Al Sud denatalità in aumento. Maternità sempre più posticipata - QdS

Al Sud denatalità in aumento. Maternità sempre più posticipata

Chiara Borzi

Al Sud denatalità in aumento. Maternità sempre più posticipata

sabato 24 Novembre 2012

Secondo i dati provvisori elaborati dall’Istat, nel 2011 ben 15 mila nati in meno rispetto all’anno precedente. In Sicilia 1,37 figli per donna a fronte di una media che al Sud non supera l’1,3

PALERMO – È un bilancio in rosso quello che in Italia vieen fuori dalle statistiche su natalità e fecondità nell’anno 2011. Secondo i dati provvisori elaborati dall’Istat, sono stati 546.607 gli iscritti in anagrafe per nascita nello scorso anno, circa 15 mila in meno rispetto al 2010.
La denatalità costituisce nel nostro Paese un fenomeno conosciuto con cui già si convive da tempo. Quel che continua suona come una novità sorprendente è il primato negativo del Mezzogiorno sul fenomeno e che ha di fatto sfatato il luogo comune molto diffuso di Meridione culla della fecondità.
Già dal 2008 il divario Nord-Sud era abbastanza netto: più 30% di nascite al settentrione (in particolare in Lombardia), meno 21% nel Mezzogiorno (riscontrato in Basilicata). A partire dal 2009, tuttavia, in tutte le aree del Paese si è registrato un calo delle nascite.
L’uscita di scena dall’esperienza riproduttiva delle cosi dette baby-boomers, ovvero le generazioni di donne nate a metà degli anni ’60, ha rallentato bruscamente le nascite complice l’arrivo delle generazioni più giovani nettamente meno feconde. Contestualmente, negli ultimi anni, si è notata una diminuzione della fecondità nelle straniere, uniche donne capaci di compensare lo squilibrio strutturale italiano. Allo stato attuale a meno di un’inversione di tendenza verso un deciso aumento della fecondità delle donne italiane, è proibitivo immaginare un futuro caratterizzato da un aumento delle nascite.
Secondo quanto riportato dall’Istat, protagonisti in positivo sono i genitori stranieri. Grazie a loro sono nati in Italia oltre 77 mila bambini nel 2009. Il 30,5% di loro risiede al Nord ma statistiche simili comprendono tutte le regioni settentrionali e il Centro. Il Sud riesce a raggiungere la stesse percentuale solo se immaginiamo di unire i dati delle principali regioni (otterremo il 34,7%). La Sicilia detiene la seconda percentuale più alta del Meridione ma è in coda alla percentuale nazionale con appena il 6,9%. Il valore medio regionale racchiude diverse sfumature a livello provinciale. Nel Mezzogiorno si segnalano pochi casi positivi: Teramo e L’Aquila con il 20% e 19%, Ragusa con il 16%. In fatto di aumenti l’esiguità di numero rimane alta. Solo Foggia, Catanzaro, Crotone, Agrigento e ancora Ragusa riescono a inserirsi tra le zone con stime positive, pur fermandosi ad appena il 2,5% in più. Come preannunciato, il grosso del problema risiede nel ritardo della maternità. Nel 2011 in Italia le madri avevano in media 31,4 anni, 32 quando italiane.
Considerando quest’ultime, notiamo una posticipazione della maternità più accentuata, il 7,7% sono ultraquarantenni e una diminuzione della precocità, l’8,2% ha meno di venticinque anni. Il 12,8% e il 14,8% di madri sotto i 25 anni risiedono rispettivamente al Sud e nelle Isole, le ultra quarantenni sono più al Centro e al Nord ma i dati migliori, ossia, quelli relativi alle madri tra i 25 e i 35 anni, si riferiscono ancora alle regioni settentrionali del nostro paese.
Nel Centro-Nord sono aumentati i nati da genitori non coniugati, attualmente sono quasi il 30%. Al Sud e nelle Isole si presentano ancora incidenze più basse e anche minori incrementi nel periodo di crescita: dal 1995 al 2011 si è passati dal 5,2% al 15,3% e dall’8,7% al 20,3%. Spetta alla Basilicata il livello minimo (10,3%) e alla Sicilia l’incremento minore (dall’8,7% al 18,0%).
L’analisi territoriale conferma attualmente la leadership di fecondità di Nord e Centro (1,4 figli per donna contro 1,3 del Mezzogiorno).
Anche questa geografia è il risultato del diverso contributo delle donne straniere, per le quali i livelli più elevati della fecondità si registrano sempre a Nord-ovest o al Nord-est con 2,19 e 2,16 figli per donna. Al Sud e nelle Isole, rispettivamente 1,77 e 1,87 figli per donna. La fecondità delle donne italiane è ancora relativamente più elevata: poc’anzi si faceva riferimento ad una media è di 1,31 figli per donna, con il massimo di 1,39 in Campania e 1,37 in Sicilia.
Secondo l’Istat, l’incremento della denatalità nel Mezzogiorno è dovuto alla posticipazione delle nascite. Tuttavia l’assenza di una presenza stabile di stranieri, la scarsa diffusione di nuovi modelli di famiglia e l’alto tasso di madri giovanissime, ha fatto sì che il Sud perdesse anche questa sua storica risorsa umana.

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