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Se il Governo si dimette 9,4 mld di euro di tasse in più

redazione

Se il Governo si dimette 9,4 mld di euro di tasse in più

venerdì 27 Settembre 2013

Previsioni per il 2014 in caso di crisi: lo studio della Cgia di Mestre

ROMA – Se la settimana prossima il premier Enrico Letta dovesse essere costretto a rassegnare le dimissioni nel 2014 gli italiani potrebbero subire una vera e propria stangata. È quanto sostiene il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi. “Tra il ritorno dell’Imu sulla prima casa e l’aumento dell’Iva che scatterebbe dal 1° gennaio, si troverebbero a pagare 9,4 miliardi di euro in più. Di questi, 7,2 miliardi sarebbero in capo alle famiglie e l’aggravio medio annuo per ciascun nucleo si aggirerebbe attorno ai 280 euro”.
Secondo la Cgia potrebbero essere questi gli effetti fiscali sulle tasche degli italiani a seguito dell’eventuale caduta del governo Letta. “Dando per scontato che domani la Presidenza del Consiglio dei ministri approverà una misura che sposterà l’aumento dell’Iva a partire dal 1° gennaio, nel 2014 potremmo ritrovarci a pagare l’Imu sulla prima casa e a subire l’aumento dell’Iva dal 21 per cento al 22 per cento” aggiunge Bortolussi.
Ipotizzando la caduta del Governo nelle prossime settimane, ecco cosa potrebbe succedere nel 2014. Gli italiani dovrebbero tornare a pagare l’imu sulla prima casa. L’onere in capo alle famiglie sarebbe pari a 4,42 miliardi di euro. Gli altri 767 milioni, che porterebbero le entrate totali a 5,18 miliardi di euro, arriverebbero dalla reintroduzione dell’imposta sulle abitazioni principali assegnate dagli Iacp, sui terreni agricoli e sui fabbricati rurali strumentali e sulle abitazioni delle cooperative a proprietà indivisa.
 
Inoltre, rispetto al 2012, i proprietari di prima casa subirebbero un ulteriore aggravio, pari a 400 milioni, a seguito dell’eliminazione della possibilità di detrarre 50 euro per ogni figlio residente. Invece, l’aumento di un punto percentuale dell’aliquota ordinaria dell’Iva costerebbe 4,2 miliardi di euro all’anno. Secondo le stime della Cgia, il gettito a carico delle famiglie dovrebbe attestarsi attorno ai 2,8 miliardi di euro. L’altro 1,4 miliardi di euro verrebbe attribuito agli Enti non commerciali, alla Pubblica amministrazione e alle imprese (nei casi dove non sussiste la deducibilità dell’imposta).
Il rischio che questo scenario si faccia concreto scaturisce dalla minaccia di dimissioni in massa lanciata dal Pdl durante il vertice di Berlusconi con i gruppi parlamentari. Il Cavaliere ha parlato di colpo di Stato in corso: “È in corso un’operazione eversiva che sovverte lo stato di diritto ad opera di magistratura democratica – ha detto – Sono i giorni più brutti della mia vita.
 
Essere stato buttato fuori per un’accusa così infamante. Sono 55 giorni che non dormo. Ho perso 11 chili, uno per ogni anno di galera che mi vorrebbero far fare. Io non mollo il mio dovere è resistere e combattere nonostante sia molto difficile perche’ ho contro tutti’. Un lungo applauso ha accolto la proposta del capogruppo del Pdl al Senato Renato Schifani quando ha proposto ai presenti di considerarsi decaduti quando la Giunta voterà quella di Berlusconi nella riunione 4 ottobre. Un applauso, a quanto si apprende, che è stato ripetuto quando è entrato il Cavaliere.
 

Dimissioni di massa del Pdl. Napolitano si dice inquietato

ROMA – “L’orientamento assunto dall’Assemblea dei gruppi parlamentari del Pdl – sostiene Napolitano – non è stato formalizzato in un documento conclusivo reso pubblico e portato a conoscenza dei Presidenti delle Camere e del Presidente della Repubblica. Ma non posso egualmente che definire inquietante l’annuncio di dimissioni in massa dal Parlamento – ovvero di dimissioni individuali, le sole presentabili – di tutti gli eletti nel Pdl. Ciò configurerebbe infatti l’intento, o produrrebbe l’effetto, di colpire alla radice la funzionalità delle Camere. Non meno inquietante – aggiunge il Capo dello Stato – sarebbe il proposito di compiere tale gesto al fine di esercitare un’estrema pressione sul Capo dello Stato per il più ravvicinato scioglimento delle Camere”.
“Verificherò le conclusioni dell’assemblea”, aveva affermato già il giorno prima il Capo dello Stato: “È capitato – aveva detto – un fatto politico improvviso cui debbo dedicare oggi tutta la mia attenzione. Napolitano era atteso ad un incontro al Senato su De Gasperi, ma ha disertato l’appuntamento.

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