Abusivismo, si scherza col territorio - QdS

Abusivismo, si scherza col territorio

Rosario Battiato

Abusivismo, si scherza col territorio

venerdì 14 Giugno 2013

Ancora tremila abusi registrati nel 2012. Lo rivelano i dati dell’assessorato regionale del Territorio e l’ambiente. Nel mirino delle costruzioni sono soprattutto le aree sottoposte a vincolo sismico e idrogeologico

PALERMO – L’abbattimento dell’ecomostro di Realmonte nei pressi della Scala dei Turchi, oltre ad aver rappresentato l’ideale epilogo per una bruttura che deturpava una delle spiagge più belle di Sicilia, è anche il simbolo della rinascita estetica del territorio dopo decenni di abusivismo e di illegalità. Le cicatrici di quel periodo buio della storia sono, tuttavia, ancora oggi presenti in tutta la Sicilia. Lo ha ricordato il resoconto fatto ieri dall’assessorato Territorio e ambiente.
Stando agli ultimi dati presentati dal rapporto sull’abusivismo edilizio presentato da Mariella Lo Bello, assessore regionale al Territorio e Ambiente, in Sicilia esistono ben 35mila edifici costruiti entro i 150 metri di distanza dalla costa, in violazione delle norme. E le demolizioni latitano: appena 98 nel 2012, a fronte di oltre 1.200 ordinanze di abbattimento. Nel 2011 sono stati scoperti circa 4 mila abusi, un dato in calo l’anno scorso quando ha toccato quota 3 mila.
 
La capitale dell’abusivismo resta Catania grazie a oltre mille abusi per 250 mila metri cubi. In 186 Comuni siciliani su 390 (47,6% del totale) presi in esame dal Rapporto si evidenzia una volumetria abusiva complessiva di 500.752,01 metri cubi, di cui 348.531,03 mc per quanto riguarda la cubatura realizzata nelle aree sottoposte a vincolo sismico e per 75.072,58 a vincolo idrogeologico. Seguono 32.673,95 metri cubi realizzati nella fascia dei 150 metri dalla battigia e nella zona di limitazione dell’edificabilità costiera, 14.389,55 nelle aree di interesse ambientale e Sic e Zps, 9.429,71 nelle aree di interesse archeologico e sottoposte a vincolo archeologico. I luoghi dove si registrano le maggiori violazioni sono, invece, quelli che dovrebbero essere maggiormente tutelati dalla normativa e dai controlli. “La gran parte della volumetria abusiva – ha spiegato Lo Bello – risulta realizzata nelle zone sottoposte ai vincoli sismico e idrogeologico, paesaggistico e archeologico, nell’intera regione”.
Abbattere non è facile. I maggiori problemi si registrano sul fronte del costo delle demolizioni perché, nella maggior parte dei casi, si tratta di operazioni insostenibili per le fragilissime casse comunali e in altri casi i proprietari, anche a fronte delle ordinanze, continuano a fare ostruzionismo. Agli enti locali è stata inviata una circolare che prescrive di accelerare le operazioni di acquisizione al demanio delle strutture abusive altrimenti saranno i competenti uffici regionali a denunciare omissioni e inadempimenti all’autorità giudiziaria. A fare scuola, in tal senso, potrebbe essere un Comune dell’agrigentino che, di concerto con il ministero delle Infrastrutture e della Difesa, sta perfezionando una convenzione per avviare le procedure per accedere alle risorse finanziarie necessarie per le demolizioni di 181 immobili e per il trasporto a discarica degli inerti che ammonta a circa 7 milioni di euro.
Continua, intanto, la saga agrigentina degli abbattimenti che ha come protagonista indiscussa la Procura di Agrigento. A Realmonte si attendono a breve le ruspe per i tre ecomostri da abbattere, così come annunciato dal procuratore aggiunto di Agrigento Ignazio Fonzo e dal sostituto Antonella Pandolfi. A Palma di Montechiaro ci sono state 27 ingiunzioni a privati e 77 al Comune a Palma di Montechiaro, 73 informative al Comune e 90 fascicoli sospesi. Segue Licata con 9 immobili già demoliti. A Lampedusa e Linosa, invece, si registrano 23 ingiunzioni a privati, 20 informative al Comune e una demolizione.

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