Lotta all’evasione ancora a metà nell’Isola - QdS

Lotta all’evasione ancora a metà nell’Isola

Francesco Sanfilippo

Lotta all’evasione ancora a metà nell’Isola

martedì 08 Ottobre 2013

Scoperti in Sicilia 3 mila abusi edilizi per oltre 600 mila metri cubi di volumetria nel 2012, ma occorre fare di più. L’incentivo al recupero, 33% delle somme riscosse definitivamente contro il 100% del resto d’Italia

PALERMO – In un convegno dedicato alla lotta all’evasione, è emerso un quadro che non è incoraggiante, seppur non manchino alcune positività. Secondo il segretario generale dell’Anci Sicilia, Mario Emanuele Alvano, occorre avvicinarsi il più possibile al recupero del 100% dell’evasione accertata secondo quanto previsto dal decreto n. 203 del 2005 e dalle successive norme d’attuazione, superando i limiti della legislazione siciliana. Tuttavia, non sono ancora disponibili dati certi su quanto abbiano riscosso gli 86 comuni siciliani che, finora, hanno aderito alla convenzione con l’Agenzia delle Entrate.
Di recente, si è tenuto a Palermo un convegno, intitolato “Andamento della finanza pubblica e contrasto all’evasione” presso la Sala gialla di Palazzo Orleans, sede del Parlamento siciliano. Durante il suo svolgimento, sono stati trattati, tra i temi, il federalismo fiscale, il rapporto tra gli enti coinvolti nella lotta all’evasione, l’accertamento e riscossione dei tributi locali.
Finora, la Sicilia ha un tasso di regionalizzazione delle entrate correnti pari al 47,61% rispetto all’Italia, dove tale indice si attesta sul 67,62%. Il tasso di realizzazione delle entrate tributarie estere è del 44.99% in Sicilia, mentre è del 62,61% in Italia. Il tasso di smaltimento dei residui attivi, invece, è pari al 29,42% in Sicilia, mentre nel resto del Paese è al 48,16%, così come le entrate extra tributarie si attestano sul 15,84% nell’Isola contro il 25,48% nazionale. Il grado di autonomia tributaria della Regione è il 33,3% a fronte di una media nazionale del 58,2%.
L’evasione fiscale si aggira, oggi, sui 103 miliardi di euro l’anno e negli ultimi anni si è registrata una maggiore attenzione delle Istituzioni, portando il suo recupero dai 6,3 miliardi del 2007 ai 12,7 miliardi del 2011. Infine, i trasferimenti della Regione Sicilia ai suoi enti locali sono stati decrescenti, passando dai 913 milioni del 2012 ai 651 milioni di euro nel 2013, cosa che ha messo in ginocchio i comuni isolani.
In realtà, la norma del decreto legge del 30 settembre, n. 203 – successivamente convertito e modificato dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248 – prevede il riconoscimento di una quota parte delle somme accertate o riscosse dall’Agenzia delle Entrate ai comuni del 30%, poi estesa al 100% per gli anni 2012-2013-2014 in seguito alla legge 148/2011. In Sicilia, la norma del 2005 è stata accolta con la legge n. 26 del 2012, limitando la quota spettante ai comuni siciliani al 33%.
Dopo che la norma è stata introdotta in Sicilia, la Regione, l’Anci, la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Entrate hanno stipulato un accordo-quadro che ha l’obiettivo di sviluppare programmi locali al fine di recuperare l’evasione. A tal scopo, è stato costituito un gruppo di lavoro che deve materialmente costruire i percorsi investigativi e istruire il personale dei comuni, facilitando e indirizzando l’attività anti-evasione in modo efficiente. Secondo il direttore dell’Agenzia delle Entrate della Regione Sicilia, Antonino Gentile, il gruppo di lavoro ha già approvato dei percorsi investigativi. Infatti, la collaborazione attuata con i comuni e con l’Assessorato regionale al Territorio ha portato alla scoperta 3 mila abusi edilizi per oltre 600 mila metri cubi di volumetria nel 2012.
Il direttore Gentile ha dichiarato: “C’è una continua ricerca di risorse per far quadrare i conti, quindi diventa fondamentale rafforzare la capacità di governo degli apparati amministrativi dei territori. In assenza di strutture in grado di assecondare l’applicazione dell’autonomia finanziaria, l’uso della leva fiscale si riduce in un aumento delle aliquote fiscali e delle tariffe senza alcun ampliamento della base imponibile, con sofferenza degli equilibri e una forte rigidità dei bilanci”.

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