Processo Ruby: sette anni a Berlusconi e interdizione perpetua dai pubblici uffici - QdS

Processo Ruby: sette anni a Berlusconi e interdizione perpetua dai pubblici uffici

Antonio Leo

Processo Ruby: sette anni a Berlusconi e interdizione perpetua dai pubblici uffici

martedì 25 Giugno 2013

Condanna per concussione e prostituzione minorile. Ghedini: “Faremo appello”

MILANO – È arrivata, dopo un’attesa spasmodica dei media di tutto il mondo, e delle tifoserie piazzate fuori dal Tribunale di Milano, la condanna per Silvio Berlusconi. Sette anni per concussione e per prostituzione minorile, interdizione a vita dai pubblici uffici, nonché interdizione legale per sette anni. Apriti cielo, l’Italia torna a dividersi tra chi giudica il verdetto il giusto epilogo per l’uomo più controverso d’Italia e chi grida al complotto ordito dalle toghe, ovviamente “rosse”.
La condanna è stata nell’aria per tutta la giornata. Intervistato da un cronista dell’Ansa, il padre di Kharima el Maroug, in arte Ruby, ha rifiutato di entrare nell’ennesimo tritacarne mediatico. “Io non so niente, non ho nessuna colpa. Sto male e sto andando in ospedale. Lasciatemi in pace”. Sua figlia, d’altro canto, è lontana: a migliaia di chilometri dal Paese, in Messico per la precisione. Le sue argomentazioni non hanno mai convinto i giudici, da essi sempre ritenute “contraddittorie”.
Per i magistrati inquirenti troppo sospetto è stato il totale dietrofront di Ruby, che nel corso del processo ha presentato due versioni opposte sulle serate di Arcore e sul suo primo incontro con il Cavaliere. Versioni che in nulla, o quasi nulla, combaciano: quella resa davanti ai pm nell’estate 2010, e da cui gli inquirenti trassero gli spunti per andare poi a trovare riscontri, e quella “portata” per la prima volta in aula, lo scorso 17 maggio, dalla giovane marocchina nella sua testimonianza nel processo a Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti.
 
La prima, in sostanza, era una “verità” sfavorevole al leader del Pdl, mentre la seconda, che è stata anche acquisita nel dibattimento “principale”, andava a suo favore. Se, infatti, nei verbali Ruby raccontava, per esempio, che le ragazze a Villa San Martino dovevano far “provare piaceri corporei” a Berlusconi, nella deposizione al processo “gemello” la marocchina ha parlato solo di balli “sensuali”, negando “contatti fisici tra il presidente” e le giovani. In ogni caso, sia quasi tre anni fa che in aula la ragazza ha sempre ribadito di non avere mai avuto rapporti intimi con il leader del Pdl, ma ha sempre dipinto un quadro sempre diverso, tale da renderla inattendibile agli occhi degli inquirenti.
La condanna inflitta al cavaliere è più alta di quella chiesta dal pubblico ministero Ilda Boccassini, che si era fermata a sei anni. Due i reati contestati a Berlusconi: concussione e prostituzione minorile.
Il primo riguarda le pressioni che l’ex premier avrebbe esercitato nei confronti dei funzionari della Questura di Milano per far “rilasciare”, nella notte tra il 27 e il 28 maggio di tre anni fa, la giovane marocchina fermata per via di un furto di 3 mila euro. La seconda contestazione – che per i pm è strettamente connessa alla prima – si riferisce, invece, agli atti sessuali che il Cavaliere avrebbe compiuto con la ragazza ancora minorenne in cambio di denaro e altre regalie, come gioielli e vestiti.
Intanto, ieri la tensione è salita alle stelle fuori dall’Aula di giustizia.
“La condanna di Silvio Berlusconi a sette anni di carcere per il caso Ruby è fuori da ogni logica”, ha dichiarato Niccolò Ghedini, il deputato-difensore di Berlusconi, facendo notare come “addirittura i giudici siano andati al di là delle richieste dei pm”.
“Lo diciamo da due anni e mezzo, tre anni, che qua, a Milano, questo processo non si poteva fare. È una sentenza larghissimamente attesa. Faremo appello nei termini di quaranta giorni, dopo che verranno depositate le motivazioni tra novanta giorni”, ha aggiunto Ghedini. Sul piede di guerra anche Daniela Santanché, l’esponente del Pdl in prima fila per difendere il Cavaliere.
 
“È una vergogna, una sentenza politica che con la giustizia non ha nulla a che fare”. Opposta, naturalmente, la reazione di parte del mondo di centrosinistra e di molti comuni cittadini che invece hanno esultato per il tutto pomeriggio. Sullo sfondo il governo di larghe intese guidato da Enrico Letta, che ora teme possibili ripercussioni politiche.

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