Camusso, dicci come si genera il lavoro - QdS

Camusso, dicci come si genera il lavoro

Carlo Alberto Tregua

Camusso, dicci come si genera il lavoro

giovedì 22 Novembre 2012

I parolai ingannano i cittadini

Ricordo positivamente i grandi del sindacalismo italiano: da Giuseppe Di Vittorio a Giovanni Amendola a Luciano Lama. Quest’ultimo, nel corso della sua attività, volle affermare che l’interesse generale era superiore all’interesse del suo sindacato, dal quale si staccò proprio per non esercitare un’azione corporativa.
Quanta differenza con gli attuali sindacalisti, i quali tirano il lenzuolo dal proprio lato, come peraltro è loro compito, ma non tengono presente l’interesse di tutti i cittadini che è comunque superiore a quello di parte.
Il sindacato italiano si è diviso in due: da un canto la Cisl di Bonanni e la Uil di Angeletti (venuto al nostro forum pubblicato il 14 luglio scorso), che hanno adottato una linea di ragionevole compromesso con i datori di lavoro pubblici e privati; dall’altro, la Cigl di Camusso, che ha sposato la linea estremista della Fiom di Landini.

Vi sono due questioni che vogliamo trattare: la prima riguarda il tema fondamentale del lavoro e non del posto di lavoro, non previsto dalla Costituzione. Perché lavoro vi sia è necessario che si produca, cioè bisogna mettere in atto quelle condizioni che consentano alle attività produttive di crescere in modo da assorbire personale.
Il lavoro c’è anche nel versante autonomo, ove chi ha un minimo d’intraprendenza e voglia di assumere dei rischi può attivare un’impresa, micro o piccola, che consenta di generare ricchezza. Così hanno fatto 700 mila persone che oggi lavorano in Internet, in Italia.
Camusso e Landini, anziché reclamare posti di lavoro, dovrebbero dire all’opinione pubblica quale procedimento porti alla creazione di lavoro, ripetiamo non di posti di lavoro. Mentre si fermano, ipocritamente, ad affermare che il lavoro è un diritto, il che è pleonastico, senza indicare come generarlo.
Questo comportamento è indice di malafede, perché non pensiamo che persone come Camusso e Landini non sappiano esattamente che il lavoro non si produce con la bacchetta magica, bensì con meccanismi ben codificati dagli economisti di tutti i tempi.
Farebbero un servizio all’opinione pubblica se passassero dal ruolo di parolai rossi, come il loro ex collega Fausto Bertinotti, a quello di propositori concreti della crescita per tutti.

 
A proposito del parolaio rosso – Fausto Bertinotti, così definito da Giampaolo Pansa – ricordiamo che da ottimo sindacalista si gode i privilegi di ex presidente della Camera, unitamente a quelle grandi figure di ex presidenti come Irene Pivetti, Luciano Violante, Pierferdinando Casini, nonché, prossimamente, Gianfranco Fini: vitalizio, uffici, segretarie, autisti, auto, viaggi gratuiti e compagnia cantante.
Cari Camusso e Landini, il lavoro si produce investendo in attività produttive e in opere pubbliche. Sembra assurdo che, con un forziere enorme nella Cassa depositi e prestiti, gli 8.092 Comuni italiani non accedano in massa per finanziarsi i cantieri di cui tutti hanno bisogno.
Per legge, la Cdp deve finanziare le opere pubbliche, ma le richieste sono limitate perché i sindaci si preoccupano di più dell’attività clientelare che del benessere dei propri amministrati.
Perché le attività produttive si sviluppino, occorrono condizioni strutturali quali costo dell’energia competitivo (non un terzo in più degli altri Paesi), credito normale a tassi uguali in tutto il Paese e Pubblica amministrazione che funzioni come un orologio svizzero (così si diceva una volta).
Ma c’è anche la fondamentale questione del Cuneo fiscale, cioè la differenza fra il costo del lavoro per il datore e quanto percepisce il dipendente. Costa al datore il 220 per cento di quanto percepisce il lavoratore.

La seconda questione riguarda il silenzio di tutto il sindacato della Funzione pubblica, riguardante la profonda differenza fra le diverse categorie di dipendenti e, in secondo luogo, fra i dipendenti pubblici e privati. Differenze di orario (per i pubblici 36 ore settimanali, per i privati 40), differenze nel calcolo della pensione (retributivo e non contributivo), differenze sul piano della produttività, elemento principale del settore privato, inesistente in quello pubblico.
Camusso e Landini, diteci perché fate lo sciopero di sabato 24 nel mondo della scuola e avete impedito al Governo di far lavorare gli insegnanti 24 ore anziché 18 per ogni settimana. Così pensate di far generare nuovo lavoro? Il servizio scolastico va migliorato nella qualità, ripristinando i concorsi pubblici. Ma gli inutili apparati vanno tagliati senza esitazione.

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