Il turismo che in Sicilia non c’è - QdS

Il turismo che in Sicilia non c’è

Claudia Cali

Il turismo che in Sicilia non c’è

giovedì 18 Aprile 2013

Con case da gioco, golf, strade del vino, pescaturismo, congressi, eventi gay, 5 mln di pernottamenti in più l’anno. L’assessore Stancheris pronta ai cambiamenti, basta parole, ora progetti cantierabili

PALERMO – Grandi potenzialità ma modesti risultati per la Sicilia in ambito turistico. A distanza di due settimane dal suicidio dell’albergatore eoliano travolto dai debiti, la Regione s’interroga su come poter risollevare un comparto che dovrebbe rappresentare il motore dell’economia di casa nostra.
Mentre l’assessore Stancheris pensa di applicare un ticket per chi sbarca sulle isole Eolie, anche se per poche ore, Crocetta dovrà affrontare la questione finanziaria, come quella dei 30 milioni di buco, ovvero 10 milioni di spese senza copertura e 20 di fondi europei non certificati, che Bruxelles rivuole indietro.
Forse sarebbe il caso di cominciare a pensare a dei “turismi” dimenticati in Sicilia, o comunque mai decollati. Parliamo del turismo dei casinò, del turismo legato al golf, dell’ittiturismo, del turismo del vino, di quello religioso e del turismo omosessuale. (continua)

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