Consumi alimentari, si modificano le abitudini: più km zero e discount - QdS

Consumi alimentari, si modificano le abitudini: più km zero e discount

Michele Giuliano

Consumi alimentari, si modificano le abitudini: più km zero e discount

mercoledì 20 Febbraio 2013

Il consumatore tipo, da sempre attento ai prezzi, adesso guarda anche alle etichette dei prodotti. Boom anche nel settore dell’equo-solidale: acquisti impennati del 32 per cento

PALERMO – Cambiano le abitudini di acquisto dei consumatori in tema di alimentazione: più prodotti a chilometro zero, cresciuti del 17 per cento dal 2001 a oggi, come pure più prodotti equo-solidali, in crescita del 32 per cento. Si cerca il risparmio, tanto è vero che rispetto al 2001 la percentuale di famiglie che fa la spesa al discount è aumentata del 40 per cento, ma allo stesso tempo si guarda alla qualità e si compra Made in Italy, Dop e Igp.
Potrebbero sembrare strategie in parte contrastanti, considerato il risparmio privilegiato nei canali del discount, ma sembrano proprio questi i principali cambiamenti nelle abitudini d’acquisto delle famiglie italiane, che secondo l’Adoc cercano di unire risparmio, tradizione e qualità.
Accade così che l’acquisto di prodotti a chilometro zero sia aumentato del 17 per cento rispetto a oltre dieci anni fa, spiega l’associazione, mentre di pari passo sono aumentati anche gli acquisti di prodotti equo-solidali  e Made in Italy (+32 per cento), ossia tutti i prodotti Dop e Igp. Il km zero raccoglie il 9 per cento della spesa annuale delle famiglie, l’equo-solidale il 4,5 per cento, il Made in Italy svetta al 26,9 per cento della spesa annua. Non a caso proprio in Sicilia si sta notevolmente allargando il metodo dell’acquisto direttamente ai mercati rionali, con grande successo dei mercati contadini. Proprio in base a questo cambiamento dei consumatori dell’Isola è nato nei mesi scorsi il marchio “Sicilia Km Zero”, istituito dall’assessorato Risorse agricole e alimentari. Si tratta di una certificazione dedicata ai prodotti siciliani Dop, Igp, Stg, biologici, tradizionali, o che provengono da agricoltura integrata e da processi produttivi di qualità nazionale o regionale.
“Un fenomeno rilevante, cresciuto enormemente nel corso degli anni sono i Gruppi d’Acquisto Solidale – rileva il presidente Adoc Lamberto Santini -. Negli ultimi anni sono aumentate del 20 per cento le famiglie che, almeno una volta, hanno partecipato a tali gruppi d’acquisto, destinando in media il 5,6 per cento della spesa alimentare. Segni di un’Italia che cambia, di consumatori e famiglie che investono maggiormente sulla qualità dei prodotti, che cercano nuove e più vantaggiose forme di risparmio e che non guardano più solo al prezzo ma anche alla storia dietro il prodotto, privilegiando aspetti quali la sostenibilità del prodotto o dell’azienda produttrice”.
Allo stesso tempo, rispetto al 2001 sono aumentate del 40 per cento le famiglie che fanno la spesa al discount e negli ultimi due anni si assiste alla ripresa dei mercati agroalimentari, che crescono del 12 per cento. Proprio nel contesto dei prodotti di qualità non è una semplice casualità che in Italia siano aumentati i prodotti Dop e ci sono nuovi riconoscimenti per gli Igp. Proprio il territorio italiano è infatti il primo paese europeo per numero di riconoscimenti conseguiti: 239 i prodotti Dop, Igp e Stg riconosciuti al 31 dicembre 2011 (20 in più rispetto al 2010). Di questi, 233 risultano attivi.
 

 
Ortofrutta e cereali con più prodotti Dop e Igp
 
I settori con il maggior numero di riconoscimenti Dop e Igp sono gli ortofrutticoli e cereali (94 prodotti), i formaggi (43), gli oli extravergine di oliva (42) e le preparazioni di carni (36). Le carni fresche e gli altri settori comprendono, rispettivamente, tre e 21 specialità. Sono i dati resi noti dall’Istat e relativi ai prodotti agroalimentari di qualità, elemento essenziale della produzione nazionale. Come riconosce l’Istat nello studio, infatti, “i prodotti Dop, Igp e Stg si confermano componente significativa della produzione agroalimentare italiana e fattore di competitività delle realtà agricole locali. Pur mantenendo talune caratteristiche tipiche dei prodotti di nicchia, il settore dei prodotti di qualità va assumendo nel tempo dimensioni sempre più importanti”. Nel 2011 gli operatori certificati sono 84.148, in calo dello 0,5 per cento rispetto al 2010. Di questi, il 91,9 per cento svolge esclusivamente attività di produzione, il 5,9 per cento solo trasformazione e il restante 2,2 per cento entrambe le attività. I produttori (-0,4 per cento rispetto al 2010) sono più numerosi nei settori dei formaggi (31.116), degli oli extravergine di oliva (20.278) e degli ortofrutticoli e cereali (16.621).

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