La felicità misurata in tweet, luci ed ombre in Sicilia - QdS

La felicità misurata in tweet, luci ed ombre in Sicilia

Oriana Sipala

La felicità misurata in tweet, luci ed ombre in Sicilia

sabato 07 Settembre 2013

“Voices from the blog”: indagine condotta dall’Università di Milano: l’Isola al 15° posto. Tra le province più infelici c’è Enna (38,1%). Agrigento in vetta con il 53,3%

ROMA – “La felicità è il desiderio di ripetizione”, diceva Milan Kundera nel suo romanzo più famoso, e forse non aveva tutti i torti. Continuamente angosciati dal divenire, dall’ansia di adeguarci ai ritmi che la realtà sfuggente ci richiede, non siamo più in grado di fermarci, di assaporare le cose semplici e banali della vita, quelle che spesso si danno per scontato perché “si ripetono”, giorno per giorno.
Eppure, desiderare la ripetizione senza rischiare di cadere nella noia non sarebbe male, ci aiuterebbe a vivere meglio la nostra esistenza, spesso sopraffatta da novità effimere.
Questa sopraffazione, questo frenetico susseguirsi di novità che invecchiano in fretta è il tratto principale della modernità, che ha investito anche il modo di concepire e la felicità.
Cosa vuol dire oggi essere felici? Secondo Paolo Legrenzi, psicologo cognitivo e docente all’Università Ca’ Foscari, la felicità non è definibile, né misurabile, essendo questa un sentimento intimo e aleatorio. A tutti sarà capitato di essere felici per qualche inspiegabile ragione e di cadere in una profonda tristezza l’attimo dopo per una ragione altrettanto misteriosa. Ed è anche vero che in periodi storici drammatici non si può escludere l’esistenza di persone felici. È davvero strana la felicità.
Eppure, nell’epoca della scienza e della misurabilità, non mancano studi che hanno cercato di quantificare tale sentimento. In Italia, uno studio originale è stato condotto presso l’Università di Milano, dove è stata lanciata l’iniziativa “Voices from the blog”.
Lo studio è consistito nell’analisi di 40 milioni di tweet scritti nel 2012, e sulla base del loro contenuto si è riusciti a capire il grado di felicità di ogni singola regione italiana. Tra le regioni più felici si colloca l’Emilia Romagna, con un buon 51%. La più infelice, invece, sembra essere la Basilicata, con un punteggio di 37,6%. La Sicilia non vanta una posizione invidiabile e si piazza al quindicesimo posto con il 42,8%. Nello specifico, tra le province più infelici dell’infelice Isola, abbiamo Enna, con una percentuale di 38,1%. Ma ad alzare la triste media ci pensa Agrigento, che con il suo 53,3% è la provincia più felice.
Viste le velocissime evoluzioni della tecnologia, forse non c’è più neanche bisogno di aspettare che studi emeriti ci dicano quanto siamo felici. Di recente è stata inventata un’app che serve proprio a questo. “Emotion Sense” calcola il nostro umore combinando i dati delle nostre attività sullo smartphone (conversazioni, sms, ecc). E se i nostri messaggi fossero frutto di calcolate menzogne? I sondaggi, i test, le app possono di certo soddisfare la nostra curiosità, ma non potranno mai comprendere il nostro Io più intimo. In fondo non lo conosciamo nemmeno noi. Su questo Freud aveva perfettamente ragione.

Il giorno più cupo. 12 luglio 2012 quando lo spread saliva a quota 516

A influire sulla percezione della felicità ci sono tanti fattori. Primo fra tutti il periodo dell’anno. In primavera, infatti, si registrano tweet più felici rispetto a quelli che circolano in autunno.
Hanno un ruolo decisivo anche le varie attività che ci impegnano, come la palestra, il lavoro, la partecipazione attiva in associazioni o gruppi.
I tweet delle persone impegnate in tali attività sembrano essere più felici.
Infine, non è da trascurare il particolare periodo storico che stiamo vivendo: il giorno più felice per gli italiani sembra essere stato il 16 maggio, data in cui i titoli dei giornali erano dedicati allo scandalo della paghetta di Renzo Bossi.
Il giorno più cupo del 2012 è stato invece il 23 luglio, giorno in cui lo spread è salito a quota 516.
Di sicuro la felicità è un sentimento intimo e soggettivo, ma è anche vero che le condizioni esterne, di sicurezza (o di incertezza) economica sono un fattore fondamentale per la nostra serenità e il nostro benessere, e senza dubbio in tempi di crisi siamo tutti un po’ meno felici.

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