La nuova Ars risorge o ristagna - QdS

La nuova Ars risorge o ristagna

Carlo Alberto Tregua

La nuova Ars risorge o ristagna

mercoledì 12 Dicembre 2012

Buon rinnovamento dell’Assemblea

Mercoledì 5 dicembre sono andato all’Ars non tanto per assistere agli stucchevoli rituali, che fanno sembrare il nobile Palazzo dei Normanni un luogo ove si ripetono gesti e movimenti senza alcuna innovazione. Sono andato all’Ars per sentire che aria tirasse.
Avevo un peso: il QdS aveva calcolato, sulla base del bilancio regionale, che un deputato costasse a noi siciliani ben 380 mila euro all’anno, pari a 2.878 euro per giorno lavorato in Assemblea, e pensavo come sia gravoso sostenere una spesa di questo genere, in un mercato asfittico, che fa diminuire il Pil molto più che al Nord e fa aumentare la disoccupazione molto più che al Nord.
Lungo il percorso, mi sovveniva un altro peso e, cioè, la spesa che i siciliani sostengono per mantenere 246 dipendenti della stessa Ars, il cui costo medio per ciascuno è di 187 mila euro. Tutta l’Assemblea nel 2012 è costata 163 milioni contro i 66 del Consiglio regionale della Lombardia.
La situazione è insopportabile e i deputati, volenti o nolenti, devono abrogare la legge di equiparazione al Senato, la n.44/65.

Al nuovo presidente dell’Assemblea, Giovanni Ardizzone, che conosco da almeno un decennio, formuliamo i migliori auguri affinché possa trasformare in atti concreti il suo programma, enunciato al momento dell’insediamento.
È bene che sia stato eletto da una maggioranza eterogenea, perché il presidente dell’Ars deve essere il presidente di tutti, super partes e Ardizzone ha i requisiti. Deve fare attenzione a non farsi ingabbiare nelle beghe dei diversi partiti e, invece, condurre i lavori d’aula con mano ferma, senza cedere ai bassi compromessi.
Infatti, si può e si deve mediare, ma sempre a livelli molto alti. Chi determina l’elevatezza dei livelli? La risposta è semplice: l’interesse generale, ossia l’interesse dei siciliani che deve sempre prevalere sugli interessi corporativi, di parte, di categoria e su quelli dei parassiti e dei vampiri che succhiano il sangue dei siciliani.
Per aiutarlo, pubblichiamo, a pagina 24, un promemoria di cose da fare improntato sui valori: merito, responsabilità, crescita e solidarietà. I quattro valori che fanno parte del nostro simbolo: Risorgimento Sicilia.
 

L’Assemblea regionale ha il compito di formulare leggi e di svolgere attività ispettive nei confronti di presidente e Giunta regionale, per controllare se gli atti compiuti siano conformi allo spirito e alla lettera dello Statuto, della Costituzione, di cui esso fa parte, delle leggi dello Stato e della Regione.
Ardizzone sa bene il groviglio di leggi, decreti, circolari che rendono le procedure ingarbugliate (volutamente), che hanno fatto proliferare il disvalore del favore, sempre prevalso sul valore del merito.
Per far emergere il valore del merito dall’insieme delle norme regionali è indispensabile semplificare tutte le procedure, ricordando che fra due punti il percorso più breve è dato dalla retta.
Il secondo strumento per esaltare il merito è rendere trasparente ogni atto dell’Assemblea, di guisa che ciascuno dei 5 milioni di siciliani possa entrare nel sito istituzionale e trovare risposta a qualunque quesito.
Per esempio, occorre mettere sul web tutte le spese dell’Assemblea, fattura per fattura, tutti i cedolini di dipendenti e dirigenti, quelli dei deputati e la loro situazione patrimoniale, i vitalizi di tutti i deputati in pensione, i privilegi di cui ancora godono gli ex presidenti di Assemblea e tutti gli altri benefit di cui godono questori, segretari, presidenti di commissione e presidenti di gruppo.

Si è aperta così la sedicesima legislatura. Non sappiamo quanto durerà. Ma molti pronosticano che nel 2013 si andrà di nuovo a votare, per la semplice ragione che non ci sono più risorse e i poteri, esecutivo e legislativo, non sono in condizione di tagliare la spesa corrente, a cominciare dagli inutili dipendenti, precari e non, che sono fra i settanta e gli ottanta mila. Ma, continuando a pagare, la legge di stabilità 2013 non si potrà fare.
Crocetta ha già preavvisato che se non gli approvano i provvedimenti che la sua Giunta propone, si dimetterà per riandare al voto. Non sappiamo se l’abbia detto perché ne sia convinto oppure per minacciare coloro che dovrebbero sostenerlo.
La variopinta e variegata compagine assembleare svelerà presto le sue capacità (o incapacità), purché, dopo la copertura di riveriti sederi su 52 poltrone d’oro, si metta mano al bilancio del prossimo anno.

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