Fontanarossa, esclusione scontata - QdS

Fontanarossa, esclusione scontata

Rosario Battiato

Fontanarossa, esclusione scontata

sabato 23 Novembre 2013

Niente fondi Ue per tutta la Sicilia orientale, un patrimonio turistico senza infrastrutture. Un anno fa la Sac aveva richiesto l’intervento delle istituzioni: caduto nel vuoto

CATANIA – L’aeroporto Fontanarossa è stato ufficialmente escluso dall’Europa che conta. Lo scalo etneo non è rientrato nel grande piano europeo dei trasporti che si andrà costruendo nei prossimi anni col contributo economico dei fondi comunitari. Martedì scorso, infatti, il Parlamento europeo ha ratificato la rete principale, il network core, senza includere Catania. Una decisione che affonda definitivamente le speranze di sviluppo della Sicilia orientale e di uno dei più grandi aeroporti del mezzogiorno e dell’Italia.
In queste ore leggiamo la cronaca di un’esclusione annunciata. Non c’è da meravigliarsi per una scelta europea che già un anno e mezzo fa era stata preannunciata dalla Sac (Società aeroporto Catania) che aveva richiesto interventi urgenti a livello politico per sostenere un aeroporto che detiene uno dei maggiori traffici d’Italia. Tra gennaio e ottobre del 2013 Fontantarossa, seppure in calo dello 0,7%, è stato il sesto aeroporto scalo d’Italia per numero di passeggeri per una quota complessiva di 5,5 milioni di utenti. L’allarme era stato reiterato dal mondo produttivo alla fine settembre, mentre l’incontro di Tallin dello scorso ottobre aveva ulteriormente delineato le linee sui cui l’Ue avrebbe tracciato il grande sistema integrato di trasporti che unisce i lembi più estremi del continente, scartando Catania dal Piano europeo dei trasporti (Ten-T e Connecting Europe Facility) e inserendolo, invece, nel network Comprehensive, cioè la serie inferiore degli scali europei.
Così se la politica tace – se non per lanciare le consuete accuse incrociate che nascondono purtroppo serie responsabilità condivise – a parlare è stata proprio la Sac. Enzo Taverniti e Gaetano Mancini, rispettivamente presidente e amministratore delegato della società che gestisce l’aeroporto etneo, sono intervenuti con un comunicato ufficiale sul sito del Aeroporto spiegando che “l’esclusione di Catania dalla rete Core Network Ten-T è senza dubbio una brutta bocciatura dell’intero territorio etneo”. La Sac già un anno e mezzo fa aveva posto il problema. “Il nostro appello – scrivono Taverniti e Mancini – è rimasto inascoltato da parte di chi a suo tempo aveva la responsabilità di occuparsi della vicenda”.
 
La scelta dell’Ue, secondo i vertici Sac, “è stata fondata su riferimenti burocratico-amministrativi (le aree metropolitane con una popolazione superiore al milione di abitanti) del tutto inadeguati a comprendere realtà assai complesse come quelle del Sud Europa, ma è palese come le responsabilità non possano certe essere addebitate tutte alla pur cieca burocrazia di Bruxelles”. Responsabilità che vanno evidentemente ricercate tra chi avrebbe dovuto esercitare una doverosa attività di lobbing in sede europea, e quindi nella nutrita rappresentanza dei nostri deputati, oltre che nelle istituzioni romane. La magra consolazione è che Fontanarossa resta comunque nella rete principale del sistema aeroportuale nazionale, anche se non c’è ancora la versione definitiva.
Ci sono anche buone notizie. I 600 voti favorevoli che hanno concluso l’accordo sul CEF di martedì scorso permetteranno, tramite investimenti sulle infrastrutture, di abbassare i prezzi per gli operatori che necessitano dell’approvvigionamento energetico per le reti dei trasporti. Alla rete TEN-T sono stati destinati 15 miliardi di euro e di questi circa 3 miliardi potrebbero finire proprio in Italia e quindi anche in Sicilia, che rappresenta uno degli ultimi pezzi del corridoio sud dell’Europa che si chiude a Malta. In questo senso potrebbero finanziarsi opere strategiche come l’alta velocità tra Catania e Palermo e il potenziamento del porto di Augusta. Un approfondimento si trova sulla versione web del giornale di oggi (www.qds.it).

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