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Palermo – Favorire interventi dei privati per la tutela dei beni culturali

Gaspare Ingargiola

Palermo – Favorire interventi dei privati per la tutela dei beni culturali

sabato 30 Novembre 2013

La Soprintendenza ha chiesto al Comune di accelerare sul Regolamento per pubblicità e impiantistica. Dopo la vicenda della Cattedrale, riflettori puntati sul futuro di Porta Nuova

PALERMO – Che i beni culturali debbano essere aperti alla fruizione pubblica appare incontestabile. Che la loro gestione possa essere affidata a soggetti privati, capaci di farli rendere più di quanto non faccia il sistema pubblico, purché sia garantito il massimo rispetto di storia e decoro del bene, dovrebbe essere anch’esso pacifico, ma la questione è materia di discussione ormai da anni.
A Palermo, si sa, si riesce a litigare perfino quando un privato contribuisce alla sola conservazione di un bene ricavandone in cambio un vantaggio in termini pubblicitari. Questo perché il regolamento sulla pubblicità e sugli impianti nel capoluogo siciliano è fermo ad almeno vent’anni fa. Come ha rivelato il sindaco, esiste una bozza di aggiornamento nei cassetti di Palazzo delle Aquile “ma questa è ferma dai tempi della lira”. E pertanto un privato che voglia contribuire a restaurare un monumento ricavandone un legittimo tornaconto, com’è stato nel caso dell’ ormai famoso cartellone affisso sulla facciata della Cattedrale un mese e mezzo fa, a Palermo non ha un punto di riferimento normativo certo e può talvolta eccedere o interpretare in modo troppo libertario le autorizzazioni concesse.
Ma si proceda con ordine. Il comma 3 dell’articolo 6 del “Codice dei beni culturali e del paesaggio” sancisce in modo chiaro che “la Repubblica favorisce e sostiene la partecipazione dei soggetti privati, singoli o associati, alla valorizzazione del patrimonio culturale”. Da questo punto di vista, dunque, la pubblicità rientra legittimamente fra le possibilità d’intervento di uno sponsor. La pubblicità però ha delle regole: l’art 49 comma 3 del Codice stabilisce che “il soprintendente, valutatane la compatibilità con il loro carattere artistico o storico, rilascia o nega il nulla osta o l’assenso per l’utilizzo a fini pubblicitari delle coperture dei ponteggi predisposti per l’esecuzione degli interventi di conservazione, per un periodo non superiore alla durata dei lavori”. La reclame, dunque, deve essere sobria e non deve superare precise misure. Cosa che, nel caso del cartellone della Fastweb, che ha contribuito al restauro del portale della Cattedrale, sembrerebbe essere avvenuta perché l’affissione è risultata più grande del consentito e troppo vistosa, mentre non riportava alcuna immagine del monumento nascosto.
A tal ragione, quando il Comune ha deciso di interrompere ogni altra autorizzazione alla concessionaria pubblicitaria in causa, la Vat Srl (e a tutte le altre presenti in città), questa ha fatto ricorso al Tar, perdendolo. In quell’occasione il sindaco Leoluca Orlando aveva avuto parole di fuoco non solo nei confronti della concessionaria ma anche verso la Soprintendenza che ha avvallato l’operazione. “Ma senza quei soldi non avremmo potuto restaurare la Cattedrale”, hanno replicato da via Calvi. Adesso il duello sembra ripetersi: la soprintendente Marilena Volpes ha scritto a piazza Pretoria una lettera con cui, da una parte chiede di accelerare sulla regolamentazione di pubblicità e impiantistica, e, dall’altra, lascia trapelare l’intenzione di utilizzare lo stesso metodo della Cattedrale per Porta Nuova, che ha bisogno di interventi urgenti perché, come tutti ricorderanno, a giugno è stata addirittura sequestrata dalla Procura in quanto a rischio crolli.
Apriti cielo: il sindaco ha risposto con due durissime note in cui ha spostato l’attenzione sulle “inspiegabili e incredibili lungaggini, rimpalli di competenze, pareri, consulenze esterne de centinaia di migliaia di euro” che avrebbero impedito “nelle ultime due consiliature l’aggiornamento del Piano” a causa di “pressioni e conflitti d’interesse” che hanno portato a una “condizione di illegalità non tollerabile”.
“A giorni – ha concluso Orlando – gli uffici porteranno in Consiglio il nuovo Piano”. Dito puntato più sull’abusivismo che sui monumenti, dunque, con buona pace della Soprintendenza.

L’associazione degli industriali ha chiesto all’amministrazione il varo urgente di un apposito Piano
PALERMO – A dare manforte alla posizione del sindaco Orlando ci ha pensato Confindustria Palermo per bocca del suo delegato alla legalità, Giuseppe Todaro: “Un terzo della pubblicità a Palermo – ha detto – è abusiva, fuorilegge. A questa grossissima fetta di impianti e spazi pubblicitari non autorizzati corrisponde un’evasione di tributi di svariati milioni di euro ogni anno”.
Confindustria ha presentato l’atto d’accusa all’assessore alle Attività produttive, Marco di Marco, nel corso di una riunione con tutte le associazioni di categoria, Confcommercio, Ugl, Aspes, Apas, Aapi, in rappresentanza delle principali aziende operanti nel settore della pubblicità esterna. All’incontro è stato sollecitato con urgenza il varo del Piano regolatore della pubblicità.
“Senza regole – ha continuato Todaro – il settore soffre. Negli ultimi quattro anni è stata registrata una flessione del 40 per cento. Siamo alla paralisi totale perché non vengono rilasciate delle nuove autorizzazioni per impianti pubblicitari. La causa di tutto ciò è il caos normativo. È oltremodo urgente che il Consiglio comunale vari la programmazione generale degli spazi pubblicitari”.
Il discorso vale a maggior ragione per le bellezze artistiche e monumentali. L’articolo 49 comma 2 del “Codice dei beni culturali e del paesaggio” sancisce in modo chiaro che: “Lungo le strade site nell’ambito o in prossimità dei beni è vietato collocare cartelli o altri mezzi di pubblicità, salvo autorizzazione rilasciata ai sensi della normativa in materia di circolazione stradale e di pubblicità sulle strade e sui veicoli, previo parere favorevole della soprintendenza sulla compatibilità della collocazione o della tipologia del mezzo di pubblicità con l’aspetto, il decoro e la pubblica fruizione dei beni tutelati”.

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