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Catania – Corsa al Comune: i protagonisti che vogliono rivoluzionare la città

redazione

Catania – Corsa al Comune: i protagonisti che vogliono rivoluzionare la città

giovedì 06 Giugno 2013

Economia, servizi, sviluppo: ne parliamo con Adorno, Caserta, D’Urso e Iannitti

Lidia Adorno, portavoce del Movimento 5 Stelle
“Valorizzare la cultura e il turismo”
 
CATANIA – L’impiegata precaria nell’amministrazione di una scuola pubblica Lidia Adorno ha 44 anni ed è la “portavoce” del MoVimento 5 Stelle, candidata a sindaco di Catania.
Quali sono le priorità del vostro programma?
“Partiamo da un taglio dei costi della politica, dagli stipendi dei politici alle municipalizzate. Vogliamo istituire un ufficio trasparenza per mostrare tutte le spese comunali. Si partirà dalla strategia rifiuti zero, che permette la rimodulazione della gestione della raccolta dei rifiuti per arrivare entro il 2015 al 65% della differenziata. Lo sviluppo arriverà dalla creazione di posti di lavoro per la raccolta differenziata porta a porta e puntando molto sul turismo, per valorizzare il nostro patrimonio culturale, come il litorale e l’Etna. Partendo dagli itinerari turistici (creando cartelloni multilingue, lasciando aperti i siti con orario continuato e nei giorni festivi), punteremo sulla riconversione del porto in spazio turistico, spostando il traffico mercantile ad Augusta. A Catania ormeggeranno le barche a vela, torneranno le crociere, così si sposterebbero nuove risorse e si creerebbero nuovi posti di lavoro. Vogliamo restituire il porto alla città”.
Qual è la vostra posizione sulla questione del water front?
“Un emendamento ha già fermato il progetto di costruzione delle mega strutture sul litorale, lì non si potrà più costruire. Per l’interramento della ferrovia, noi dobbiamo coinvolgere i cittadini con l’attuazione del referendum partecipativo senza quorum: solo così i cittadini potranno diventare consapevoli e partecipi delle scelte. Per il progetto del raddoppio ferroviario della Rfi, inoltre, non vogliamo che si creino danni alle strutture, vogliamo anzi che Catania diventi una città che sappia sfruttare le risorse economiche che anche l’Ue offre per mettere in sicurezza il centro storico”.
Quale saranno le politiche per il bilancio?
“Il buco di bilancio lasciato dalle precedenti amministrazioni ha portato ad avere un piano di ammortamento che sarà una spada di Damocle che condizionerà le scelte future. Vogliamo tagliare gli sprechi, compresi gli affitti pagati a vuoto, e ristrutturare e rendere fruibili i palazzi di proprietà del Comune. Vanno tagliate le spese enormi i servizi igienici pubblici (1,25 milioni di euro) o i rimborsi per i viaggi dei consiglieri di quartiere (870 mila euro). Avendo le mani libere si possono fare determinate scelte”.

Roberto Quartarone

 

 
Maurizio Caserta, il prof che spaventa i vecchi politici
“Dare segnali forti in tutti i quartieri”
 
CATANIA – Maurizio Caserta, 54 anni, docente di Economia politica all’Università di Catania.
Negli ultimi giorni i due candidati “muscolosi” di queste elezioni, in coro con le rispettive corti dei miracoli, l’hanno tirata un po’ per la giacchetta. È un segno che il suo messaggio sta arrivando e tormenta le notti di sindaci, uscenti ed ex?
“Mi pare che i segnali sono proprio di questo tipo. Il fatto è che, per la prima volta, a Catania c’è un progetto politico forte, un programma di cambiamento e rinnovamento della classe politica, sempre la stessa da 20-25 anni. Molti, superando anche paure e timori, inziano a raccogliere la nostra sfida. Siamo sicuri che questo è il sentimento dei catanesi: hanno temuto di staccarsi dall’ombrello vecchio, ma hanno capito che ora è possibile”.
Lei ha girato in lungo e largo Catania, denunciando tra l’altro la vergogna delle incompiute. Ma come intende rilanciare queste strutture abbandonate? Per esempio, attraverso la collaborazione dei privati?
“Il problema delle risorse non esiste, bisogna meritarle. L’unico modo per ottenere le risorse è fare progetti seri e credibili, ripartire da un’elevata qualità dell’amministrazione”.
Qualora fosse eletto, intende fare un monitoraggio di tutte le opere pubbliche e culturali che necessitano di un intervento di riqualificazione?
“Di certo non si può cambiare la città dall’oggi al domani, dopo anni e anni di disastro. Bisogna mettere le cose una accanto all’altra e dare segnali anche piccoli, partendo dalle riqualificazione. Non possiamo concentrare lo sviluppo solo in un punto, ci vogliono segnali in tutti i quartieri perché solo in questo modo si innesca un meccanismo virtuoso in cui i cittadini sono i primi a voler collaborare. Oggi, nessun catanese vuole collaborare perché non si fida più delle Istituzioni”.
Non passa giorno senza che i piccoli e medi commercianti urlino il loro disagio. Tra i tanti problemi, la desertificazione del centro, per molti legata alla concorrenza spietata della grande distribuzione avviluppata lungo la cintura cittadina. Come può un Comune rispondere a queste richieste d’aiuto?
“I grandi Centri commerciali non sono una maledizione: sono un fenomeno che è cresciuto troppo. In ogni caso, non possiamo maledire un fatto entrato nella normale quotidianità dei catanesi. È un fatto immodificabile che ormai tanta gente preferisce recarsi in questi grosse strutture piuttosto che addentrarsi lungo le vie centrali della Città. Il Centro storico non può essere più una realtà solo commerciale, ma deve diventare culturale e turistica. Il commercio va sostenuto indirettamente: attraverso il turismo, la cultura, le attività ambientali, i teatri”.

Antonio Leo

 


Tuccio D’Urso, l’elmetto giallo per aggiustare Catania
“Mettere in sicurezza i conti comunali”
 
CATANIA – Tuccio D’Urso, 59 anni, è dirigente regionale, ingegnere esperto in urbanistica ed è candidato a sindaco per la lista civica Aggiusta Catania.
Quali sono le sue priorità?
“Iniziamo con l’apertura degli spacci municipali, nei locali comunali a Librino e nell’ex mercato ittico, dove si potranno vendere 25 prodotti a prezzo di costo e pronti a chiudere tutto appena la grande e la media distribuzione faranno altrettanto. Poi incrementeremo le mense solidali, a fianco delle organizzazioni del volontariato, per distribuire migliaia di pasti caldi ogni giorno. Porto la sede del sindaco dal primo piano al cortile, per ricevere tutti lì: farò il sindaco per servire. Apro un tavolo permanente della solidarietà, per far lavorare a fianco le strutture municipali con quelle del volontariato, con uno schema permanente: così nessuno avrà più alibi”.
Quali sono i passi per risanare il bilancio?
“Bisogna mettere in sicurezza i conti del Comune: mettere a profitto il patrimonio immobile, enorme e non valorizzato. Con una saggia attività di varianti allo strumento urbanistico, daremo valore alle proprietà, per andare a beneficio di tutti i catanesi. Inoltre lavoreremo per liberare 22 milioni di euro portando al 100 per cento la differenziata e punteremo sulla pirolisi, per trasformare i rifiuti in gas. Identica operazione faremo con l’energia elettrica, per risparmiare tra i 10 e i 18 milioni faremo fruttare i 150 ha di terreni comunali con il fotovoltaico e tecniche a concentrazione. Basterà per il fabbisogno energetico di tutta Catania. L’Ue, per un ragionamento di questo genere, ci dà tutto ciò di cui avremo bisogno. Sarebbe una manovra da 40 milioni euro, il 15 per cento del bilancio. All’interno del bilancio si ricaveranno economie, bestiali, ricorrendo all’ingegno”.
Quali saranno le ulteriori misure che prenderà?
“Bisogna impiegare 300 impiegati comunali come vigili urbani, quasi a costo zero. Nei primi cento giorni riapriremo i cantieri: io, come direttore generale dell’amministrazione Scapagnini, ho lasciato centinaia di milioni di euro di progetti di opere già finanziate, tra cui i parcheggi, il cavalcavia del tondo Gioieni e il water front di via Alcide De Gasperi. Tutti progetti bloccati. Ultimo punto è il tavolo permanente della città metropolitana: si dovrà programmare l’impiego dei 50-70 milioni di euro che arriveranno dall’Ue”.
Roberto Quartarone
 

 
Matteo Iannitti, candidato per “Catania bene comune”
“Taglieremo i Cda delle Partecipate”
 
CATANIA – Matteo Iannitti, 24, studente di Scienze politiche, si presenta per la lista “Catania Bene comune”.
Se i cittadini la chiamassero a fare il sindaco, quali sarebbero le sue prime azioni?
“Anzitutto interverrei sulla povertà: c’è una città che vive una crisi economica arrivata a livelli estremi. Sul piano pratico, intendiamo agire con il reddito di cittadinanza e attraverso la creazione di luoghi di socialità. Tutto questo si può fare soltanto nella misura in cui il Comune ha delle entrate e un bilancio in grado di sostenere le politiche sociali per gli ultimi. Per recuperare le risorse abbiamo due proposte: la prima è istituire una Commissione sul debito comunale. Il Comune paga 5 mln € di interessi l’anno alle banche, soldi  non dovuti in una situazione di gestione ordinaria dell’Ente. Si può ritrattare il debito attraverso un organismo ad hoc, così come hanno già fatto Comuni come quello di Milano e Napoli. Rispettivamente Pisapia e De Magistris, una volta insediati, hanno fatto un audit sul debito pubblico, liberando risorse. La seconda misura è quella di pubblicizzare tutte le società partecipate del Comune: l’obiettivo è di sottrarne la gestione alle Società per azioni e affidare il servizio a Enti di diritto pubblico. In altre parole, intendiamo un controllo diretto dell’Ente in settori chiave come quello dell’acqua, dei trasporti e via discorrendo”.
In pratica, dunque, volete eliminare i Cda e internalizzare i servizi?
“Quando noi parliamo di Enti di diritto pubblico, ci riferiamo a una gestione che prevede la partecipazione del cittadino e che esclude i Cda. Ovviamente, intendiamo utilizzare i dipendenti interni per razionalizzare le risorse. Immaginiamo, per esempio, il caso dei rifiuti: in questo momento paghiamo 108 euro a tonnellata solo per il conferimento in discarica attraverso la società Oikos. La gestione comunale al cittadino costa molto meno, anche perché, attraverso una società pubblica, puoi controllare la raccolta. Noi, invece, abbiamo un’anomalia per cui la società che dovrebbe fare la differenziata è la stessa che gestisce la discarica: quindi ha tutto l’interesse che il rifiuto non venga differenziato, ma venga smaltito interamente nella propria struttura”.
Avete proposto di istituire una Commissione antimafia. Non credete che si potrebbe fare altrettanto per un fenomeno “contiguo”, quello della “mala burocrazia”?
“L’idea è quella di intervenire sul gruppo dirigente del Comune. Noi non ci possiamo permettere di avere delle pratiche bloccate perché il dirigente pensa di gestire l’Ente al posto della politica. Intendiamo aprire il Comune, attraverso metodi come la pianificazione urbana partecipata e il bilancio partecipativo. Solo attraverso un controllo diretto del cittadino, riesci a sbloccare la burocrazia”.
Antonio Leo

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