Se zappare la terra significa riappropriarsi del lavoro - QdS

Se zappare la terra significa riappropriarsi del lavoro

Maria Francesca Fisichella

Se zappare la terra significa riappropriarsi del lavoro

sabato 05 Gennaio 2013

L’agricoltura spinge il mercato dell’occupazione in Sicilia: + 5,4% in 4 anni

PALERMO – Provare a lanciare uno sguardo oltre la crisi, e tracciare una prospettiva che vada oltre il negativo quadro attuale. Questo l’obiettivo del seminario, svoltosi a Palermo e promosso dalla Svimez in occasione delle “Giornate dell’economia del Mezzogiorno”, utile per fare il punto sulla situazione economica della Sicilia con l’ingresso del nuovo anno.
Già a settembre, in occasione della presentazione del Rapporto annuale Svimez 2012, le gravi condizioni economiche e sociali in cui versa il Mezzogiorno, a partire dalle sue regioni cruciali come la Sicilia, erano state ampiamente documentate.
In quell’occasione si era sottolineato  il processo di arretramento nella struttura economica e sociale del Mezzogiorno accentuata da una crisi troppo lunga che ancora non si è chiusa.
Il Seminario ha offerto elementi di stimolo ad una discussione sulle attuali condizioni e sulle sfide per il rilancio di un processo di sviluppo nazionale che faccia leva proprio sull’alto potenziale delle regioni meridionali e della stessa Sicilia, con le sue risorse sottoutilizzate a disposizione (risorse materiali e immateriali), a partire dal capitale umano dei giovani formati che troppo spesso scelgono di andare all’estero o peggio l’inattività.
 
Leitmotiv del seminario è stata la considerazione, secondo la quale una concreta riflessione sulle condizioni del Mezzogiorno parte dalla strutturale carenza di occasioni di lavoro, specialmente a medio-alta qualifica, in particolare per giovani e donne.
In Sicilia l’occupazione ha risentito fortemente dell’impatto di una così lunga crisi, tuttora in atto, dando luogo alle seguenti cifre: su 266 mila posti di lavoro persi nelle aree meridionali nel quadriennio 2008-2011 – pari al 61% degli addetti perduti in tutt’Italia – 47 mila sono in Sicilia, oltre il 10% del totale nazionale. Si tratta di una flessione forte, ma relativamente minore a quella di altre regioni meridionali, che tuttavia si scarica soprattutto sulle fasce d’età giovanili, under 35 anni.
Il dato rivela tutta la sua drammaticità sul piano strutturale, perché si abbatte su livelli occupazionali già bassi prima della crisi. Le evidenze maggiori ci vengono se prendiamo in considerazione il tasso d’occupazione della fascia d’età più duramente colpita dalla crisi, quella tra i 15 e i 34 anni.
Per i giovani siciliani il tasso di occupazione è sceso dal 32,7% del 2008 (era il 35,9% nella media del Mezzogiorno) ad appena il 29,7% del 2011 (contro una media meridionale del 31,4% e del 53,2% del resto del Paese). Si tratta di un livello occupazionale giovanile tra i più bassi non solo del Mezzogiorno ma di tutta Europa.
Questo dato assume particolare gravità se si guarda alla componente femminile: in Sicilia è occupata appena una giovane donna su cinque (il 20,4% delle donne under 35, contro il 23,3% del Sud e il 47,1% del Centro-Nord).
Guardando all’intero mercato del lavoro, lascia ben sperare il settore dell’agricoltura siciliana, che rispetto al resto del Sud e del Paese, ha reagito bene alla crisi: nel quadriennio 2008-2011 preso in considerazione, l’occupazione agricola è cresciuta addirittura del 5,4% (contro il -0,9,% del Mezzogiorno e il -3% del Centro-Nord).
In Sicilia come altrove, invece, l’occupazione crolla nel settore delle costruzioni.
 

 
L’industria estrattiva fa segnare un positivo +11,4%
 
Il Mezzogiorno ha subìto più del Centro-Nord le conseguenze della crisi.
In Sicilia, in base alle stime della Svimez verificabili  nell’ultimo Rapporto annuale, la caduta del prodotto è risultata pari alla metà del resto del Sud (-3,2% contro -6,1%).
Nella Regione, infatti, la flessione del prodotto aggregato, minore che nel resto del Mezzogiorno, è dovuta solo alla performance complessiva del settore dell’industria in senso stretto, che ha segnato una caduta forte ma meno accentuata rispetto al resto del Sud e al Centro-Nord: -7,7% nell’Isola nelperiodo 2008 -2011 contro il -13% nel Sud e il -10,4% nel Centro-Nord. L’occupazione nell’industria in senso stretto ha segnato al Sud tra il 2008 e il 2011 una contrazione di oltre 100.000 unità, di cui 13.300 nella sola Sicilia. Il risultato aggregato del PIL è dunque essenzialmente dovuto a una minore gravità della caduta dell’industria siciliana, resa a sua volta possibile da una crescita dell’industria estrattiva (+11,4% contro -15,3% del Centro-Nord) che ha parzialmente compensato la pesante flessione del comparto manifatturiero (-15% contro -13,5% del Centro-Nord), nel quale solo il tessile abbigliamento e il settore del legno e della gomma hanno tenuto, a fronte di un vero e proprio crollo in produzioni strategiche, come la chimica e la meccanica.

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