Di nuovo a studiare: tra incognite, strutture obsolete e tante promesse - QdS

Di nuovo a studiare: tra incognite, strutture obsolete e tante promesse

Chiara Borzi

Di nuovo a studiare: tra incognite, strutture obsolete e tante promesse

giovedì 12 Settembre 2013

Conti alla mano, il 2014 sarà un anno difficile per gli studenti siciliani che non potranno contare su un’adeguata offerta formativa. La proposta di Pina Palella della Cgil: “Il precariato si sconfigge con la scuola a tempo pieno”

Catania – Anche per gli studenti siciliani le vacanze sono agli sgoccioli. Finita la pausa estiva più di 700 mila ragazzi torneranno nei loro istituti, ma che scuola sarà quella che li formerà nell’anno 2013/2014?
L’istruzione siciliana affronta già e affronterà una nuova stagione controversa. Annualmente si ripropongono problemi consueti, ma quest’anno si cerca risposta ad una nuova grande incognita: chi gestire le scuole con l’abolizione delle province? La situazione rimane scottante per tre altri “vecchi” motivi: l’esistenza del precariato tra insegnati e professori, l’inadeguatezza delle strutture, la conseguenziale difficoltà d’offrire una efficace offerta formativa.
Scuole provinciali, futuro incerto.
A poco meno di una settimana dall’inizio delle lezioni non si sa a quale livello amministrativo affidare le scuole. La Regione aveva in estate ipotizzato un’attribuzione ai Comuni, ma le condizioni economiche attuali non lo permettono. Una solo circoscrizione sembra starsi attrezzando autonomamente, quella di Enna, che ha previsto la nascita di una Consulta comunale dedicata ai servizi scolastici. A livello superiore tutto è immobile. Il sostegno della Regione attualmente avviene solo a livello economico. Prima della pausa estiva il governo Crocetta ha infatti vinto, seppur in modo parziale, un’ultima sfida all’Ars che ha permesso di liberare cinque milioni di euro a favore delle province. Le somme non sono però rese obbligatoriamente spendibili a favore dell’istruzione, come avrebbe voluto invece l’assessore alle Autonomie Locali Patrizia Valenti. Ad agosto 2013 sono giunti comunque dallo stesso Assessorato altri 7 milioni e 747 mila euro per le province di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Palermo, Ragusa e Trapani, ma esclusivamente per finanziare licei musicali e linguistici. I soldi erano attesi dal 2012.
Docenti, pochi e precari.
Precariato o addirittura assenza di insegnanti e professori sono un altro volto del problema siciliano. Secondo il Cip (Comitato Insegnanti Precari) la Sicilia è la regione italiana con più insegnanti in attesa di un contratto, le ultime stime parlano di migliaia di precari presenti in ogni fascia d’istruzione. Secondo quanto riportato inoltre da Il Sole 24 Ore, la Sicilia è anche una delle regioni (insieme a Toscana e Lazio) che avrà maggiore difficoltà ad approvare le graduatorie che ammetteranno i vincitori del cosiddetto “concorsone”: nonostante la scadenza fissata al 31 agosto, attualmente non è stato approvato neppure il 50% delle liste dei vincitori. I posti messi a concorso nell’Isola per il 2013 sono complessivamente 1.583, 608 tra scuola dell’infanzia e primaria a cui si aggiungono 55 posti di sostegno, 884 nella scuola secondaria di I e II grado a cui si aggiungono 76 di sostegno.
Strutture fatiscenti.
Altro capitolo dolente è il problema delle strutture. Gli edifici scolastici siciliani sono per la maggior parte inadeguati e obsoleti. Secondo i dati del Miur, 1.350 su 3.335 edifici hanno più di 50 anni e ben 450 sono stati costruiti tra il 1900 e il 1940. Quasi un terzo degli edifici scolastici è stato riadattato a scopi di istruzione perché originariamente costruito per altri usi e 716 tra questi sono nati dopo lo svolgimento di semplici lavori di manutenzione. Guardando in faccia questi numeri la Regione ha cominciato a muoversi ad agosto liberando 150 milioni di euro per la riqualificazione urgenti e la messa in sicurezza degli edifici, in particolari quelli in cui è stato riscontrato la presenza di amianto. Per altri fondi bisognerà però attendere il rispetto di altri annunci che al momento sono solo promesse: parliamo dei 33 milioni di euro promessi dalla Regione per la costruzione di nuove scuole, altri 16 milioni per finanziare interventi immediatamente cantierabili, ancora altri 16 milioni provenienti dal Miur da destinare alle province proprietarie degli edifici scolastici.
Le proposte della Cgil.
Conti e carte alla mano la scuola che si presenterà ai ragazzi siciliani per il 2014 avrà grandi difficoltà. Difficoltà che inevitabilmente incideranno sulle possibilità e le capacità di offrire un percorso formativo ottimale, in una regione che, forse non a caso, è anche tra le prime per dispersione scolastica. A tutto può esserci però una soluzione, così come spiegato da Pina Palella, responsabile organizzativa della CGIL provinciale di Catania.
“La Sicilia – ha dichiarati Palella – ha un alto numero di precari perché per anni lo sbocco occupazionale dei nostri giovani è stato ed è solo il lavoro pubblico. Le nostre graduatorie sono più popolate perché negli ultimi anni si è visto un minor numero di cattedre messe a concorso. Non va dimenticato un altro elemento determinante, la minore presenza di scuola a tempo pieno e tempo prolungato generalizzato: in Sicilia non so se arriviamo al 3%. Abbiamo 11 mila precari nella scuola dell’Infanzia, 10 mila nella primaria, più di 15 mila tra medie e superiori, senza considerare il personale Ata. Una soluzione è ripristinare il tempo pieno a scuola, annullato dalle riforme Moratti e Gelmini. Ciò ha solo provocato un aumento del numero del precariato, tramutato i docenti di ruolo in soprannumerari e diminuito il tempo scuola degli studenti italiani. Come Flc Cgil siamo stati contrari sin dal nascere al concorsone, bisognava invece incrementare le assunzione dei giovani precari. Se non si fa adesso avremo una classe docente sempre più vecchia per via della riforma pensionistica che allunga la permanenza scolastica a 65 anni”.
“Le soluzioni – continua Palella – possono essere l’incremento delle ore, la creazione di un organico funzionale delle scuole che risponda alle necessità e amplierebbe anche la domanda e posti di lavoro. Non dimentichiamo il problema del sostegno. Mi giungono voci di un rapporto che vedrebbe un insegnante per 4 bambini disabili. L’Italia era uno dei primi paesi per inserimento degli studenti disabili, non vorrei si perdesse quel che era un fiore all’occhiello. Riguardo i fondi per le strutture. Le nostre scuole non sono sicuramente a norma con le leggi di sicurezza. Ci sono finanziamenti nazionali ed europei, anche Inail. Le scuole devono utilizzarli per dare risposte in termini di sicurezza e, mi permetto di dirlo, possono diventare anche motore per rilanciare dinamiche lavorative nel mercato”.
Chiedendo se la burocrazia sia una giustificazione ai ritardi di manutenzione, Palella ha così risposto: “Si certo, la burocrazia costituisce una grossa fetta ma non credo il problema sia solo questo. La forte volontà del Consiglio d’Istituto, del corpo docenti hanno saputo risolvere i problemi. La burocrazia è spesso una scusa. Sicuramente un elemento ostativo è la direzione delle scuole oggi. Ci sono sedi senza dirigenti. Aver un dirigente con una sede, più una sede dove fa il reggente, rende più complesso il funzionamento naturale delle scuole. Servono dirigenti che si occupino in maniera specifica di un solo istituto”.

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