8 marzo, la libertà di essere donna. Lavora solo il 35% delle siciliane - QdS

8 marzo, la libertà di essere donna. Lavora solo il 35% delle siciliane

Margherita Montalto

8 marzo, la libertà di essere donna. Lavora solo il 35% delle siciliane

venerdì 08 Marzo 2013

Eurispes 2013: il 52,9% del potere della dirigenza femminile si riscontra nei nati nelle zone settentrionali. Nell’Isola persistono le discriminazioni, gli imprenditori preferiscono assumere uomini

CATANIA- 8 marzo Festa della Donna. Non vuole e non può essere considerata solo una ricorrenza, perché il rispetto e la considerazione che deve essere riservata alla donna come “persona” non ha calendario. La differenza di genere, che sempre ha sottolineato da secoli l’ “essere donna”, non può essere elemento discriminatorio ma nonostante il progresso, rimane ferma e antiquata la mentalità nei confronti delle donne. Donne: madri, casalinghe, professioniste, lavoratrici danno un notevole contributo alla società e alla famiglia. Non dimentichiamo che le donne hanno ruoli d’elite.
 
Dal Rapporto Eurispes 2013, attraverso la collaborazione con la Who’s Who in Italy, che ha fornito all’Eurispes i curricula di 5.560 individui “che contano” “all’interno della società italiana”, è emerso che gli uomini costituiscano ben l’85% della classe dirigente, a fronte di un contenuto 15% di donne “potenti” appartenenti alla classe di età che va dai 51 ai 65 anni (37,6%). Segue la fascia d’età che raggruppa le 36enni fino alle 50enni (29,1%). Il 25,8% delle donne da poter annoverare nel gotha dei potenti e celebri è costituito da ultra65enni. Le giovani fino a 35 anni costituiscono solo uno sparuto 7,5%.
 
Potere femminile concentrato nelle mani, per oltre il 60% delle over 50. Le donne in carriera di lusso sino ai 35 anni hanno dichiarato di non aver figli, mentre hanno dichiarato di avere un figlio nel 5,3% dei casi. Il potere della dirigenza la femminile ha una provenienza geografica con prevalenza nati nel Nord, che costituiscono più della metà dell’intero campione (52,9%), con una marcata prevalenza nel Nord-Ovest (32,8%). Seguono i personaggi originari del Centro (29,3%) e quelli del Mezzogiorno, comprese le Isole (17,8%). Un connotato caratteristico della classe dirigente femminile è il grado di istruzione, che appare particolarmente alto rispetto alla media della popolazione: 3 su 4 hanno infatti conseguito la laurea (75,7%), mentre il restante 24,3% è costituito da diplomate”.
 
Secondo il Rapporto “i problemi legati all’affermazione professionale delle donne nelle posizioni di vertice e di maggiore responsabilità appaiono orizzontalmente presenti in tutti i settori del lavoro e della società”. Se le donne in carriera prevalgono al Nord, la situazione delle donne e delle lavoratrici in Sicilia non si rileva positiva. Le donne siciliane che lavorano o cercano occupazione, sono ferme al 35%. Solo due siciliane su tre sono fuori dal mercato del lavoro, ed esercitano lavori casalinghi di cura. La Sicilia si è rivelata fra le regioni con il tasso più basso d’attività femminile. In più si aggiunge la mano nera del lavoro in nero che strangola, nessuna garanzia e protezione in caso di incidenti, maternità e contributi pensionistici.
 
C’è da dire che la differenza di genere in Sicilia si fa sentire, nonostante i sondaggi rilevati da interveste ad imprenditori che pur ammettendo di non fare discriminazione preferiscono assumere un uomo piuttosto che una donna in quanto più soggetta a richiedere congedi a causa della maternità. La realtà della donna madre-lavoratrice si aggrava soprattutto e anche per via degli orari di lavoro che non coincidono con gli orari degli asili. Secondo i dati Istat “nel Mezzogiorno la responsabilità di cura dei figli ha un effetto maggiore sull’occupazione femminile rispetto al Centro-Nord: è occupato il 34,6% delle madri che vivono al Sud o nelle Isole, contro un valore quasi doppio (68,8%) rilevato per quelle che risiedono nel Settentrione”.
 
Le donne “di polso” non solo manifestano la loro determinazione sul lavoro ma anche nelle decisioni della vita personale. Sono più frequentemente le donne a prendere la decisione di separarsi rispetto agli uomini. Ciò è anche dovuto al fatto che la donna oggi ha maggiore autonomia economica.

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