Mercato immobiliare, più credito alle famiglie per uscire dalla crisi nera - QdS

Mercato immobiliare, più credito alle famiglie per uscire dalla crisi nera

Liliana Rosano

Mercato immobiliare, più credito alle famiglie per uscire dalla crisi nera

mercoledì 03 Aprile 2013

Rapporto Nomisma sul mercato immobiliare: il 2013 sarà un anno ancora fortemente negativo. Emblematico il caso di Messina: compravendite di abitazioni -44% rispetto al 2008

PALERMO – Anche quest’anno il mercato immobiliare italiano sembra destinato a soffrire. A sentire, l’ultimo rapporto “ Nomisma 2013 sul mercato immobiliare”, “il 2013 sarà un anno ancora negativo, ci sarà un lieve recupero nella seconda parte dell’anno, che però non consentirà di compensare l’andamento negativo del primo semestre, quindi un ulteriore calo sia in termini di compravendite che di prezzi mente pare che il 2014 sarà un anno all’insegna della lieve ripresa delle compravendite".
La crisi del mattone, dipende, secondo l’analisi Nomisma, dalla mancanza di credito alle famiglie. Ci sarebbero circa un milione di famiglie interessate all’acquisto della casa ma le difficoltà legate all’accesso al credito rendono l’acquisto difficile.
 
Nel 2012, il calo delle compravendite registrato al Sud, è stato del 23,2% (Dati Osservatorio Mercato Immobiliare, Agenzia Entrate). Nomisma ha preso in relazione l’andamento immobiliare di tredici città intermedie italiane, tra le quali Messina. Nella città dello Stretto,nel 2012 il mercato immobiliare ha scontato un peggioramento generalizzato delle condizioni di mercato, in particolare per il comparto residenziale, dove si registra un aumento degli immobili offerti, associato ad una domanda in contrazione, che ha comportato una compressione del numero di compravendite e di locazioni.
Nel 2012, le compravendite di abitazioni a Messina sono state il 44% in meno rispetto a quelle registrate nel 2008. In netto calo anche le transazioni non residenziali, con il livello più basso registrato negli ultimi anni.
La crisi economico-finanziaria, che ha colpito i settori produttivi della provincia messinese, ha particolarmente danneggiato il comparto non residenziale nel suo complesso. L’offerta, a differenza di quanto registrato negli ultimi anni, si è arrestata, dando così la possibilità al mercato di assorbire quanto sin qui prodotto. Tutti i valori di compravendita hanno subito un’ulteriore correzione verso il basso e le variazioni risultano più marcate rispetto a quelle registrate un anno fa. Anche i canoni seguono tale andamento e si riducono ulteriormente. La flessione minore riguarda i box (-2,8%), seguita dagli uffici (-3%) e dagli altri comparti.
Un mercato scarsamente dinamico ha spinto i proprietari a concedere ulteriori sconti sui prezzi inizialmente richiesti. I divari maggiori si sono registrati per le abitazioni usate e per gli uffici, con sconti attorno al 20%, quelli più bassi per le abitazioni nuove ed i box (12,5%). A subire la crisi anche i prezzi medi delle abitazioni, che nel 2012 sono diminuiti del 3,6% per le abitazioni nuove e 4,2% quelle usate.
Le difficoltà del mercato immobiliare messinese si colgono anche nelle tempistiche medie di vendita che tendono a crescere in tutti i comparti, anche se rimangono al di sotto delle corrispettive medie nazionali. Leggermente inferiori le tempistiche necessarie a concludere i contratti di locazione, ma comunque in aumento rispetto agli anni precedenti, a dimostrazione di come la crisi stia manifestando ora i suoi effetti più preoccupanti. Secondo Luca Dondi, il curatore del rapporto Nomisma,
“Sul mattone pesa l’empasse politica, serve un tavolo con le banche. C’è un clima di instabilità generale – spiega Dondi -, e la situazione politica concorre a determinare la prospettiva negativa del settore. Il settore corporate fatturava nove miliardi fino a 4 – 5 anni fa, quindi è evidente il salto dimensionale da allora ad oggi. Il residenziale ha un fatturato nell’ordine di 70 miliardi di euro, una cifra nettamente inferiore a quella che è stata toccata in passato, quando raggiungevamo anche i 120 miliardi di euro".
 
Secondo Dondi adesso “comincia a venire meno la rigidità, ci sono cali che cominciano ad essere consistenti: stiamo parlando di oltre il 4% annuo; sono i segnali di cedimento sui prezzi che ci si aspettava qualche anno fa e che adesso stanno arrivando”.

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