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Catania – Corruzione? No grazie. Serve task-force interna

Catania – Corruzione? No grazie. Serve task-force interna

venerdì 12 Luglio 2013

Dai piccoli favori alla corruzione vera e propria: spesso i diritti non sono uguali per tutti • Prevenire i reati contro la pubblica amministrazione: prima della Procura, può pensarci il sindaco • Istituire un team di dipendenti ed esperti che vigili sull’attività degli uffici: il Niai, Nucleo investigativo affari interni • Operare a stretto contatto con cittadini, media, Urp, Polizia municipale, sulla base di tutte le segnalazioni possibili

CATANIA – Dai favori sottobanco alla corruzione vera e propria, i reati all’interno della pubblica amministrazione fioccano quasi sempre indisturbati, tranne nei casi in cui la magistratura riesca a infilarsi nelle trame della burocrazia e scoprire fatti e responsabili. Ma può passare molto tempo e il danno per i cittadini e le imprese può essere molto alto. Una pratica bloccata su una scrivania perché il funzionario vorrebbe l’”aiutino” significa tardare ingiustificatamente il rilascio di un provvedimento. Dare la precedenza, viceversa, vuol dire danneggiare gli altri cittadini che attendono l’esito per le proprie pratiche. In ogni caso – e si tratta solo di esempi elementari – qualcuno ci perde di sicuro, l’equità va a farsi benedire, la logica del favore prevale, il clientelismo è vergognosamente alimentato.

Impedire che questo becero sistema di gestione del potere vada avanti è indispensabile, ma finora l’unico contropotere è quello della giustizia, sollecitata naturalmente dai cittadini che sempre più frequentemente espongono, anche in forma anonima, fatti e soprattutto misfatti, chiedendo l’intervento degli investigatori.
Prima ancora che siano le Procure a muoversi sulla regolarità di atti amministrativi di ogni genere, soprattutto sulle gare d’appalto, sui bilanci, sugli incarichi esterni e sulle assunzioni, potrebbero essere le stesse amministrazioni comunali ad adottare un proprio sistema di controlli interno, istituendo quello che chiamiamo Niai, ovvero Nucleo investigativo affari interni, di cui più volte abbiamo parlato nelle colonne di questo quotidiano.
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Si tratta in buona sostanza di un team ristretto, composto da dipendenti comunali e altri soggetti esterni, naturalmente formati nel controllo sulle attività della pubblica amministrazione, che si preoccupi costantemente di verificare il regolare flusso dei procedimenti amministrativi negli uffici. In costante contatto con i vertici politici del Comune, con i dirigenti e con i Rup (responsabili dei procedimenti), dovrebbero fondare la propria attività sui casi sospetti, che solitamente emergono: dalle denunce pubbliche sui mezzi di informazione; dalle segnalazioni dei cittadini e delle imprese che si sentono in qualche modo ostacolati perché non ottengono l’atto cui hanno diritto (o lo ottengono in ritardo); dall’Urp (Ufficio per le relazioni con il pubblico) che è l’interfaccia diretta tra l’ente e i cittadini; dal comando della Polizia municipale; dal Difensore civico, laddove presente; dall’Autorità giudiziaria stessa.
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Scovare i casi di corruzione e di altri reati all’interno della pubblica amministrazione è un dovere morale di ogni primo cittadino. Ci auguriamo che anche il sindaco Bianco, non appena avrà rodato la macchina amministrativa che ha appena messo in moto, possa occuparsi di questo importantissimo aspetto, istituendo il Niai e fornendo periodici resoconti sulla sua attività di vigilanza.
Non possiamo prevedere con esattezza quali risultati saranno prodotti, ma pensiamo che questo importante passo segnerà una svolta, scoraggiando innanzitutto quanti ritengono di poter operare come vogliono in quella che dev’essere la casa di vetro di tutti i cittadini, dove gli approfittatori e i furbetti non devono avere vita facile (come spesso avviene), ma essere individuati e cacciati via. Perché i diritti siano finalmente uguali per tutti.

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