La Regione ancora con i conti truccati - QdS

La Regione ancora con i conti truccati

Carlo Alberto Tregua

La Regione ancora con i conti truccati

venerdì 24 Maggio 2013

L’accetta del Commissario scopre i dati falsi

Per l’ennesimo anno, di questi ultimi, l’Assemblea regionale approva un bilancio, in limine mortis, cioè l’ultima notte e precisamente il 30 di aprile, per non fare attivare lo scioglimento anticipato previsto dall’art. 8 dello Statuto.
Nell’ultima legge di stabilità sono state inserite, ancora una volta, spese clientelari di ogni genere, tendenti a mantenere gli amici e i parenti, nonché tutti i portatori di voti che sono la base di quest’azione dei tanti partitocrati basata sul favore e non su merito ed equità.
Per fortuna, a dare una rabberciata ai malconci conti della Regione ci ha pensato il prefetto Carmelo Aronica, impugnando molti articoli e moltissimi commi, con una precisione chirurgica che continua a destare ammirazione.
Non si capisce in base a quali elementi di fatto il presidente della Regione, Rosario Crocetta, possa affermare che questa è la migliore Finanziaria degli ultimi vent’anni. Si tratta di una falsità, che è anche una sorta di impudenza e di insulto al buon senso dei siciliani.

Venerdì 3 maggio l’Assemblea, riunitasi d’urgenza, ha approvato i brandelli restanti non impugnati della legge di stabilità, che è stata quindi pubblicata sulla Gurs di venerdì 17 maggio, divenendo L.r. 9/2013.
Risalta un dato generale e cioè che le entrate coprono a malapena le uscite correnti, per cui rimane poco o niente per gli investimenti, con la conseguenza che sarà difficile co-finanziare i fondi europei, col rischio di doverli restituire. Anzi, essi non verranno erogati dall’Unione e dirottati ad altri Paesi.
Vi è un grave elemento che noi denunciamo da oltre cinque anni: quella misteriosa voce chiamata avanzo di amministrazione, per un ammontare di circa 10 miliardi, che ha la funzione di pareggiare entrate ed uscite.
Abbiamo chiesto al bravo assessore Luca Bianchi di fornirci il dettaglio di tale voce, come fatto con insistenza nella precedente legislatura nei confronti dell’allora assessore Armao e del dirigente generale Emanuele, senza esito.
Evidentemente, dentro quel vaso di Pandora vi sono tutte le nefandezze che hanno compiuto i diversi governi regionali negli ultimi vent’anni e che nessuno ha il coraggio di portare all’attenzione dell’opinione pubblica.
 

La Regione, al pari dei Comuni, ha l’obbligo di attivare la più completa trasparenza, immettendo sul suo sito web qualunque informazione la riguardi. Al pari, ha l’obbligo di fare l’Assemblea regionale, facendo conoscere ai siciliani le voci di spesa ammontanti a centosessantaquattro milioni di euro contro un ammontare di sessantotto milioni di euro del Consiglio regionale della Lombardia.
Nonostante le ottime intenzioni e gli sforzi del suo presidente, Giovanni Ardizzone, la burocrazia interna e la deputazione fanno muro contro la trasparenza. Perché? Perché hanno il carbone bagnato.
Con la nostra inchiesta, pubblicata sabato 18 maggio, abbiamo svelato che un usciere (o commesso) percepisce oltre centomila euro di compenso lordo l’anno e che il segretario generale ne percepisce oltre quattrocentomila.

Con altre inchieste abbiamo svelato che i deputati regionali percepiscono oltre 20mila euro lordi al mese e quelli che hanno incarichi diversi aumentano di oltre un quarto i loro compensi.
La domanda che sorge dai siciliani è: ma come non vi vergognate, politici e burocrati, a continuare a saccheggiare i pochi soldi di cui dispone la Regione, di fronte a 300mila disoccupati, alle imprese che stanno morendo per carenza di investimenti, a una burocrazia che ostruisce le attività produttive e a una corruzione dilagante che cova come il fuoco sotto la cenere?
È ora di voltare pagina. Crocetta ha proclamato la sua rivoluzione. Ma questi primi sei mesi di legislatura sono stati la fotocopia degli anni precedenti. Nessuna novità, nessuna innovazione, nessun cambiamento del solito tran tran che ignora la prima esigenza della Sicilia: la crescita, lo sviluppo, la produzione di ricchezza e di nuove opportunità di lavoro.
Qui, invece, gli agricoltori sono allo stremo, le industrie mettono in  cassa integrazione i propri dipendenti, le imprese si cancellano dai registri delle Camere di Commercio, metà dei Comuni è in uno stato di pre-dissesto (ma molti sindaci hanno l’impudenza di ricandidarsi), i cantieri per opere edili sono stati chiusi e il futuro appare nero come il tunnel in cui ci troviamo.

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