Serve un sistema solido per il turismo in Sicilia - QdS

Serve un sistema solido per il turismo in Sicilia

Melania Tanteri

Serve un sistema solido per il turismo in Sicilia

mercoledì 08 Maggio 2013

Forum con Ornella Laneri, presidente Confindustria sezione Turismo

Può tracciare un’istantanea di quella che è la situazione in Sicilia per quanto riguarda il turismo? Quali sono le maggiori criticità?
“Manca il sistema. Il problema principale è l’approccio all’intera questione. Mancano poi le infrastrutture, il supporto alle aziende, non esiste una rete di trasporti pubblici – fondamentale per il turismo estero – che permetta facili collegamenti regionali e locali. Ma quello che proprio manca è la convinzione che anche noi possiamo farcela, che abbiamo tutto quello che serve per fare di questa terra una terra di turismo. Manca, lo ripeto, un approccio propositivo e la messa in moto di quanto serve”.
Come si sta muovendo Confindustria Sicilia Aberghi e Turismo per affrontare questa situazione?
“Innanzi tutto, io ho affrontato l’argomento suddividendolo per macro aree, quelle che secondo noi hanno buone potenzialità di crescita e sulle quali abbiamo già iniziato a lavorare: turismo congressuale, accessibile, sportivo, del cinema, enogastronomico. Ho iniziato da quello che ho sempre visto come una Cenerentola, il turismo enogastronomico, l’unico in grande espansione un po’ ovunque, ma che in Sicilia è ancora parzialmente inespresso, nonostante la regione sia vocata a questo genere di offerta. Abbiamo bellissime realtà, bellissime aziende, ma non abbiamo una rete che coordini tutti questi soggetti e che li renda un prodotto posizionabile sul mercato. Quindi ho deciso che bisognava crearla questa rete e abbiamo dato vita a Sicily Tasting Network, un progetto cui si sono dedicati i principali protagonisti del turismo e dell’enogastronomia, oltre a  Confindustria Sicilia Alberghi e Turismo, la Federazione strade del vino e dei sapori di Sicilia, il Movimento turismo del vino Sicilia e l’Enterprise Europe Network. A latere, poi, ci sono tutti i supporti, che sono i partner esterni, come ad esempio la rivista Aliante dell’aeroporto di Catania. Ho inoltre chiuso un accordo con l’Ersu di Catania, che formalizzeremo presto, per formare il personale proprio in relazione al turismo enogastronomico”.
Quali sono gli obiettivi principali della rete che avete creato?
“Il principale scopo del network è quello di posizionare un prodotto sul panorama nazionale ed estero, perchè se hai qualcosa di unico ma non lo fai entrare nel mercato è quasi come se non lo avessi. L’idea è quindi quella di dare visibilità e di dare risposte. E, devo dire che abbiamo già ricevuto richieste dal Brasile, dalla Cina, dal Canada, dagli Stati Uniti, Israele e la sensazione è stata che questi paesi abbiano apprezzato in fatto di poter dialogare con un unico interlocutore. L’obiettivo è che questo diventi un sistema che cammina autonomamente.
Tra i partner che ha elencato non c’è neanche un soggetto pubblico. Come mai?
È stata una scelta condivisa, non perchè ci sia da parte nostra un rifiuto per il pubblico, ma perchè non ho scelto la strada della richiesta di supporto economico. Inoltre, seppure questo nuovo governo abbia ridotto i tempi della comunicazione, rimane il fatto oggettivo che la macchina burocratica, per quanto snella, ha tempi profondamente differenti da quelli degli imprenditori e questo crea problemi in un’era in cui un click fa la differenza tra “pieno e vuoto”. Ho puntato, invece, sul patrocinio, che per me sarebbe un importante riconoscimento degli obiettivi del progetto e del  ruolo strategico della rete; gli assessorati regionali coinvolti sono: Attività produttive, Turismo e Agricoltura”.
A quali altri progetti state lavorando?
“Al turismo accessibile a tutti, non solo ai portatori di handicap, ma anche alle famiglie con figli piccoli, alla terza età, alle persone con intolleranze alimentari. Oltre ad avere un indubbio valore sociale e morale, è anche un mercato che vale molti milioni di euro, incrementa i flussi turistici, anche durante la bassa stagione, consentendo di ampliare le fasce di mercato a cui rivolgere l’offerta. Stiamo lavorando in grande sinergia con organizzazioni no-profit ed enti per la certificazione dei serivzi accessibili”.
 
Che tipo di rapporti  avete con l’assessorato regionale al Turismo?
“Senza nulla togliere a Franco Battiato, che ho reputato una scelta intelligente a livello mediatico ma nel quale non vedevo un interlocutore, ho avviato un ottimo dialogo con il dirigente generale, che ho incontrato in diverse occasioni. Ora abbiamo finalmente iniziato un nuovo rapporto con l’assessore Michela Stancheris che, incontrando immediatamente gli operatori del settore, ha dimostrato grande disponibilità ad agire. Il fatto che sia di Bergamo può essere un vantaggio, perchè potrà avere una visione della Sicilia più oggettiva, essendo stata più volte turista in Sicilia. C’è un dialogo e una volontà di condividere progetti; il problema è capire cosa la Regione voglia fare concretamente in materia di promozione turistica, con le quasi inesistenti risorse economiche!”
Qual è la situazione generale delle strutture alberghiere in Sicilia? Quali province e località tengono maggiormente l’impatto con la crisi? E su quali bisognerebbe puntare di più?
“Premesso che lo stato attuale non è assolutamente roseo, le destinazioni che hanno avuto un miglior risultato in termini di occupazione sono quelle nelle quali si è avuta sinergia tra pubblico e privato: Siracusa, Marsala e San Vito Lo Capo ne sono un esempio. Trapani e Palermo sono invece due città in grande difficoltà, come se fossero prive di una forte identità attrattiva. Le isole minori meritano molta più attenzione e supporto: solo un forte intervento sui trasporti e la collaborazione tra operatori e vettori potranno contribuire a rendere  queste mete uniche, come è giusto che siano. Lampedusa ha avuto finalmente una grande visibilità, adesso bisogna aiutarla a rimanere sul mercato!”.
 
Qual è, dunque, la sua idea per rilanciare e destagionalizzare il turismo in Sicilia?
“Quello che possiamo fare noi operatori del settore è lavorare organicamente per potenziare i nostri serivizi al fine di raggiungere e soddisfare tutte le  nicchie di cui ho parlato: in buona parte oggi le persone non scelgono una destinazione ma un prodotto, ed il nostro deve essere il migliore. Per quanto riguarda la destagionalizzazione, oltre al supporto delle istituzioni per la promozione del territorio, puntare sul golf è fondamentale: è uno sport che muove un grande pubblico, e in Sicilia può, secondo me, senza costi elevatissimi, essere potenziato. Noi abbiamo la concezione errata che sia uno sport per ricchi, invece ha un pubblico vastissimo e la Sicilia potrebbe offrire clima favorevole buona parte dell’anno. Sicuramente, cinque campi non sono sufficienti, ma sono punti di partenza importanti anche per nuovi investimenti”.
Cosa chiedete alla regione per rilanciare il turismo in Sicilia?
“La Regione deve innanzitutto rendere il nostro territorio realmente e facilmente  fruibilie: provate a prendere un mezzo pubblico per andare da Palermo a Taormina, come farebbe una qualsiasi coppia straniera. Bisogna che intervenga al fine di rendere la Sicilia raggiungibile a costi più convenienti, attraverso azioni di co-marketing con compagnie aeree nazionali ed estere. Deve insistere sull’identificazione e la promozione del brand Sicilia, che è di per sè un prodotto, un marchio riconoscibile, all’interno del quale esistono grandi attrattori. E poi, deve contribuire alla realizzazione di eventi, non per forza di grandi dimensioni ma che siano ciclici, ripetibili, e che possano conquistare e fidelizzare le persone   Il turismo sportivo, ad esempio, è uno di quei settori da potenziare”.

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