Le indagini economiche sulla Sicilia ridotte a veri bollettini di guerra - QdS

Le indagini economiche sulla Sicilia ridotte a veri bollettini di guerra

Patrizia Penna

Le indagini economiche sulla Sicilia ridotte a veri bollettini di guerra

giovedì 24 Gennaio 2013

Confcommercio regionale: nel 2012 consumi crollati del -3,8% e il Pil è diminuto del -1,4%. La ripresa nella nostra Isola dovrà attendere: nel 2013 ancora “segno meno”

PALERMO – In Sicilia nel 2012 crollano i consumi (-3,8%), diminuisce il Pil (-1,4%) e le imprese chiudono. è quanto emerge da uno studio di Confcommercio Sicilia, che chiede misure al governo Crocetta per arginare la crisi e restituire slancio all’economia siciliana. Per l’associazione degli esercenti commerciali occorre puntare su investimenti, spesa dei fondi comunitari e una programmazione quinquennale.
 
“Questa è una crisi senza precedenti – ha detto il presidente di Confcommercio Sicilia, Pietro Agen, in conferenza stampa a Palermo – che investe famiglie e imprese. Bisogna necessariamente rimetter in moto crescita e sviluppo, siamo in piena recessione”. Per Agen occorre puntare su infrastrutture, turismo e logistica, industria agroalimentare, ricerca e innovazione; pensare a una nuova legge regionale sul commercio, che razionalizzi l’accesso della grande distribuzione sul territorio, insieme a una revisione dei Confidi.
Al segno negativo, quando si parla di Mezzogiorno e soprattutto della Sicilia, siamo ormai fin troppo abituati.
Le indagini, i dossier, gli studi e le ricerche condotte sul tessuto produttivo della nostra regione costituiscono ormai un coro unanime, un bollettino di guerra da cui scaturisce la consapevolezza che il tempo delle analisi e delle parole è terminato. Servono i fatti e servono subito.
Lo chiedono a gran voce le associazioni di imprese, i lavoratori, i cittadini.
“I governi, da quello centrale alle amministrazioni locali, hanno l’obbligo di affrontare i nodi di un’eccessiva burocrazia, di un sistema fiscale che va semplificato – ha proseguito – di un accesso al credito difficile e di un sistema infrastrutturale che in Sicilia assume connotazioni da terzo mondo”. “Le nostre imprese – ha sottolineato – sono allo stremo delle forze, non possiamo più accettare che l’Irap in Sicilia sia la più costosa d’Italia, di avere la burocrazia più numerosa, costosa e inefficiente del Paese, né pagare i più alti costi di raccolta rifiuti e di averne le strade vergognosamente invase”. In occasione della giornata di mobilitazione nazionale, promossa da Confcommercio per il 28 gennaio, a Palermo, nella sala Terrasi della Camera di Commercio saranno divulgati i dati sullo stato dell’economica di Palermo e della provincia.
Il grido d’allarme (l’ennesimo), lanciato da Confcommercio, fa il paio con le previsioni dell’economia siciliana contenute nel Dpef 2013-2017 e anticipate nella giornata di ieri, senza grandi sorprese, dall’assessore all’Economia, Luca Bianchi.
La ripresa in Sicilia dovrà attendere: il prodotto interno lordo nel 2013 vedrà ancora il segno “meno”, con una recessione stimata intorno a -0,5%. L’economia riprenderà a crescere nel 2014, con un consolidamento del Pil nel 2015. Queste, almeno, le aspettative della Regione contenute nel Dpef 2013-2017 che porta la firma dell’assessore all’Economia, Luca Bianchi, e che è in discussione all’Ars. Il calo previsto nel 2013 comunque è inferiore rispetto agli anni precedenti: -1,3% nel 2011 e -2,7% nel 2012. Nel 2014, invece, il Dpef indica un aumento del Pil dello 0,9% mentre nel 2015 salirà dell’1,2%.
In base al patto di stabilità, si riducono i margini di spesa della Regione sia in termini di pagamenti sia di impegni, alla luce di ulteriore contributo di 500 milioni di euro per gli anni 2013-2015 per le autonomie speciali previsto dalla legge di stabilità 2013. Per quest’anno, il Dpef, indica 5,74 miliardi di impegni e 4,62 miliardi di pagamenti, rispetto ai 6,35 mld e 5,23 mld del 2012 (1,41 mld in meno del 2011 sia in termini di impegni sia di pagamenti). Cifre ancora più ridotte per il 2014: 5,59 mld di impegni e 4,47 mld di pagamenti. La spesa tornerà a crescere nel 2015, ai livelli previsti per quest’anno: 5,74 mld di impegni e 4,62 mld di pagamenti. Per quanto riguarda la spesa dei fondi del Po-Fesr, il governo prevede di spendere 7,1 miliardi da qui al 2015: 2,4 mld già quest’anno, di cui 2,16 mld di spesa per investimenti.

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