La cura dimagrante di Mamma Regione - QdS

La cura dimagrante di Mamma Regione

Rosario Battiato

La cura dimagrante di Mamma Regione

giovedì 07 Marzo 2013

Proteste dal tessuto produttivo: "si distrugge l'unico strumento per dare ossigeno alle Pmi". Il governatore vuole racchiudere le società partecipate (13 in liquidazione) in cinque maxi strutture

PALERMO – I magnifici cinque più due. L’operazione tsunami varata da Rosario Crocetta nei giorni scorsi ha cominciato la cura dimagrante per Mamma Regione. Un disegno di legge approvato dalla giunta ha infatti riorganizzato alcune caselle della macchina amministrativa regionale. Già a dicembre il governatore aveva lanciato la proposte di abolire 13 partecipate in liquidazione, ma adesso la cura è persino più consistente. Le partecipate saranno assorbite in 5 maxistrutture e a farne le spese saranno, tra le altre, Ircac, Crias e Istituti autonomi case popolari (Iacp).
 
Tuttavia c’è ancora molto lavoro da fare perché la Regione, tra Enti regionali, società a totale partecipazione regionale, società con partecipazione di maggioranza e società con partecipazione di minoranza, supera le cinquanta unità senza calcolare le fondazioni. Alle sopravvissute si aggiungeranno due nuovi enti: uno per sanità e servizi ausiliari (Sas, Sicilia Emergenza, ex Cinesicilia, Spi, Mercato Agroalimentare e Lavoro Sicilia) e un altro per ricerca e innovazione (Sicilia e-servizi, Sicilia e-ricerca e Parco scientifico-tecnologico).
Crias e Ircac non moriranno, perché i due enti, che erogano credito agevolato alle cooperative e agli artigiani, faranno confluire le competenze a Irfis-FinSicilia, la società finanziaria controllata dalla Regione.
Storie diverse per queste partecipate che se ne vanno. Dai bilanci degli anni Duemila risulta che i soli dipendenti della Crias sono costati circa 6 milioni e 600 mila euro, mentre le varie sedi provinciali, per costi vivi di gestione, sono arrivate a costare 3 milioni di euro. La Cassa ha comunque chiuso gli ultimi bilanci in pareggio, se non in utile. Tuttavia, proprio nei giorni scorsi il Movimento 5 Stelle aveva attaccato la gestione dell’ente perché da tre anni ha adottato delle delibere che hanno promosso 44 dipendenti sul totale di 87. Anche senza società le promozioni saranno confermate pur in assenza dell’intervento dell’amministrazione regionale.
 
Lo scioglimento dell’ente non farà di certo risparmiare 10 milioni di euro all’anno, ma sarà comunque un utile risparmio. Mediamente un ente commissariato, come sono le due casse l’Ircac e il Crias (casse per il credito agevolato alle cooperative e agli artigiani), costa di soli organismi direttivi circa 50mila euro all’anno.
Altra storia riguarda l’Ircac che, proprio in quest’anno, ha compiuto il mezzo secolo di vita con un bilancio sano da metà degli anni Duemila. “Abbiamo un bilancio di circa 100 milioni di euro. – ha spiegato Antonio Carullo, commissario Ircac, in un recente forum al Qds – Dal 2004 siamo sempre in attivo: da uno a tre milioni di euro. Chiaramente la maggior parte del nostro bilancio è rivolto al pagamento del personale”.
Di tutt’altro tenore il parere degli addetti ai lavori. “Questa operazione rischia di distruggere, infatti, l’unico strumento che in Sicilia in questi anni ha dato ossigeno alle Pmi – ha spiegato Filippo Ribisi, presidente di Confartigianato Sicilia – facilitandone l’accesso al credito: la Crias. Già nell’aprile del 2011 Confartigianato Sicilia, insieme alle altre associazioni di rappresentanza dell’imprenditoria regionale, si era duramente espressa contro un analogo provvedimento intrapreso dal precedente governo, riuscendo ad ottenere la sospensione dell’articolo 27 della legge di stabilità Finanziaria”.
 
Secondo Ribisi è “una pratica controproducente quella di decidere su provvedimenti di questa portata senza un preliminare dialogo con le parti sociali. Chiediamo, quindi, al governo di supplire a questa mancanza avviando subito un confronto con le parti sociali”.

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