Svimez: crolla Pil siciliano (-4,3%), doppiata la decrescita nazionale - QdS

Svimez: crolla Pil siciliano (-4,3%), doppiata la decrescita nazionale

Maria Francesca Fisichella

Svimez: crolla Pil siciliano (-4,3%), doppiata la decrescita nazionale

mercoledì 23 Ottobre 2013

I più poveri dopo i campani: 16.546 € la ricchezza pro capite contro i 34.415 della Valle d’Aosta. La regione registra la più ampia variazione negativa rispetto all’anno precedente

PALERMO – “Nel 2012 il prodotto interno lordo è calato nel Mezzogiorno del -3,2%, approfondendo la flessione già registrata l’anno precedente (-0,6%). Il calo è stato superiore di oltre un punto a quello rilevato nel resto del Paese (-2,1%). Ma soprattutto è il quinto anno consecutivo, dal 2007, che il tasso di crescita del PIL meridionale risulta negativo: il prodotto dell’area si è ridotto del -10,1%, quasi il doppio della flessione registrata nel Centro–Nord (-5,8%)”. I numeri emergono dall’annuale rapporto Svimez presentato nei giorni scorsi.
Il dato sconfortante registrato da tutte le regioni del Meridione oscilla tra il risultato della Sicilia (-4,3%) e quello di Lazio e Lombardia (-1,7%). In mezzo troviamo Campania e Molise (-2,1%), seguono Puglia e Calabria (rispettivamente -3 e -2,9%), Abruzzo (-3,6%) e Sardegna (-3,5%). In coda la Basilicata (-4,2). Secondo l’analisi della Svimez, il Sud ha risentito di una maggiore flessione per via di una fragilità strutturale del sistema delle imprese, le quali sono meno attrezzate a resistere a una dinamica negativa del ciclo così lunga e intensa.
“La maggiore fragilità è dovuta a un’amplificazione dei problemi tipici dell’industria italiana: ridotta dimensione, scarsa innovazione, limitata internazionalizzazione, che si trasformano in bassa produttività e limitata capacità competitiva. Il prolungarsi della crisi ha portato a un ulteriore allargamento del divario di sviluppo dell’economia del Mezzogiorno con il Centro-Nord”.
Detto ciò, continuando l’analisi, emerge che nel 2012 la regione più ricca è stata la Valle d’Aosta, con un Pil pro capite di 34.415 euro, seguita da Lombardia (33.443), Trentino Alto Adige (33.058), Emilia Romagna (31.210 euro) e Lazio (29.171 euro). Nel Mezzogiorno la regione con il Pil pro capite più elevato è stata l’Abruzzo (21.244 euro). Seguono il Molise (19.845), la Sardegna (19.344), la Basilicata (17.647 euro), la Puglia (17.246), la Sicilia (16.546) e la Campania (16.462). La regione più povera è la Calabria, con 16.460 euro.
E se un valdostano ha prodotto nel 2012 quasi 18mila euro in più di un calabrese, neanche consumi e investimenti raccontano di un 2012 in positivo, anzi. I consumi finali interni nel 2012 sono crollati al Sud del -4,3%, oltre mezzo punto percentuale in più rispetto al Centro-Nord (-3,8%). Il rapporto sottolinea che negli anni della crisi, dal 2008 al 2012, i consumi della famiglie meridionali si sono ridotti del 9,3%, oltre due volte in più del Centro-Nord (-3,5%).
Particolarmente in contrazione al Sud è la spesa delle famiglie per i consumi alimentari (-11,3%) e per vestiario e calzature (-19%). Non navigano in acque più tranquille neanche gli investimenti: – 8,6% al Sud, rispetto al pur negativo -7,8% dell’altra ripartizione, che segue al -3,9% dell’anno precedente. Negli anni della crisi, dal 2008 al 2012, gli investimenti sono crollati al Sud del 25,8%, con un peso determinante dell’industria (-47% dal 2007 al 2012).
In un contesto fortemente negativo, dove secondo la Svimez nel 2013 il Pil italiano dovrebbe calare dell’1,8%, quale risultato del -1,6% del Centro-Nord e del -2,5% del Sud, tengono ancora le esportazioni (nel 2013, a fronte della stazionarietà del Centro-Nord con lo 0%, il Sud segnerebbe -0,1%).

Economia agricola. Scendono gli investimenti del 36%

Per quanto riguarda il settore primario, nel complesso, il Sud mantiene la sua specificità agricola, con un’incidenza circa doppia rispetto al Centro-Nord sia sul valore aggiunto totale (3,5% rispetto all’1,5% del Centro-Nord), sia sul fronte delle unità di lavoro (8,7% contro 3,7%). Il forte peso del Mezzogiorno nel settore non è intaccato: il 40% del valore aggiunto prodotto e il 46% degli occupati sul totale sono al Sud, dove gravitano 971mila aziende, il 60% del totale nazionale, su una Sau (superficie agricola utilizzata) pari al 47% del totale. Va però segnalato che dal 2006 al 2012 il valore aggiunto dell’agricoltura meridionale è crollato del 10% a fronte del calo del 2% nel Centro-Nord. Scendono anche gli investimenti: tra il 2000 e il 2012 sono caduti addirittura del 36%, oltre il triplo del Centro-Nord (-10,2%). Mentre continua a crescere il valore dei servizi annessi, che al Sud pesano sul valore della produzione agricola per il 14,6%, con punte del 24% in Basilicata, del 17% in Molise e del 16,5% in Puglia. In calo anche l’occupazione, -2,7% contro il -4,1% del Centro-Nord, che si è fatta sentire soprattutto nel lavoro autonomo, portando nel 2012 gli occupati nel settore a 1 milione 185mila unità (di cui 546mila nel Mezzogiorno e 639mila nel Centro-Nord).
Nel settore si evidenziano due fattori: aziende piccole e autoconsumo. Il 69% ha una produzione inferiore agli 8mila euro annui. Sono microimprese poco inclini a strutturarsi in logiche di filiera (solo il 23% del totale aderisce a una forma associativa), ma il 29% del totale pratica la vendita diretta, contro il 22% del Centro-Nord.

Speranza nella filiera alimentare: l’Isola è tra le regioni trainanti

Molte le speranze che si riversano sul settore agricolo e sull’industria alimentare, che incidono nel Mezzogiorno per quasi il 5% sul valore aggiunto complessivo, a fronte del 3,7% del Centro-Nord. I comparti della vitivinicoltura e dell’orticoltura meridionali offrono interessanti esempi di filiere organizzate e modelli produttivi di riferimento, si legge nel rapporto. Si pensi alla filiera ortofrutticola meridionale: la regione trainante è la Sicilia, con il 17% della produzione nazionale, seguita da Campania e Puglia (13%) ed Emilia Romagna (12%). Rispetto alla Plv, produzione lorda vendibile, l’ortofrutta copre in Sicilia il 56% della stessa, il 51% in Campania e il 48% in Puglia e Calabria, a fronte di una media nazionale del 26%. Anche il settore vitivinicolo dice la sua al Sud. Nel 2012 il Sud ha prodotto il 46% del vino italiano (42% bianco, 39% rosso), su una superficie pari al 52% del totale nazionale, due terzi della quale concentrati in Sicilia e Puglia. Al Sud si concentra poi il 20% della produzione Doc e Docg, il 42% della Igt e il 54% del vino da tavola. Rispetto al 2011, nel 2012 la produzione è cresciuta del 6,4% al Sud, incremento dovuto principalmente alla Sicilia (+13%) e alla Puglia (+12%). In crescita esportazioni e biologico.

 

Industria e manifatture, continua l’agonia. Legno, carta, abbigliamento i settori in crisi

PALERMO – Riguardo il settore industriale il Rapporto non usa mezzi termini: “Al Sud continua a soffrire”. A livello nazionale il valore aggiunto nel 2012 è sceso del 3,5%, una flessione risultante dal -3,3% del Centro-Nord e dal -4,7% del Sud.
Non va meglio per il comparto manifatturiero, con il dato nazionale in calo del 3,9% (-3,7% nel Centro-Nord e addirittura -5,4% nel Mezzogiorno). Male al Sud soprattutto il tessile-abbigliamento (-6,9%), le industrie del legno e della carta (-8%) e gli articoli in gomma e materie plastiche (-8,5%). Più contenuta la perdita nell’alimentare (-1,6%) e nell’energia (-2,6%).
Al Centro-Nord tengono le aziende alimentari (+1,3%), mentre crolla il tessile e le industrie del legno e della carta (-7,7%).
Sul fronte export, al netto dei prodotti della raffinazione e petroliferi, gli incrementi sono del 2,5% al Centro-Nord (erano quasi il 12% l’anno prima) e dello 0,9% al Sud (contro il 9,2% del 2011).

La produttività nel 2012 è diminuita del 2% al Sud e dell’1,6% al Centro-Nord, interrompendo il recupero di produttività iniziato nel 2010.Quanto all’occupazione, nel 2012 i posti di lavoro nel settore sono scesi al Sud del 2,7% contro il calo del – 1,8% del Centro-Nord.
Aria di burrasca anche nel settore edilizio dove si registra nel 2012 un calo del valore aggiunto del 6,9% nel Mezzogiorno e del 6,1% nel Centro-Nord, aggravando la perdita del 2011 (rispettivamente -4,5% e -3,1%). Non va meglio sul fronte degli investimenti: dopo cinque anni consecutivi di risultati negativi in entrambe le ripartizioni, sono scesi nel 7% al Sud e del 6% nel Centro-Nord, a testimonianza degli effetti sfavorevoli della crisi economica nell’edilizia. Non a caso dal 2007 al 2012 gli investimenti nelle costruzioni sono crollati al Centro-Nord del 21,2% e al Sud del 26,4%.
Ancora un dato la dice lunga circa il difficile momento economico. Si registra una sostanziale caduta anche nei mutui erogati per l’acquisto di abitazioni, -46% in Italia, e nel Mezzogiorno va ancora peggio: quasi -54% in Sicilia, -55,5% in Puglia, – 56% in Molise. In valori assoluti, nel 2012 sono stati erogati 26 milioni di euro in meno rispetto agli oltre 49 del 2011.
In tutto questo, naturalmente, vi è da aggiungere il calo anche l’occupazione, al Sud del 5,7%, pari a circa 30mila posti di lavoro, mentre il Nord segna -5,2%. Più colpiti i dipendenti, -5,4% al Sud, – 7,1% al Centro-Nord. In valori assoluti, in quattro anni, dal 2008 al 2012, nel settore sono andati persi oltre 218mila posti di lavoro, di cui circa 110mila, oltre il 50%, nel Mezzogiorno.
Sul fronte delle opere pubbliche, nel 2012 al Sud sono state bandite oltre 8mila gare per un importo complessivo di 7,7 miliardi di euro. A livello regionale, Sicilia e Campania hanno bandito più gare (rispettivamente 1.973 e 1.644) a fronte di 1,6 e 2,3 miliardi. Va però rilevato che gli importi medi delle opere poste in gara al Sud nel 2012 restano ancora di circa il 70% inferiori a quelli rilevati nel Centro-Nord.

Il terziario fa fatica. Segni negativi per commercio e trasporti

Rispetto ad altre settori, quello dei servizi – il terziario – nell’attuale ciclo economico ha tenuto maggiormente rispetto ad altri, secondo l’analisi della Svimez, anche se l’occupazione ha anche qui registrato un calo. Nel 2012, infatti, a livello nazionale il valore aggiunto del settore è calato dell’1,2%, -0,9% al Centro-Nord e -2,2% al Sud. A contrarsi maggiormente nel Mezzogiorno i settori più direttamente collegati all’attività economica, come il commercio, -2,8%, trasporti, comunicazioni e ristorazione (-3,8%). Più modesto il calo nei servizi finanziari, assicurativi, e in quelli destinati a imprese e famiglie (-0,5%).
Da rilevare comunque che nel complesso, negli ultimi dieci anni, dal 2001 al 2012 i servizi al Sud hanno registrato una media annua dello 0,2%, poco meno di un terzo dell’aumento del Centro-Nord (+0,7%). Quanto all’occupazione, il settore ha perso a livello nazionale dal 2007 al 2012 oltre un milione e 200mila posti di lavoro. Nel 2012 il calo è stato dello 0,3% nel Mezzogiorno e dello 0,1% al Sud.

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