Non tutta la plastica può essere riciclata. Va in discarica o al recupero energetico - QdS

Non tutta la plastica può essere riciclata. Va in discarica o al recupero energetico

Andrea Salomone

Non tutta la plastica può essere riciclata. Va in discarica o al recupero energetico

venerdì 08 Novembre 2013

Alcuni materiali sono inseparabili dagli additivi o richiedono troppa acqua per essere ripuliti

LONDRA – In data 16 ottobre 2013 l’Eswet – l’associazione dei fornitori europei di tecnologie per la produzione di energia dai rifiuti (European suppliers of waste to energy technology) – ha organizzato a Bruxelles un seminario sul problema dell’interramento della plastica in discarica.
Le domande base del seminario sono state:
Come può l’Europa lasciarsi alle spalle questo problema?
La soluzione “rifiuti per energia” (Waste to energy, Wte) è appropriata per fronteggiare la questione dei rifiuti plastici?
È possibile occuparsi della plastica con la base legislativa esistente per la gestione dei rifiuti o bisognerebbe cambiare qualcosa nella normativa europea esistente?
E cosa si potrebbe fare per riutilizzare tutti quei materiali plastici materialmente inutilizzabili?
A queste domande l’associazione europea aveva già parzialmente risposto in un articolo intitolato “La risposta dell’Eswet al Libro Verde sulla plastica” (Eswet Answers to the Green Paper on Plastic Waste), pubblicato sul sito www.eswet.eu il 7 giugno 2013 esattamente tre mesi dopo la pubblicazione del Libro verde intitolato “Una strategia per i rifiuti di plastica nell’ambiente” (On a european strategy on plastic waste in the environment), pubblicato a Bruxelles dalla Commissione europea il 7 marzo sempre di quest’anno.
Come tutti i Libri verdi, questo rapporto comunitario mostra lo stato e le problematiche del settore da disciplinare, e serve da documento di consultazione per stimolare la discussione di proposte politiche da parte di individui e organizzazioni: in sintesi, il primo passo per cambiare una legge.
Con questo articolo, l’Eswet ha voluto riaffermare la supremazia dell’esistente gerarchia europea delle strategie per la gestione dei rifiuti (waste hierarchy), riassunta – dal punto di vista dell’associazione – nell’indicazione al paragrafo 5.1 del sopracitato Libro verde: “Anche se sotto una prospettiva di ciclo di vita non tutti gli scarti di plastica sono adatti al riciclo, non ci sono ragioni tecniche per cui la plastica dovrebbe andare in discarica invece di essere riciclata o sfruttata per il recupero energetico”.
Con le attuali moderne tecnologie di separazione e riciclo, infatti – spiega l’Eswet – molta plastica non viene recuperata materialmente per diverse ragioni: qualche volta il materiale è inseparabile dai vari additivi o richiede consumo di energia ed acqua per essere pulito e materialmente recuperato; in altri casi, la mancanza di richiesta di un materiale nel mercato significa che non è una risorsa interessante.
In una prospettiva circolare, la quantità di plastica non materialmente recuperabile dovrebbe quindi diminuire, ed è stato proprio per disincentivare la produzione e l’impiego di rifiuti plastici non riciclabili che quasi due mesi fa in Inghilterra è stata dichiarata l’introduzione di una tassa sulle buste di plastica che porterà all’aumento del loro costo di 0,05 sterline nel 2015.
Attualmente, spiega l’Eswet, le uniche soluzioni esistenti per i materiali plastici non riciclabili sono lo smaltimento in discarica e il recupero energetico. E considerando che – secondo la gerarchia europea delle strategie per la gestione dei rifiuti – lo smaltimento in discarica di tali materiali è la soluzione meno preferibile, la soluzione più ragionevole è utilizzarli per la produzione di energia.
L’Eswet straquota anche quanto si trova al punto 3 del sopracitato Libro verde, dove si legge che “ogni interramento di plastica è uno spreco di risorse che dovrebbe essere evitato in favore del riciclo materiale o del recupero energetico, l’opzione migliore quando il riciclo non è possibile”.
Per questa ragione, l’Eswet concorda nel supportare fortemente il riutilizzo energetico degli scarti materialmente inutilizzabili in impianti appositi dove questi materiali – invece di diventare un ostacolo in discarica – possono essere usati a beneficio delle comunità locali.
Va notato poi come l’arricchimento del concetto di riciclo materiale ed energetico dei rifiuti, provocato dal progresso e dall’evoluzione delle strategie e delle tecniche per il trattamento degli stessi, sta influenzando sempre di più anche gli usi linguistici ordinari. Fino a qualche hanno fa, infatti, per denotare i rifiuti, gli inglesi utilizzavano principalmente la parola “rubbish”, che contiene in sé l’accezione di “materiale non riutilizzabile, robaccia”. Adesso invece si tende ad utilizzare sempre di più la parola “waste”, che oltre a significare “rifiuto” significa anche “spreco” (dal latino “vastare” – da cui il verbo italiano “guastare” – che originariamente significava “rovinare, distruggere”), termine che contiene in sé l’idea di una potenzialità sprecata e senza alcun corrispettivo in italiano, dove non esiste un termine con una connotazione equivalente.
Ciò dà l’impressione che nei paesi di lingua anglofona si sta prendendo sempre più coscienza del fatto che il rifiuto indifferenziato è materiale potenzialmente sprecato, soprattutto se abbandonato in discarica e non riutilizzato perché considerato materialmente irrecuperabile.

Minimizzare l’interramento dei rifiuti negli impianti

LONDRA – Alla domanda se potrebbe la totale ed effettiva implementazione del trattamento dei rifiuti nella legislazione esistente sulle discariche ridurre sufficientemente il corrente interramento di rifiuti plastici, l’Eswet risponde con dati Eurostat alla mano che la legislazione corrente a livello comunitario ha già permesso ad alcuni Stati membri di porre fine all’interramento in discarica dei rifiuti solidi urbani (Rsu) non pretrattati in appositi impianti industriali. Tali nazioni sono riuscite a minimizzare l’interramento dei rifiuti in discarica attraverso alcune forme di divieti parziali o quasi totali. Se però, da una parte, la legislazione comunitaria ha reso possibile tali conquiste in alcuni posti, molti altri Stati membri non hanno osservato neanche i requisiti minimi della direttiva sulle discariche.
Per questa ragione, l’Eswet è convinta che la legislazione comunitaria dovrebbe essere rinforzata con qualche forma di divieto sulle discariche, perché queste misure hanno minimizzato l’interramento dei rifiuti in discarica in tutti gli Stati in cui sono state introdotte, ossia Austria, Belgio, Germania, Danimarca, Norvegia, Olanda e Svezia, dove in discarica arriva da anni solo dallo 0 al 3% del totale dei rifiuti, per di più sotto forma di ceneri inerti residue, prodotte a seguito dell’impiego dei rifiuti come combustibile per produrre energia. Cenere che, oltre ad essere biofisicamente stabile e quindi non soggetta agli ecologicamente dannosi processi di putrefazione degli scarti, è materialmente utile per chiudere ermeticamente la superficie delle vasche presenti in discarica.
Cosa che è utile sia dal punto di vista ecologico, perché attraverso la riduzione del contatto tra gli agenti atmosferici e gli scarti i processi di fermentazione e inquinamento vengono consistentemente ridotti; sia dal punto di vista economico, perché la chiusura ermetica della discarica è il primo passo per rendere possibile l’installazione di pompe di captazione per il recupero energetico dei gas prodotti dalla fermentazione del materiale organico interrato.


No alla plastica sprecata. Introdurre divieti, sì al riciclo
LONDRA – Alla domanda su quali misure sarebbero appropriate per promuovere il riutilizzo della plastica a scapito dell’interramento dei rifiuti, l’Eswet risponde supportando pienamente la possibilità, di cui si parla nella sezione 5.1 del sopracitato Libro Verde, che venga introdotto un divieto di interramento dei rifiuti plastici attraverso un emendamento della direttiva 1999/31/CE sulle discariche. Insieme a molte altre associazioni che si confrontano giornalmente con la questione rifiuti, l’Eswet sta reclamando il divieto di interrare i rifiuti riciclabili e combustibili (inclusi, quindi i materiali plastici) in modo da indirizzare questi flussi di materiali al recupero materiale o, quando sconveniente, alla produzione di energia in appositi impianti Wte. In accordo con gli Stati membri sarebbe possibile adottare una formula tale da rendere possibile l’applicazione di una severa restrizione di quantità di rifiuti interrabili basata sulle proprietà fisiche dei materiali mandati in discarica, sull’introduzione di costi proibitivi per il loro interramento o su entrambe. Divieto che, si spera, venga introdotto quanto prima in Sicilia, dove tutti i rifiuti finiscono per diventare solo fonti di introiti milionari per la lobby delle discariche.
 
(31. Continua. Le precedenti puntate sono state pubblicate il 22 febbraio, l’1, 12, 15, 22, 29 marzo, il 5, 12, 19 aprile, 3, 10, 17, 24 maggio, il 7 giugno, il 5, 12, 19, 26 luglio, 2, 9, 23, 30 agosto e 6, 13, 20, 27 settembre, 4, 18, 25 ottobre e 1 novembre. La prossima pubblicazione è prevista venerdì 15 novembre).

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