Crescono le esposizioni bancarie. 13.000 euro di debiti per famiglia - QdS

Crescono le esposizioni bancarie. 13.000 euro di debiti per famiglia

Michele Giuliano

Crescono le esposizioni bancarie. 13.000 euro di debiti per famiglia

giovedì 31 Gennaio 2013

In tutte e nove le province siciliane si registra un aumento del debito con gli istituti di credito. Situazione critica in provincia di Sr con un indebitamento medio di oltre 17.000 euro

PALERMO – La Sicilia delle formiche si scopre anche un po’ cicala. Difficile dire se per negligenza o per ragioni di crisi congiunturale, sta di fatto che i siciliani hanno sempre più difficoltà a risparmiare e per loro cresce anche l’indebitamento. Certo, l’impatto è inferiore rispetto alla media nazionale ma anche da queste parti si soffre. Lo dice la Cgia di Mestre che ha messo in evidenza come dall’anno in cui l’euro ha fatto il suo ingresso nella vita quotidiana dei consumatori (il 2002, ndr) ad oggi l’indebitamento netto è cresciuto esponenzialmente. Questo significa, in termini assoluti, che ogni famiglia siciliana è oggi mediamente esposta con il sistema bancario per oltre 13 mila euro a fronte di una media nazionale che sfiora i 20 mila. La moneta unica ha dunque fatto letteralmente impennare i debiti.
“L’introduzione della moneta unica – commenta il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi, a proposito dell’andamento dell’esposizione bancaria delle famiglie negli ultimi dieci anni – ha sicuramente contribuito a far impennare i debiti, non tanto per aver spinto all’insù il costo della vita ma per aver contribuito a far scendere i tassi di interesse praticati dalle banche nella prima parte del decennio scorso a livelli mai toccati nella storia recente del nostro Paese. Infatti, se tra il 1991 e il 2001 i tassi medi applicati dagli istituti di credito al settore privato si attestavano all’11,2 per cento, tra il 2002 e il 2012 sono scesi al 5,5 per cento. Questa opportunità ha spinto moltissime famiglie a indebitarsi attraverso l’accensione di un mutuo per l’acquisto della prima o della seconda casa, almeno fino all’inizio della crisi”.
Se nel 2002 gli impieghi bancari per ciascuna famiglia italiana ammontavano mediamente a 8.312 euro, 10 anni dopo l’esposizione bancaria ha raggiunto la soglia dei 13 mila euro per la Sicilia nello specifico. In questo decennio la variazione percentuale ha visto un rialzo del 139,6 per cento. Nel frattempo, tra il 2002 e il 2012 l’inflazione è aumentata del 25,4 per cento.
 
A livello territoriale, in Sicilia la situazione peggiore la si registra in provincia di Siracusa dove l’indebitamento medio delle famiglie è salito a oltre 17 mila euro, con un aumento rispetto all’anno prima di mille e 200 euro. Ma oltre a Catania sono altre quattro le province in Sicilia dove si arriva ad un aumento dell’indebitamento per ogni famiglie a tre cifre: si tratta di Catania, Palermo, Ragusa e Messina.
 
Soltanto Enna cala drasticamente la media con un aumento dell’indebitamento di “soli” 400 euro, altro segnale evidente che essendo questo il territorio economicamente più “depresso” anche l’indebitamento di conseguenza ha un suo minor impatto. Sta di fatto comunque che in tutte le province siciliane si segna un “+” sulla tabella dell’indebitamento mettendo a confronto il 2011 con il 2012 appena trascorso. Una condizione che offre una sola chiave di lettura: le famiglie non sono più in grado di risparmiare, vuoi per la pressione fiscale, e i giovani per comprarsi casa devono necessariamente accendere un mutuo.
 

 
Più debiti, meno consumi meno acquisti
 
Secondo la Cgia di Mestre il polso della condizione economica di un territorio lo si misura proprio analizzando le esposizioni debitorie. Quindi, considerato il rosso cronico delle famiglie siciliane che va ingrossandosi sempre di più, è facile intuire che davvero la situazione è difficile dal punto di vista anche dei consumi. Perché è chiaro che quando esistono esposizioni debitorie pesanti emerge inevitabilmente il problema del calo dei consumi che si sta vivendo oggi. Tutto è una catena: più debiti meno consumi e di conseguenza meno acquisti che mettono a sua volta in crisi le imprese e il commercio. “Al di là dei risultati emersi da questa analisi – commenta Bortolussi – la dimensione e l’andamento del debito privato sono molto importanti in economia. Per molti studiosi le oscillazioni dello spread risentono maggiormente della quantità e del trend del debito privato e di quello estero che non dall’andamento del debito pubblico”. L’analisi della Cgia di Mestre è assolutamente realistica. Dal giorno dopo dell’avvento dell’euro il costo dei beni essenziali, e a seguito tutto il resto, è raddoppiato: le mille lire sono diventate 1 euro (+100 per cento). Dal 2002 si è succeduto un tasso di inflazione annuo medio del 3 per cento.

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