quello ludico sfida la crisi e la sconfigge. La raccolta del giocato, infatti, è passata dai 61 miliardi di euro del 2010 ai 76,7 miliardi del 2011 con un incremento del 25,7%. Dal 2008 al 2010 gli occupati nel settore del gioco sono cresciuti di circa un terzo, raggiungendo le 20.000 unità. Il Pil cresce, l’occupazione pure e il 52,5% della raccolta netta, pari a 9,2 miliardi di euro, va all’Erario. Una somma questa che da sola potrebbe coprire le spese statali e locali per la protezione dell’ambiente. Insomma, un comparto in continua espansione che però inizia a mietere le sue prime vittime: i ludopati, cioè persone che hanno sviluppato una vera e propria dipendenza patologica dal gioco.
Guardando alla Sicilia la situazione non è pericolosa come quella dell’Abruzzo o della Lombardia, ma non per questo meno preoccupante. Nelle stime fatte nel 2010, la nostra Isola si trova al 18° posto per giocato pro-capite, con 839 euro in media contro i 1.310 dell’Abruzzo. Sempre secondo i dati del 2010, 3 delle ultime 5 province italiane per variazione percentuale del gioco pro-capite sono siciliane. Meno si gioca e meno si vince. Il pay-out, ovvero quello che concretamente rientra nelle tasche dei giocatori, è uno dei più bassi d’Italia (68,4 nel 2010), sebbene in generale ci sia stata negli ultimi anni nella nazione una variazione dal 68,8% del 2008 al 77% del 2011, pari a 59 miliardi di €. Le regioni del Nord sono quelle considerate “felix” perché si vince di più ma si gioca anche di più. Nonostante ciò pure in Sicilia è un comparto in piena crescita. Analizzando i dati locali notiamo che la provincia con giocato pro-capite più alto è Messina con 980 € contro i 585€ di Enna che è ultima nella classifica.
 
Quest’ultima però ha avuto dal 2004 al 2010 una variazione dei volumi giocato del 233,6 % a fronte di una media regionale del 103,4% e nazionale del 154,80%. L’hinterland ennese è il luogo più fortunato della regione, viaggiando a medie nazionali con un pay out del 70,8% ( 70,7 Teramo). Interessante è pure la tabella relativa alle quote di mercato della regione e la media italiana per tipologia di gioco: quelli meno popolari sono i giochi ippici, sebbene con il 3,5% superino la media italiana del 2,9%, ma solo perché si tratta di intrattenimenti concentrati per lo più in regioni come la Toscana, dove l’interesse è molto più alto (5,9%). A seguire vi sono i giochi a base sportiva, con una quota del 7,3% contro i 5,6% della media nazionale, facendo della Sicilia una delle regioni, insieme alla Campania, dove lo sport è scommesso di più rispetto al resto di Italia. Al terzo posto i giochi preferiti dai siciliani vi è la Lotteria, 23,3% contro il 16,5% media italiana. Seguono i giochi numerologici con il 27,8%, quasi 10 punti in più rispetto ai 18,8% italiani. Sul podio i giochi elettronici che rappresentano il 38,1% della quota di mercato regionale contro il 56,3% della quota di mercato italiana.
Ma cosa sono in sostanza tutti questi numeri? Costituiscono il quadro di una spirale perfetta che, passando per l’ingente mole di ricavi, per le ampie sacche di mercato lasciate alla criminalità organizzata, per l’offerta 24h su 24 di giochi online e infine per la crescita della forma di dipendenza del nuovo millennio, la ludopatia, attanaglia l’Italia. Già nel primo rapporto “Gioco Ergo Sum”, si era arrivati a stabilire che i giochi di abilità o di fortuna fanno parte integrante del tempo libero. I giochi vanno perciò riportati alla dimensione ludica e di intrattenimento, abbandonando ogni ipotesi relativa alla voglia di riscatto sociale o economico. Secondo il presidente di Censis Servizi, Giuseppe Roma, è indispensabile che si attui la più completa informazione in merito alla variabilità dei rischi e dei pericoli incombenti, evitando assolutamente invece di ricorrere alla demonizzazione del gioco che potrebbe sortire gli effetti opposti e creare i contorni di un’attività proibita e per questo più desiderabile.
Nel corso della seconda puntata, che pubblicheremo sabato prossimo, vedremo come operano concretamente le istituzioni a livello locale grazie ai dati e alle informazioni che ci sono state fornite dal Ser.T di Catania 2, così da analizare più da vicino la ludopatia.

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