F35, altro sì dal Senato. 12 mld di euro da spendere - QdS

F35, altro sì dal Senato. 12 mld di euro da spendere

Antonio Leo

F35, altro sì dal Senato. 12 mld di euro da spendere

mercoledì 17 Luglio 2013

La Torre: “Non possiamo e non dobbiamo rinunciare al sistema di difesa”

ROMA – Nessun nuovo acquisto di cacciabombardieri da parte del Governo senza l’autorizzazione del Parlamento. È questo il contenuto della mozione approvata ieri dalla maggioranza di larghe intese al Senato. Sulla falsariga di quanto aveva già votato la Camera dei deputati, anche l’altra Aula, quella “saggia”, del Parlamento vincola al proprio giudizio l’esecutivo. A Palazzo Madama si è così concretizzato il compromesso con 202 sì, 55 no e 15 astenuti. Sono state bocciate, invece, le mozioni di M5s, Sel e quella di una frangia del Pd, capeggiata da Felice Casson, che chiedevano la sospensione immediata del programma di spesa sui nuovi aerei da guerra.
In ogni caso, sulla spesa degli F-35 non si torna indietro. Il Governo prevede di spendere 11,8 miliardi di euro per questi caccia in 45 anni, a cominciare dal 2015. Una piccola spending review sulle spese militari era già stata varata lo scorso anno, quando è stato ridotto l’ordine degli F35 a 90 esemplari dai 131 originalmente previsti, per risparmiare 5 miliardi di euro in una fase di grave recessione economica.
Resta, comunque, una cifra altissima, specie se confrontata con altri settori ben più importanti per la nostra Economia. A partire dai beni culturali, in nessun altro Paesi numerosi come in Italia. Ebbene, recentemente l’Istituto di statistica europeo ha fotografato le voci di spesa relative al 2011 dei 27 Stati dell’Ue. Ne è venuto fuori che il nostro Paese spende soltanto l’1,1% del Pil per la cultura contro una media del 2,2% nell’Unione europea. Per le spese militari, invece, spendiamo il 3% del Pil: tantissimo per un Stato che nella propria costituzione, all’art. 11, dichiara di ripudiare “la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
Ma sono tanti gli interessi in ballo. Il programma Jsf (Joint Strike Fighters) prevede che Finmeccanica fornirà i componenti dell’ala e del cassone alare dell’F35 realizzati negli stabilimenti Alenia Aermacchi di Foggia e Nola (Napoli), oltre che presso il nuovo stabilimento di Cameri, dove saranno assemblati i caccia venduti dagli Stati Uniti in Europa e in alcuni Paesi dell’Asia.
Nonostante i diversi mugugni delle opposizioni, specie dei grillini e di Sel, la grossa coalizione all’italiana si è mantenuta compatta. “Un paese moderno, industrializzato, parte di un consesso internazionale – ha dichiarato a margine delle dichiarazioni di voto, il presidente della commissione Difesa del Senato Nicola La Torre – non può e non deve rinunciare a un sistema di difesa e non può contrapporre la spesa finalizzata a sostenerlo alle necessità del welfare o a altre voci di bilancio dello Stato”.
“La mozione – ha concluso il senatore Pd – afferma che il Parlamento resta la sede dove si assumerà ogni decisione e noi continueremo ad affrontare questo passaggio prestando attenzione alle diverse sensibilità che si manifestano, anche all’interno del nostro partito e del nostro gruppo, e sentendo tutto il peso della responsabilità di una forza che al governo del Paese ha il dovere di difendere il valore Costituzionale della pace coniugandolo con quello della tutela della difesa e della sicurezza dell’Italia”.

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