Trasporto siciliano in un vicolo cieco - QdS

Trasporto siciliano in un vicolo cieco

Rosario Battiato

Trasporto siciliano in un vicolo cieco

martedì 12 Novembre 2013

Gommato, diecimila lavoratori nel mirino della crisi: a rischio collasso anche l’occupazione. L’Ast con i conti in perenne rosso. Ferrovia, novità sul contratto di servizio. Per i pendolari manca solo l’ok del ministero dell'Economia

PALERMO – Il fallimento corre su tutte linee del trasporto siciliano. Ogni giorno che passa aggiunge massa critica al peso che i pendolari siciliani si portano dietro, come in un lunghissimo ed eterno calvario che diventa sempre più doloroso. Non c’è nulla da salvare: ferrovie, gommato, pubblico e privato. La Sicilia non è soltanto più staccata dall’Italia e, quindi, dall’Europa, ma sta perdendo anche le sue connessioni interne.
Per l’ennesima volta i sindacati dei trasporti uniti, Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti, hanno denunciato lo stato comatoso del trasporto regionale. Nel magma del settore non c’è niente da salvare e in ballo restano anche diecimila lavoratori del comparto che ricevono ormai periodicamente in ritardo i loro stipendi, a fronte di una realtà che vede ormai bilanci delle aziende di tpl sempre più al collasso, treni sospesi e privati costretti a tagliare o a chiudere.
 
Un esempio su tutti è l’Azienda siciliana trasporti che ha chiuso gli ultimi tre bilanci – 2010, 2011 e 2012 – in deficit, nonostante fosse diversi versamenti per salvarla: 13 milioni di euro annui per le tessere gratuite, più circa 4 milioni di euro per il servizio suburbano svolto nelle aree metropolitane di Palermo e Catania. Con i contributi regionali in taglio verticale non si salva nemmeno il privato: secondo i dati dei sindacati delle 103 aziende autotrasporti private in Sicilia, solo tre non hanno fatto ricorso alla cassa integrazione nell’ultimo anno.
Anche la ferrovia non può dirsi in ottima forma visti i tagli degli ultimi tempi – dallo scorso febbraio 105 tratte in meno secondo i sindacati – e il ribasso dei chilometri offerti ogni anno da Trenitalia che sono passati dagli 11 milioni del 2008 ai 9 milioni di oggi. Ad inizio novembre si è tenuto l’incontro tra i rappresentanti del Comitato pendolari siciliani e il dirigente generale del dipartimento Infrastrutture, Mobilità e Trasporti, Giovanni Arnone.
 
Tra le richieste del Comitato presieduto da Giosuè Malaponti ci sono state le richieste di notizie in merito: alla Catania-Palermo e al progetto per velocizzare il tracciato esistente con i tempi di percorrenza al di sotto delle 2 ore e 40 in un anno e mezzo di lavori dato il Contratto di programma di 30 milioni di euro affidato a Rete Ferroviaria Italiana già dal febbraio 2010; alla Caltagirone-Gela chiusa da oltre due anni per il crollo del ponte in territorio di Niscemi; alla Alcamo-Trapani via Milo chiusa da febbraio di quest’anno per i continui smottamenti e alla stazione di Comiso per evitare lo smantellamento dell’infrastruttura ferroviaria in considerazione della valenza strategica dell’apertura dello scalo aeroportuale.
Qualcosa sembra però muoversi sul fronte del contratto di servizio con Trenitalia, un vero e proprio cruccio della Regione che si trascina ormai da anni. Malaponti ha scritto sul sito ufficiale del comitato che ci sarebbe già un accordo firmato col ministero dei Trasporti e si sarebbe in attesa del parere del ministero dell’Economia per attivare il trasferimento dei fondi alla Regione. La quota in questione sarebbe pari a 100 milioni di euro, anche se ne occorrerebbero circa 120.
In ballo resta anche la questione dei quattro treni Minuetto, cofinanziati con 46 milioni di euro dalla Regione siciliana, e che al momento, secondo quanto diffuso dall’associazione Ferrovie siciliane di Giovanni Russo, sarebbero accantonati nella stazione di Reggio Calabria Centrale, mentre altri altri tre ancora in esercizio da Reggio Calabria a Roma.

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