Cantieri-lavoro, trovata clientelare - QdS

Cantieri-lavoro, trovata clientelare

Michele Giuliano

Cantieri-lavoro, trovata clientelare

sabato 31 Agosto 2013

50 milioni per lavori inutili, realizzati senza le competenze necessarie. Partiranno a breve coinvolgendo 20.000 disoccupati per non più di 3 mesi. La Regione distribuisce a pioggia 
 

Tanti, tantissimi soldi che potrebbero sbloccare all’incirca 150 cantieri per le piccole opere pubbliche, oppure generare dieci volte tanto in investimenti per le imprese. Ed invece ancora una volta la Sicilia finisce per distinguersi per la sua mentalità clientelare e assistenzialista. A breve partiranno i nuovi cantieri-lavoro, finanziati dalla Regione con 50 milioni di euro. Una cifra enorme di questi tempi che seppur non possa essere considerata la panacea di tutti i mali comunque potrebbe alleviare le difficilissime condizioni in cui navigano le imprese. Invece in Sicilia si pensa sempre ai piccoli interessi di bottega, a perdere in mille rivoli risorse che invece avrebbero bisogna di essere valorizzate. In 20 mila nell’Isola si apprestano ad attingere da questi cantieri-lavoro: tanti saranno i “posti di lavoro” assicurati ovviamente per un breve periodo, una manciata di mesi. 
 
 A beneficiarne saranno soprattutto i giovani, dai 18 ai 35 anni, portatori di handicap e immigrati. Faranno parte di cantieri definiti di pubblica utilità: i progetti saranno definiti dai Comuni stessi che chiederanno i finanziamenti alla Regione per piccole opere pubbliche, bonifica di spiagge e pulizia di parchi e verde in genere. L’ennesima colata di soldi che rischia di perdersi senza neanche rendersene conto. Perché il problema vero è anche quello della reale utilità di questi cantieri. 
 
Non essendoci manodopera specializzata si possono realizzare lavori di piccola entità. Per cui si finisce puntualmente con i Comuni che chiedono questi soldi per opere assolutamente superflue. Nella maggior parte dei casi per rifare marciapiedi. 
E’ successo lo scorso anno ad esempio nel palermitano e nel trapanese, a Partinico e Alcamo, con polemiche furibonde. Nella cittadina partinicese si sono finanziati i rifacimenti dei marciapiedi in viale Aldo Moro, dove però sarebbe servita un’opera radicale per eliminare le radici degli alberi secolari che stanno invadendo il sottosuolo: “Tra qualche anno saremo punto e da capo – sottolineano diversi consiglieri comunali -: le radici torneranno a devastare la sede stradale, sono stati soldi buttati al vento”. Ancora più grottesco ciò che è accaduto ad Alcamo dove sono stati rifatti i marciapiedi di corso VI Aprile che erano stati realizzati appena l’anno precedente, scatenando la protesta dei commercianti: “Abbiamo subito disagi per un lavoro che era superfluo” hanno sostenuto. E di storie simili ce ne sono un po’ in tutta la Sicilia. Un anno fa l’allora esponente dell’Ance, Andrea Vecchio, fece personalmente un giro nei cantieri attivati a Catania e provincia fotografando i lavoratori intenti a fare ben altro: dormire, mangiare o conversare. 
 
Gli addetti ai lavori del mondo imprenditoriale e sindacale guardano a questi cantieri con estrema diffidenza: “Se si finanziassero i Confidi, con 50 milioni di euro metteremmo in movimento nel tessuto siciliano ben 500 milioni di euro” ha precisato Giuseppe Catanzaro, vicepresidente di Confindustria Sicilia. I giudizi sull’attivazione di questi cantieri-lavoro sono pressoché unanimi: “Se il presidente Crocetta avesse voluto utilizzare i 50 milioni di euro in un piano di lavoro produttivo – sostiene Santino Barbera, segretario regionale della Filca Cisl – avrebbe dovuto rimodularli indirizzandoli ad aprire cantieri veri, per dare lavoro e occupazione a lavoratori veri e imprese vere”.
 
“Con questo provvedimento – denunciano i deputati regionali Erasmo Palazzotto e Salvo Lipari – si continuano a spendere in modo del tutto infruttifero le risorse disponibili, per opere che avranno ridottissime ricadute”. “Soldi spesi – aggiunge Salvatore Siragusa, collega all’Ars – per destinarli ad interventi che non hanno alcunché di strutturale”. L’Ance Sicilia digerisce a stento questa misura: “Si tratta di una forma assistenzialistica – commenta il presidente regionale Salvo Ferlito – che non garantisce un ritorno al territorio ma che può anche essere compresa in un momento così grave di crisi. Mi auguro solamente che questi cantieri, che mortificano i lavoratori costretti a dei salari non adeguati, non vengano ripetuti nel tempo”.

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