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Carlo Alberto Tregua

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giovedì 14 Marzo 2013

Senza cronoprogramma, vuote parole

è stato sbandierato ai quattro venti un accordo tra Governo, Ferrovie dello Stato holding (per la sua controllata Rfi) e Giunta regionale, secondo il quale si dovrebbe realizzare in sette anni la velocizzazione della rete in ferro tra Messina-Catania e Palermo, da un canto, e Messina-Palermo, dall’altro.
Sono ignorati dall’accordo la velocizzazione della Catania-Siracusa-Ragusa, che dovrebbe collegare in diretta la città iblea con il suo aeroporto di Comiso e quello di Fontanarossa. Non è neanche prevista la velocizzazione della Palermo-Trapani, della Palermo-Agrigento e della Enna-Agrigento.
In ogni caso, il triangolo ferrato comporterebbe una spesa di 5 miliardi, di cui disponibili (dicono) poco meno di 2,4 mld.
Bello, l’accordo. Peccato che manchi il cronoprogramma che stabilisca la realizzazione tassativa delle opere nel tempo previsto, anno per anno. Per cui è legittimo sospettare che tutto si risolva in una bolla di sapone, come malauguratamente è accaduto per il Ponte sullo Stretto, annunciato con le trombe sia dal centrodestra (Berlusconi) che dal centrosinistra (Rutelli e Veltroni).

Va da sé che questa ipotizzata realizzazione del triangolo ferrato ha la grave carenza proprio nell’assenza del manufatto dello Stretto. Fino a quando occorreranno due ore (tra attesa, imbarco, tragitto e sbarco) per attraversare i 3,3 km di mare, la nostra Isola sarà fortemente penalizzata sul piano logistico e di trasporti di persone e merci con il Nord Italia e l’Europa.
La revoca della concessione al general contractor Eurolink costerà allo Stato circa 1 miliardo, oltre ad avere gettato al vento le spese per la Stretto di Messina Spa, costituita nel 1981 e costata più di 300 mln.
Un comportamento deplorevole del governo Monti che, invece, avrebbe dovuto attivare l’opera già pronta sul piano progettuale ed esecutivo. Un’opera che sarebbe costata allo Stato non oltre i 2 miliardi, tenuto conto che la rimanente cifra di circa 4 miliardi sarebbe stata approntata dal consorzio di imprese, che l’avrebbe costruita e gestita per 40 anni.
Ma il Ponte, prima o dopo, dovrà essere costruito, quando a governare l’Italia ci saranno persone di buon senso che hanno a cuore l’interesse generale.

 
Il presidente della Regione, Rosario Crocetta, se vuole che entro la scadenza del suo mandato (28 ottobre 2017) i cantieri abbiano portato avanti le opere del triangolo ferrato, che a quella data dovrebbero avere superato il 70 per cento della realizzazione, dovrebbe affidare l’iter burocratico e di controllo ad una task force, formata da tre o cinque dirigenti regionali, scelti fra i migliori, i quali, da mane a sera e da sera a mattino, si dovrebbero occupare solo di questo, collaborando alla stesura del cronoprogramma e alla sua realizzazione, giorno per giorno, mese per mese, anno per anno.
Bisogna passare da un’inutile ed indolente comportamento, privo di requisiti professionali, al suo esatto opposto, che non perda tempo e persegua gli obiettivi.
Se non vi sarà una svolta nei comportamenti del presidente della Regione, degli assessori e dei dirigenti generali rispetto al passato, il cosiddetto tsunami che Crocetta vorrebbe provocare non sarà neanche un venticello di primavera. Delizioso, ma inutile.

È fondamentale che l’accordo in questione venga attivato subito, perché esso comporta l’apertura dei cantieri e quindi l’attivazione di moltissime imprese, l’assunzione di tantissimi lavoratori e la produzione di ricchezza che resterebbe nell’Isola, con l’iniezione di liquidità di cui il nostro tessuto economico ha grande bisogno con la massima urgenza.
Crocetta ha annunciato l’abolizione delle Province e la loro sostituzione con i Consorzi dei Comuni, in attuazione dell’articolo 15 dello Statuto. Ha annunciato l’iniziativa per il ripristino dell’Alta Corte. Ha annunciato l’abolizione degli Istituti autonomi case popolari. Ci auguriamo che l’Assemblea regionale approvi subito questi provvedimenti, di cui il secondo comporta una controversia nei confronti dello Stato.
Ricordiamo che queste iniziative sono state scritte innumerevoli volte sul Qds e siamo lieti che, dopo decenni di insistenza, un presidente della Regione le abbia fatte proprie.
Il marasma istituzionale di Roma non deve ostacolare il Risorgimento Sicilia, pena il raddoppio del voto ai Grilletti.

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