Imprenditoria giovanile in Sicilia, peggioramento del clima di fiducia - QdS

Imprenditoria giovanile in Sicilia, peggioramento del clima di fiducia

Patrizia Penna

Imprenditoria giovanile in Sicilia, peggioramento del clima di fiducia

venerdì 21 Dicembre 2012

Studi e Ricerche per il Mezzogiorno (SRM), trend negativo nel secondo quadrimestre: l’indice scende da 96 a 93,3. In risposta alla grave crisi economica occorre puntare sui fattori strategici della competitività

NAPOLI – SRM-Studi e Ricerche per il Mezzogiorno (Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo) ha presentato i risultati del secondo numero dell’Osservatorio Giovani Imprenditori relativo alle caratteristiche strutturali e alle dinamiche congiunturali dell’imprenditoria giovanile in Italia, ed in particolare nel Mezzogiorno.
L’immagine che emerge dai risultati è quella di giovani imprenditori del Sud che, seppur alle prese con una crisi che incide pesantemente sulla fiducia in una ripresa economica futura, non hanno mai perso di vista né sottovalutato l’importanza strategica dei due fattori cardine su cui si costruisce la la competitività delle imprese: investimenti e capitale umano.
“L’imprenditorialità giovanile rappresenta un valore importante per la competitività del territorio – dichiara Massimo Deandreis Direttore Generale di SRM – e con il nostro Osservatorio abbiamo evidenziato che, nonostante il perdurare della crisi economica e il conseguente clima di sfiducia, i Giovani Imprenditori reagiscono puntando sui fattori strategici della competitività, riconoscendo l’importanza del capitale umano e degli investimenti, più di coloro che nel settore operano già da diverso tempo. Ciò motiva ancor di più il nostro lavoro di monitoraggio, consapevoli che i giovani rivestono, nella nostra società, una delle opportunità fondamentali per la ripresa economica futura”.
Nel clima di sfiducia generale dei giovani imprenditori in merito alle principali variabili economiche, nel secondo quadrimestre del 2012, incide senz’altro il perdurante stato di crisi e di incertezza che colpisce l’intero sistema economico. L’indice di fiducia dei giovani imprenditori continua ad essere inferiore a 100 (soglia oltre la quale il clima di fiducia è positivo), diventando ancora più negativo: da 93,6 nel 1° Quadrimestre scende a 92,5 nel 2° Quadrimestre. Anche nel Mezzogiorno si rileva un peggioramento del clima di fiducia (da 96 a 93,3), ma si conserva un livello migliore del dato nazionale. Sull’inasprimento della fiducia di tali imprenditori incide in modo particolare il trend negativo degli ordini, il cui saldo medio ponderato (la differenza tra quanti dichiarano ordini in aumento e quanti dichiarano ordini in flessione) scende a -44,6 punti percentuali in Italia (era di -34,9 p.p. nel 1° quadrimestre) e -43 punti percentuali nel Mezzogiorno (era -23,2 p.p.). Con riferimento alle singole regioni meridionali, il range appare molto vario.
 
Decisamente pessimisti i giovani imprenditori della Basilicata, regione che si caratterizza per un clima economico più negativo (indice di fiducia pari a 84,1); esattamente all’opposto è la Calabria che ha invece l’indice di fiducia più elevato e positivo (100,6). Migliore rispetto al dato meridionale, anche se negativo, è il clima di fiducia dei Giovani Imprenditori in Molise (98), Sicilia (95,2) e Sardegna (94,2). Per la Campania, la Puglia, e l’Abruzzo, infine, si rileva un indice di fiducia negativo ed inferiore al dato medio meridionale (rispettivamente 92,4 e 91,3 e 90,8). Il peggioramento del clima di fiducia o comunque la sua negatività ha condizionato anche la percezione che gli imprenditori giovani hanno rispetto all’andamento “attuale” dell’economia. Prevalgono, infatti, in Italia, tra i giovani imprenditori, giudizi negativi sull’andamento attuale dell’economia (-70,4) in misura anche maggiore rispetto al 1° quadrimestre (-63,5) ed alle previsioni che erano state fatte per i successivi 4 mesi (-49,4). Tra le quattro macroregioni, il Mezzogiorno registra il saldo meno negativo -55,8, (era -44,1).
Migliorano, invece, i giudizi sull’andamento prospettico dell’economia per i prossimi 4 mesi, ma restano sempre negativi; in questo caso il saldo è di -56,8 per l’Italia e di -45,9 per il Mezzogiorno. Nonostante il clima di sfiducia, questa particolare tipologia di imprese, risponde alla crisi puntando sui fattori strategici della competitività, riconoscendo l’importanza della cura e della crescita del capitale umano e dell’impegno e l’attenzione per l’attività degli investimenti, più di coloro, come si evince dai giudizi espressi, che nel settore operano già da diverso tempo e magari, e per le esperienze e per il posizionamento di mercato raggiunto, avrebbero migliori capacità e possibilità di puntare su tali driver.
 
Per il fattore “occupazione”, la positività delle risultanze rilevate per l’Italia lascia sottendere l’elevata importanza ed attenzione che i giovani imprenditori prestano al capitale umano. Risultati positivi e, nel caso specifico, anche migliori rispetto alle altre aree geografiche, si riscontrano nel Mezzogiorno, anche se occorre precisare che tali imprenditori operano in un contesto meno solido e competitivo e meno stressato dalla concorrenza nazionale ed internazionale. In particolare prevalgono i giudizi positivi dei giovani imprenditori meridionali in ordine alla capacita’ di accedere a figure professionali (27,2), alla presenza di personale giovane nella propria azienda (36,8), alla capacità di stimolare il personale (18,2), agli investimenti nella formazione per il personale (13,2), al coinvolgimento del personale rispetto agli obiettivi aziendali (27,8). Si è indagato inoltre sull’opinione dei giovani imprenditori rispetto ad alcuni punti chiave della riforma del lavoro del governo Monti, quali gli effetti sulla flessibilità in entrata ed in uscita, ma anche sulla contrattazione di secondo livello, sugli incentivi all’occupazione e sulla detassazione sul lavoro. I giudizi dati dai giovani imprenditori sugli interventi messi a punto dal governo nazionale in materia di lavoro non sono positivi né in Italia ne tanto meno nel Mezzogiorno. In riferimento al fattore “investimenti”, dall’analisi risulta che i giovani imprenditori italiani dichiarano di essere più propensi degli altri imprenditori a realizzare investimenti (giudizio medio 8,5) ma ritengono di avere meno capacità di reperire finanziamenti pubblici e privati e di rivolgersi a strutture e personale qualificato.

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