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Catania – Teatro Bellini, la disfatta e quei furbetti da punire

redazione

Catania – Teatro Bellini, la disfatta e quei furbetti da punire

sabato 18 Maggio 2013

• Stavolta in scena va una bufera giudiziaria: 80 dipendenti timbravano e andavano in giro • L’indagine mette in luce un sistema dove i furbi possano nascondersi indisturbati all’interno degli enti pubblici

CATANIA – Secondo l’inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica, il Teatro Massimo Bellini sarebbe stato il palcoscenico anche di alcune “furberie”, che penalmente corripondono a veri e propri reati, commessi da ben 80 dipendenti e dai responsabili (all’epoca dei fatti) della gestione dell’Ente.
Secondo l’accusa ci sarebbero state irregolarità nell’uso del bagde in entrata e in uscita, da parte dei dipendenti, dal 2007 al 2011, fatti accertati con l’uso delle telecamere nascoste. Avvisi di conclusione indagini sono stati emessi anche per episodi, nel 2006, di assegnazione di appalti di sgombero di materiali scenici, che sarebbero avvenuti senza le necessarie procedure e con attestazione di previsione di spesa largamente inferiori al reale per poter attribuire gli appalti senza regolari gare. Per altri fatti oggetto di indagine è stata chiesta l’archiviazione perché non sono stati individuati fatti di rilievo penale.

Una triste storia di assenteismo dal posto di lavoro, con l’aggravante che questo lavoro viene pagato con soldi di tutti i contribuenti. Una bufera su un teatro che è considerato il tempo della lirica catanese. Una vergogna, insomma, di indubbie proporzioni, che lascia pesanti ombre sul rigore all’interno delle pubbliche istituzioni. A margine del caso del Massimo, infatti, ci si chiede in quanti altri uffici pubblici si adottino pratiche talmente immorali, approfittando del proprio lavoro per rubare e corrompere. Del resto, il dipendente pubblico si sente tranquillo, protetto, molto probabilmente è stato collocato per ragioni clientelari, non ha niente da temere, e questo sulle spalle delle casse pubbliche.

C’è da chiedersi, a questo punto, se non sia il caso di avviare una profonda revisione di questi meccanismi perversi all’interno degli enti pubblici. In che modo? Attivando per esempio un Nucleo anti-corruzione, che valuti e indaghi intorno alle segnalazioni che provengono dai cittadini e dagli stessi dipendenti. Una struttura composta da personale interno e da esterni, che si muova con discrezione e decisione, in stretto contatto con i vertici politici e amministrativi dell’ente, per smascherare ogni principio di illegalità. Del resto, la legge lo prevede già (L. 190/2012), basta solo metterla in atto concretamente e non applicarla solo sulla carta.

Un’altra via da seguire è isolare chi è stato causa di illegalità in precedenza. Nel caso del Teatro, si è a conoscenza che 80 dipendenti sono stati indagati. Su di loro è scattato un provvedimento amministrativo di sospensione dal servizio, per evitare – in via precauzionale e ferma restando la presunzione di innocenza – che possano reiterare il reato contestato? Il commissario straordinario del Bellini, Enzo Zappulla, e il soprintendente Rita Gari Cinquegrana preso in considerazione l’opportunità di questo intervento?

Ci chiediamo infine: nel 2012 e nel 2013, cioè negli anni successivi a quelli per i quali viene contestato il massiccio assenteismo, si ha certezza che queste cattive pratiche non siano andate avanti? I vertici del Massimo hanno avviato delle verifiche in questo senso? Ci aspettiamo che, mentre sono in corso ispezioni da parte della Regione, si pensi a dare un serio giro di vite per scoraggiare altri furbetti. Di loro, i cittadini non hanno proprio alcun bisogno.

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