Taormina, la perla del turismo, arranca. In inverno diventa una città fantasma - QdS

Taormina, la perla del turismo, arranca. In inverno diventa una città fantasma

Massimo Mobilia

Taormina, la perla del turismo, arranca. In inverno diventa una città fantasma

martedì 12 Marzo 2013

Leggera crescita dei visitatori nel 2012 (+2,7%), ma le presenze “mordi e fuggi” fanno crollare i fatturati

TAORMINA (ME) – Fatturati in calo, alberghi in vendita, tasse in aumento, lavoratori in disoccupazione, musei chiusi, eventi culturali inesistenti. Benvenuti a Taormina, la “capitale del turismo siciliano”. O meglio, quella che una volta era la punta di diamante dell’accoglienza isolana e che oggi invece, di fronte alla difficile congiuntura economica, si trova ad affrontare enormi difficoltà nel cuore pulsante della propria economia, riflesso di una Sicilia intera che ha perso appeal nei confronti dei viaggiatori.
“Non è un problema di presenze, ma di fatturato”, ha confermato l’assessore al Turismo di Taormina, Italo Mennella. Ed è vero, o parzialmente giusto, perché dando uno sguardo ai numeri forniti dall’Osservatorio turistico regionale sui pernottamenti vediamo che il 2012 ha chiuso con un +2,7% rispetto al 2011 con un totale di 926.260 presenze nelle strutture ricettive.
 
Se l’aumento è dovuto al maggiore afflusso di stranieri (+6,5%), è sul mercato italiano però che la crisi ha prodotto effetti disastrosi, con solo 176.440 presenze e un calo del 10,6%. Trend confermati in tutti i periodi dell’anno, soprattutto nei quattro mesi di alta stagione, da giugno a settembre, dove si è avuto in aumento totale del 2,4%, ma con il 15,5% in meno di italiani.
 
È chiaro che su questi numeri ha fortemente pesato la recessione economica che ha colpito l’Italia a differenza di altri Paesi in salute da cui sono arrivati i viaggiatori, come la Germania – i tedeschi sono da sempre i più affezionati frequentatori della Perla – la Russia, la Norvegia, paesi emergenti come il Brasile e la Cina, o colossi mondiali come Australia e Stati Uniti. Ma se gli albergatori taorminesi hanno potuto superare il budget di presenze (24.981 stranieri in più rispetto al 2011) lo si deve soprattutto al calo dei prezzi, tant’è vero che sul fronte dei fatturati il calo è stato pesante, come ci conferma l’Associazione Albergatori.
 
Le cause maggiori sono da ricercare prima di tutto nella “brevità” della stagione turistica, ormai ridotta ai mesi estivi, per mancanza di “attrattività” negli altri mesi dell’anno, e lo confermano gli ultimi mesi di dicembre e gennaio: nel primo, malgrado il Natale, si è avuto un calo totale del 7%, nel secondo dell’1,6%.
Ogni anno ormai quasi tutti gli alberghi chiudono a novembre per poi riaprire a marzo, alcuni non prima di Pasqua. E in una città a tratti spettrale, con i turisti sul Corso che in alcuni momenti della giornata si possono contare sul palmo di una mano, i primi a soffrire sono i lavoratori del settore, costretti ad accettare contratti a tempo per sei o sette mesi di lavoro e poi aggrapparsi ai sussidi di disoccupazione.
Eppure si trova a Taormina il monumento più visitato della Sicilia, il Teatro Antico – 613.218 visitatori nel 2011 per oltre 3,2 milioni di euro d’incassi – ma è un risultato determinato dai “passanti”, come i crocieristi, che non lasciano molto all’economia del paese. Anche perché in città non c’è altro da visitare: il Castel Tauro resta chiuso in pasto alle erbacce e ai rimpalli di responsabilità tra Comune e Sovrintendenza, stesso discorso per la Badia Vecchia dove solo in questi giorni sono iniziati lavori di ristrutturazione per un’ipotizzata apertura di un museo archeologico, mentre Palazzo Corvaja si limita ad ospitare i pupi siciliani e l’inutile ufficio turistico della Regione e Palazzo Duchi di Santo Stefano a far da cornice per qualche matrimonio civile.
C’è poi il nodo “Taormina Arte”, pronta a festeggiare quest’anno trent’anni di attività ma impreparata nella sostanza, con un programma ancora da confermare e presentato solo alla Bit di Milano in cui, a parte la conferma del Filmfestival a giugno, gli unici eventi di richiamo internazionale saranno sei serate di opera lirica, tra luglio e agosto, in collaborazione col Festival Euro Mediterraneo. Tramontata l’ipotesi di fondazione, pesano su Taoarte le profonde difficoltà economiche di un ente ostaggio di quattro “proprietari”: Regione, Comune di Taormina, Provincia e Comune di Messina.
 
Tramontato pure il progetto di porticciolo turistico nella baia di Villagonia, bocciato perché ritenuto troppo invasivo a livello paesaggistico, è per tutte queste ragioni che Taormina continua ad invocare la riapertura del casinò, considerata l’unica ancora di salvezza per una capitale del turismo che sta morendo dietro ai debiti comunali (46 milioni di euro circa) che porteranno quanto prima al dissesto finanziario.
 

Esercenti in crisi e il Comune perde tempo sul Palacongressi

TAORMINA (ME) – “Lo Stato e le banche ci devono ascoltare ed aiutare”. È il grido di dolore di un’intera categoria economica rappresentata dall’assessore al Turismo Mennella, nonché presidente della locale Assoalbergatori. “Le presenze sono aumentate – ha dichiarato – ma sono diminuiti i guadagni e di fronte a evidenti difficoltà economiche gli operatori del settore hanno assoluto bisogno di finanziamenti pubblici e privati”. Dal primo gennaio del 2013 anche a Taormina è in vigore la tassa di soggiorno, voluta dal Comune per fare cassa, ma si tratta di un balzello che colpisce le tasche dei turisti e potrebbe scoraggiarli nella scelta rispetto ad altre località non tassate. Ben più grave per gli albergatori è stato l’aumento dell’Imu, con la scelta di Palazzo dei Giurati di innalzare l’aliquota fino al limite massimo del 10,6 per mille. “Il problema non è tanto la tassa di soggiorno i cui ricavi verranno destinati al turismo – ha spiegato l’assessore – ma l’Imu che non è detraibile e che in molti ancora non hanno potuto pagare”. Si parla di un buco di circa 1 milione di euro. C’è poi l’incognita Palacongressi, che potrebbe lanciare varie forme di turismo. “Ancora non mi spiego perché il Consiglio comunale ha rigettato la proposta di un project financing che avrebbe risolto tanti problemi sul Palazzo – ha affermato Mennella – Adesso siamo riusciti a stanziare circa 150 mila euro per effettuare quei lavori di manutenzione necessari a darne piena agibilità a partire da giugno”. Allo stesso tempo però il Comune ha valutato il valore del Palacongressi pari a circa 15 milioni di euro, inserendolo nel Piano di alienazione dei beni, valutando così l’ipotesi vendita.

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