Fondi Ue, una corsa per salvare 600 milioni di euro - QdS

Fondi Ue, una corsa per salvare 600 milioni di euro

Rosario Battiato

Fondi Ue, una corsa per salvare 600 milioni di euro

mercoledì 19 Giugno 2013

Ad oggi spesa certificata pari al 20%, da gennaio a giugno spesi 10 milioni ogni 30 giorni. Po-Fesr: la Regione dovrà spendere una media di 100 milioni al mese fino a dicembre o dirgli addio

PALERMO – Adesso basta con le passeggiate, è giunto il tempo di correre per la Sicilia. Ancora una volta il rischio concreto è che la Regione perda il treno dei fondi Ue dei quali ha speso, ad oggi, poco più del 20% mentre le scadenze si fanno sempre più stringenti. Si tratta del consistente malloppo del Po-Fesr 2007-2013 che la Sicilia ha "parsimoniosamente" utilizzato per circa 2 miliardi sui 6 disponibili. E ora l’Ue potrebbe riprendersi questa cornucopia dell’abbondanza.
L’allarme è stato lanciato nel corso della riunione del Comitato di sorveglianza sullo stato di attuazione del Po-Fesr 2007-2013, in corso a Palermo, alla presenza dei dirigenti della Regione e dei componenti ministeriali della task-force. La quota da raggiungere per il 2013 è stata fissata: 32% contro il 22% attualmente censito dalla Regione, sebbene i dati della task force ministeriale risultino addirittura inferiori di quattro punti rispetto a quanto dichiarato dagli uffici amministrativi isolani. A rischio ci sarebbero 600 milioni di euro che la Regione dovrà spendere entro dicembre di quest’anno, imponendosi una media di circa 100 milioni al mese (3,3 milioni al giorno). Insomma, un vero e proprio volo in avanti dal momento che quest’anno la media di spesa della Sicilia, da gennaio a giugno, è stata di dieci volte inferiore all’obiettivo. In altri termini non ha superato i 10 milioni di euro mensili.
Da gennaio a giugno la Sicilia ha certificato 122 milioni di euro, mentre l’obiettivo manifesto è di arrivare a 425 milioni a fine ottobre e a 763 milioni a fine dicembre. Rispetto al finanziamento complessivo del programma, pari a poco meno di circa 6 miliardi, la Regione ha finora utilizzato un quinto della spesa totale, dato comunque più generoso di quello ministeriale di 4 punti percentuali. Il differenziale sarebbe determinato da differenti sistemi di caricamento della spesa, la Regione avrebbe calcolato anche gli interventi sui fondi Jessica e Jeremy, che in realtà preseterebbero gravi criticità, al vaglio del Comitato di sorveglianza. Al di là di questi punti contesi la Sicilia in termini di certificazione della spesa resta comunque indietro rispetto ad altre aree dell’Europa: nei Paesi sottosviluppati il dato medio è del 30%, mentre quello degli impegni di spesa è del 77% contro il 52% dell’isola.
I numeri mettono in croce alcuni dipartimenti particolarmente inefficienti. Il dipartimento dell’istruzione, ad esempio, è l’unico che si trova a quota zero (263 milioni disponibili) mentre il più virtuoso è quello delle infrastrutture a quota 37,92% (650 milioni spesi su 1,7 miliardi). Buona performance anche per Finanze e credito che a fronte di una dotazione minore, pari a 50 milioni di euro, ha raggiunto il 98% della spesa certificata. Bene anche Acque e rifiuti col 25% di spesa certificata per 130 milioni su 517 di dotazione complessiva e Protezione civile con 26 milioni di euro su 124 (21%). Sotto la soglia psicologica del 10% si piazzano la Famiglia (229 mila euro su 137 milioni per lo 0,22%), ma soffre anche il comparto ambientale ed energetico visti i pessimi risultati del dipartimento ambiente (12 milioni su 418, 2,93%), dell’energia (54 milioni su 517, 9,8%) e dell’urbanistica (335 mila euro su 4,9 milioni, 6,8%). Da più parti giungono rassicurazioni che scongiurano il disimpegno dei fondi, ma i timori, conoscendo le nostre medie, restano tutti.

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