PALERMO – Evadere il Fisco: un’arte più che un reato.
La crisi impazza e di conseguenza molti cittadini reagiscono a tono, cercando di mettere al “riparo” dallo Stato e delle autorità preposte al controllo della spesa pubblica, ingenti somme di denaro.
Il Quotidiano di Sicilia ha preso in esame i bilanci dell’attività di controllo svolta nel 2012 dai comandi provinciali della Guardia di Finanza su tutto il territorio siciliano, nel tentativo di offrire al lettore un approfondimento che scaturisce dall’analisi incrociata dei dati forniti dalle Fiamme Gialle.
Tale approfondimento va ad arricchire di ulteriori spunti di riflessione il quadro della situazione in Sicilia già tracciato dal comando regionale della Guardia di Finanza e pubblicato sul Qds di martedì 12 febbraio 2013.
Sfortunatamente, siamo ancora in attesa di ricevere il bilancio dell’attività svolta dal comando provinciale della GdF di Ragusa che saremo ben felici di pubblicare sul nostro quotidiano non appena ci verrà trasmesso.
Nel 2012 nell’Isola hanno avuto luogo 6.318 interventi ispettivi riguardanti imposte dirette (Irpef e Ires) e Iva: grazie a questi è stato possibile accertare 1 mld e 141 mln di € di evasione di imposte dirette; 257,3 mln di € di Iva evasa o non versata.
Si calcolano in tutto 792 evasori totali. Percentuale piuttosto alta di irregolarità sulle ricevute e sugli scontrini fiscali: su tale fronte sono stati 35.072 i controlli che hanno permesso di accertare 16.249 violazioni, e ciò sta a significare una percentuale del 46,3%. Ma entriamo nel dettaglio e mettiamo sotto la lente di ingrandimento le varie province.
Per quanto riguarda le imposte dirette, la città siciliana che ha registrato l’evasione più consistente è stata Palermo con ben 395 mln di €. Seguono Catania e Messina, rispettivamente con 215 mln di € e 154 mln di €.
La più virtuosa, se così si può definire, è Enna con “soli” 20 mln di € di evasione, ma ricordiamo che a livello provinciale la sua popolazione è di circa 172 mila abitanti contro circa 1,3 milioni di Palermo.
Spostando l’attenzione sull’Iva evasa o non versata, la maglia nera spetta ancora una volta a Palermo, con un totale di 59 mln di €. Cambia invece la situazione per il secondo e terzo posto che vanno rispettivamente a Messina con 52 mln di € e Caltanissetta con 44 mln di €.
Quarto posto per Catania che si assesta sui 31,5 mln di €. Quest’ultima invece ritorna sul podio per quanto riguarda gli evasori totali e paratotali, piazzandosi al secondo posto con 160 soggetti accertati. Al primo posto questa volta Messina con 176 e al terzo Palermo con 156. Altra nota dolente è rappresentata dai lavoratori in nero: ben 2.847 quelli accertati nel 2012. Il primato per la città etnea non tarda ad arrivare: distanzia le altre province, e di gran lunga, per numero di lavoratori in nero con 914 soggetti. Seguono Palermo con 465 e Trapani con 418. Utile ricordare, a tal proposito, che la zona catanese Bronte-Ramacca è tristemente nota per episodi di caporalato e sfruttamento della manodopera. Non sorprende quindi l’elevato numero di lavoratori in nero scovati dalla Gdf.
Con riguardo alle irregolarità delle ricevute e degli scontrini fiscali è interessante notare come la percentuale sia in tutte le province, eccetto Enna, sopra il 30% toccando punte sopra il 50% solo a Catania dove tocca il 55%. Seguono quasi sullo stesso piano Siracusa (45,4%), Palermo (44,7%) e Agrigento (42,5%).
Certamente il fenomeno dell’evasione fiscale è in crescita, nonostante sia stato notevolmente incrementato il numero di interventi ispettivi su tutto il territorio isolano: ad un aumento dei controlli rispetto al 2011, infatti, ha fatto seguito una più consistente somma di denaro “recuperato” nel 2012. A ciò si aggiunga che il quadro sopracitato è scevro da tutti i riferimenti alle frodi amministrative e comunitarie, ai sequestri di beni mobili o immobili della criminalità organizzata, alle tonnellate di stupefacenti recuperati o ai video poker requisiti, di cui avremo modo di parlarne nella prossima puntata che pubblichderemo mercoledì prossimo.