Rsu, basta discariche. Produrre energia - QdS

Rsu, basta discariche. Produrre energia

Carlo Alberto Tregua

Rsu, basta discariche. Produrre energia

venerdì 22 Novembre 2013

Pubblicare subito i bandi europei

La Regione non pensa ai bandi Ue. In Italia vi sono quarantuno impianti di energia che usano gli Rsu (Rifiuti solidi urbani), indipendentemente dal fatto che le loro componenti siano prelevate prima del ciclo anche mediante la raccolta differenziata.
Gli impianti industriali siffatti prevedono la separazione di vetro, plastica, legno, carta, residuo umido, prima di portare nei forni quanto rimane. Il calore produce biogas che fa muovere le turbine, le quali generazione elettricità e termocalore. Alla fine del percorso di un ciclo industriale di tal genere, vi è un grande tabellone sul quale scorre la cifra dei KWh prodotti momento per momento, immessi nella rete nazionale.
Non solo in Italia vi sono tutti quegli impianti industriali, ma in Europa e nel resto del mondo. La caratteristica principale è che essi non producono inquinamento, né fumi tossici, né cattivi odori.
Oggi vi sono impianti di ultima generazione che migliorano ulteriormente le performances. Molti di tali impianti si trovano nei centri urbani di capitali europee, come il caso di Berlino e Copenhagen.

Va da sé che dove sono funzionanti codesti impianti industriali che, ricordiamo, non sono né termovalorizzatori né inceneritori, le discariche sono state abolite da un pezzo e con esse tutti i problemi connessi.
In Svizzera, dove l’abolizione è avvenuta nel 2000, le discariche sono state trasformate in parchi e verde pubblico per il libero uso da parte dei cittadini.
Anche nell’immondizia, l’Italia è divisa in due: nel Nord niente discariche e recupero di energia; nel Centro-Sud niente energia e discariche stracolme che invadono territori comunali e danneggiano fortemente la salute dei cittadini.
Come non si capisca che anche nelle nostre terre occorra insediare con urgenza impianti industriali Rsu prima richiamati, è un mistero. Ovvero, si capisce intuendo i loschi affari di criminalità organizzata in connessione con cattivi politici, cattivi burocrati e cattivi imprenditori.
La malapianta non si riesce ad estirpare anche per l’opera di quegli utili idioti che sono i falsi ambientalisti, che non si documentano e danno fiato alla bocca.

 
Per venire alla nostra Isola, il bravo assessore regionale Nicolò Marino, venuto al nostro forum del 25 settembre 2013, ha concordato con noi sulla necessità di pubblicare un bando europeo per l’insediamento in Sicilia di alcune decine di tali impianti industriali. è un’iniziativa forte, che potrebbe portare alla definitiva soluzione della materia in cinque anni.
Non ci risulta, però, che fino ad oggi sia stata istituita una squadra di dirigenti regionali del ramo, con l’incarico di redigere tale bando. Il finanziamento di queste opere utilizzerebbe i fondi europei, una minima parte di co-finanziamento regionale, mentre il grosso sarebbe coperto dal project financing che il vincitore della gara otterrebbe dalle banche a fronte di una concessione trentennale.
Il presidente della Regione troverebbe in questa iniziativa la possibilità di collocare i precari pubblici, privilegiati perché raccomandati, i quali finalmente andrebbero a fare un vero lavoro, perché produttivo di ricchezza, a vantaggio di tutti i siciliani.

Sentiamo molti sindaci affannati nel comunicare che hanno iniziato il processo di raccolta differenziata. Esso è estremamente difficile da realizzare, perché educare cinque milioni di cittadini ad usare sacchi diversi e a depositarli in bidoni diversi è lungo e faticoso.
Poi occorrerebbe che le nuove Srr (Società di regolamentazione del servizio per la gestione dei rifiuti), composte dai sindaci, dovrebbero essere attrezzate per avere compattatori per le materie prime differenziate. E, infine, che gli Rsu così raccolti dovrebbero essere depositati in spazi delimitati di ogni discarica.
L’impianto industriale che abbiamo appena descritto non ha bisogno, invece, di tutto ciò. Perché la propria filiera prevede sia la separazione delle materie prime, che il loro utilizzo come carburante. La questione è talmente cristallina che non si capisce come l’opinione pubblica non insorga, guidata da una classe dirigente che ha proprio la funzione sociale di mettersi alla testa di proteste e proposte da fare alle Istituzioni regionali.
E quando esse fanno finta di non sentire, utilizzare stampa e televisioni come arieti da dare in testa ai sordi.

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