La normalità messa a dura prova da violenza e criminalità - QdS

La normalità messa a dura prova da violenza e criminalità

Andrea Carlino

La normalità messa a dura prova da violenza e criminalità

mercoledì 13 Febbraio 2013

Nel 2011 in Italia consumati 550 omicidi volontari. Furti in crescita del 10,2% (dati Istat). In Sicilia fenomeni in leggero calo ma al di sopra della media nazionale

PALERMO – Dopo il minimo storico del 2010, nel 2011 si registra una lieve ripresa degli omicidi volontari, sia consumati sia tentati. Nel 2011 in Italia gli omicidi volontari consumati sono 550, in moderato aumento rispetto ai 526 del 2010, dato che ha rappresentato un minimo storico per tale delitto. Alla diminuzione repentina avvenuta tra il 1991 – anno di picco – e il 1993 (da 3,38 a 1,87 omicidi per 100 mila abitanti), ha fatto seguito un calo progressivo fino allo 0,87 registrato nel 2010.
In Sicilia, il numero è in leggera diminuzione rispetto al 2010 (1,17 ogni 100 mila abitanti), ma al di sopra della media nazionale (0,98). Continua la diminuzione della componente degli omicidi ascrivibile alle organizzazioni criminali di tipo mafioso, sia in valore assoluto (dai 69 dell’anno 2010 ai 53 del 2011), sia come quota del totale degli omicidi volontari consumati (si passa dal 37,5 per cento del 1991 al 9,6 per cento del 2011). I tentati omicidi nel 2011 sono 1.401, quindi ogni 100 omicidi volontari consumati ve ne sono circa 255 tentati. Anche in questo caso si è avuta una ripresa rispetto all’anno precedente (dai 1.309 del 2010 a 1.401 del 2011), ma rimane ben delineato il trend discendente di lungo periodo (dai 3,87 per 100 mila abitanti del 1991 ai 2,31 del 2011).
Nel confronto europeo, riferito al 2009, il nostro Paese, con 1,0 omicidi volontari per 100 mila abitanti, si colloca al di sotto della media dell’Ue27 (1,2 omicidi). Le rapine denunciate alle autorità sono oltre 40 mila, pari a 66,8 ogni 100 mila abitanti, in forte aumento rispetto all’anno precedente. La crescita delle rapine (consumate o tentate) ha interessato tutte le ripartizioni: in misura meno rilevante il Nord-est (34,2 per 100 mila residenti), mentre la ripartizione più colpita è il Mezzogiorno (86,7 rapine per 100 mila abitanti). In Sicilia, i numeri sono al di sopra della media nazionale (75,7 contro 66,8), battuta, in questa speciale classifica, da Campania e Lazio (171,5 e 82).
Le rapine crescono dal 1985 al 1991 passando da 42,2 a 69,1 per 100 mila abitanti, valore, quest’ultimo, di poco superiore a quello attuale. Le rapine denunciate dalle Forze di polizia all’autorità giudiziaria nel 2011 sono infatti 40.549 (+20,1 per cento rispetto all’anno precedente), corrispondenti a 66,8 per 100 mila abitanti. Nel ventennio intercorso il fenomeno ha avuto un andamento altalenante, con livelli compresi tra il 50,3 del 1995 e l’86,2 del 2007. Le rapine in banca crescono quasi senza interruzione tra il 1985 e il 1998 (da 1,5 a 5,7 rapine per 100 mila abitanti), cui ha fatto seguito una tendenza alla diminuzione – particolarmente intensa nel triennio 2008-2010 – fino all’attuale valore pari a 2,2 per 100 mila abitanti.
I furti denunciati nel corso del 2011 sono più di un milione e 460 mila, in crescita del 10,2 per cento rispetto all’anno precedente. Si interrompe così il trend di decrescita dell’ultimo periodo. Per il complesso dei furti il Mezzogiorno è caratterizzato da valori costantemente più bassi rispetto alla media nazionale.
Nell’anno 2010 i condannati per delitto sono 229.813, pari a 380,0 condannati per 100 mila abitanti, in diminuzione dell’11,3 per cento rispetto all’anno precedente. Dal 2002 il fenomeno ha un andamento irregolare ma senza variazioni di rilievo. I condannati per sola contravvenzione sono, sempre nell’anno 2010, 105.004, pari a 173,6 condannati per 100 mila residenti. Diminuiscono del 7,7 per cento rispetto al 2009 e del 12,7 per cento rispetto al 2008. L’andamento dal 2002 al 2008 è crescente ma il 2009 registra un’inversione di tendenza che si conferma nel 2010.
Il numero di detenuti presenti negli Istituti di prevenzione e di pena per adulti è risultato pari, alla fine del 2011, a 66.897 unità, in leggero decremento rispetto all’anno precedente (-1,6 per cento). In rapporto alla popolazione, si hanno circa 110 detenuti ogni 100 mila abitanti. Le strutture carcerarie risultano inadeguate a ospitare un tale contingente di reclusi, come confermato dall’indice di affollamento delle carceri, che assume il valore, a livello nazionale, di 146,4 detenuti per 100 posti letto previsti.
 
L’indice di affollamento è in leggera diminuzione (era 151,0 nel 2010), principalmente per effetto di modifiche di legge che ora permettono di applicare la detenzione presso il domicilio del condannato per l’ultimo periodo di pena, con alcune eccezioni: delitti gravi, pericolo di fuga, non idoneità del domicilio, eccetera. Per effetto della legge 199/2010, dal momento della sua applicazione alla fine del 2011, sono usciti dal carcere 4.303 detenuti, mentre nei primi sette mesi del 2012 ne hanno potuto usufruire 2.963 reclusi. I detenuti presenti nelle carceri – alla fine del 2011 – erano nella quasi totalità maschi (95,8 per cento) e per oltre un terzo stranieri (36,1 per cento).
In Sicilia, i numeri sono in calo rispetto al 2010: 149 detenuti ogni 100 mila abitanti, al di sopra della media nazionale (110).

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