Che fai se il posto fisso non ce l’hai? - QdS

Che fai se il posto fisso non ce l’hai?

Carlo Alberto Tregua

Che fai se il posto fisso non ce l’hai?

giovedì 07 Novembre 2013

Chi crea lavoro trova la libertà

Qualche giorno fa ero a Perugia per valutare l’impatto di 800mila visitatori confluiti nella città umbra in occasione della tradizionale Fiera dei Morti. Calcolando che ognuno di essi abbia speso dieci euro, l’economia cittadina ha avuto un introito di oltre otto milioni di euro.
Il giorno precedente ero a Firenze, ove non si poteva circolare tanta era la folla. Quel Comune ha calcolato che in quella giornata è arrivato oltre un milione di persone. Ho fatto rilevare la situazione a Catania, città ben più grande di Perugia: affluenza di persone vicina allo zero. Idem per Palermo, città paragonabile a Firenze: anche lì affluenza vicina allo zero.
Da questo quadro sconsolante si capisce perché l’economia della Sicilia sia in condizioni così disastrate, mentre la Regione viaggia verso il fallimento e, anziché preoccuparsi di mettere in moto i più importanti filoni di crescita economica, continua a dibattere con il Governo nazionale come fare per attuare l’ennesima azione assistenzialistica, cioè fare assumere dalle amministrazioni locali 20mila persone del tutto inutili alla produzione dei servizi.

Ribadiamo che i precari sono entrati nelle Pubbliche amministrazioni unicamente per raccomandazione, penalizzando fortemente tutti gli altri siciliani che, non avendo la raccomandazione, sono stati tagliati fuori dalla competizione e quindi esclusi ingiustamente dalle selezioni, cioè dai concorsi pubblici (art. 97 della Costituzione).
Leggevo una battutina: “Perché un lavoratore pubblico si chiama dipendente… perché ora lavora, ora non lavora… dipende”. Ma se i dipendenti pubblici non lavorano, non è loro la principale responsabilità, bensì dei dirigenti che non li fanno lavorare con efficienza ed efficacia. Vi è una responsabilità ancora più grave: quella dell’interferenza del ceto politico nelle Pa per dare privilegi a questo o a quello, che generalmente non meritano.
Sembra incredibile che il dibattito politico regionale verta sulle assunzioni anziché concentrarsi sulle soluzioni da dare alla morente economia siciliana. Il turismo, l’agricoltura innovativa, la bioenergia, la linea del legno, i servizi informatici, il sostegno alle start-up: ecco alcune delle attività da sostenere e lanciare.

 
E poi c’è il grande filone delle opere pubbliche, cofinanziate dall’Ue e dallo Stato (Fas) e immobilizzate dalla Regione e dai Comuni per carenza finanziaria, mentre continua l’azione clientelare e di supporto ai nullafacenti di cui non c’è bisogno.
Ma che fai se un posto fisso non ce l’hai? Questa è la domanda che si pongono tanti giovani e meno giovani, non comprendendo che la risposta è alla loro portata: il lavoro si crea e quando si trova si raggiunge uno stato di libertà. Come dire, chi crea lavoro trova la libertà.
Sento subito i soliti noti che chiedono: “Ma come si fa a creare il lavoro?”. Come ha fatto Bill Gates a partire da zero a 18 anni? Come ha fatto Steve Jobs? Come ha fatto Mark Zuckerberg? In Italia, come ha fatto Brunello Cucinelli? Così come tanti altri che sono partiti da zero? Hanno creato il lavoro.
Vi sono tanti esempi anche in Sicilia di persone che hanno creato lavoro. è una questione di mentalità, che un giovane appena uscito dalla scuola dovrebbe acquisire individuando i settori di mercato ove si possa inserire ed evitando la litania di cercare il posto di lavoro.

L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul Lavoro, non sul posto di lavoro, non sul lavoro degli altri. Se si riuscirà a capire quanto precede inizierà un’era diversa ove ogni siciliano sarà arbitro del proprio destino e del proprio futuro, smettendo la lamentazione che non c’è lavoro.
Perché i siciliani, giovani e meno giovani, non ritornano al lavoro manuale, di cui c’è molto bisogno (come visto nella nostra inchiesta pubblicata il 29 ottobre scorso)? Perché non si riuniscono in cooperative e offrono al mercato i propri servizi e prodotti in tutti i settori economici? Perché non utilizzano con competenza e capacità internet, attraverso cui possono vendere i loro servizi e prodotti?
Qualcuno potrebbe osservare che anche una mini impresa ha bisogno di finanziamenti, e qui dovrebbe intervenire con molta forza il sistema bancario. Per stimolarlo, ecco l’indispensabile lavoro della Regione. Ma il presidente della Giunta ha altro da fare che promuovere l’economia siciliana e l’occupazione vera. Il clientelismo dilaga.

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