Vitigni autoctoni: arriva la banca dati - QdS

Vitigni autoctoni: arriva la banca dati

Michele Giuliano

Vitigni autoctoni: arriva la banca dati

martedì 03 Dicembre 2013

Lo strumento diventa realtà dopo uno studio sulla tracciabilità genetica dell’Istituto regionale vini e oli di Sicilia. Esperti a confronto con lo scopo di raccogliere il materiale genetico disperso nell’Isola

MARSALA (TP) – Una banca dati regionale dei vitigni autoctoni da oggi è realtà grazie agli studi sulla tracciabilità genetica portati avanti dall’Irvos, l’istituto regionale vini o oli di Sicilia, e il Co.Ri.Bi.A., il Consorzio di ricerca sul rischio biologico in agricoltura. Se n’è parlato durante la due giorni organizzata a Marsala dal titolo “Vino e Olio: la ricerca scientifica per la valorizzazione del territorio”.
 
Un seminario voluto ed organizzato dal presidente del Co.Ri.Bi.A., Giacomo Dugo, nonché direttore del Dipartimento Sastas dell’Università di Messina, in collaborazione con l’Istituto Regionale dei Vini e degli Oli di Sicilia e del supporto della Thermo Fisher Scientific. Grande è stata la partecipazione che ha richiamato a sé esperti ed operatori del settore. Menti del mondo accademico e della ricerca nazionale e siciliana  si sono alternati e confrontati su tematiche tecnico-scientifiche a supporto della valorizzazione di due tra i prodotti “simbolo” del territorio siciliano, il vino e l’olio extravergine d’oliva.
Ci si è particolarmente soffermati sugli effetti benefici che il consumo di questi due alimenti procura. “Fanno parte della nostra alimentazione mediterranea – ha detto il commissario straordinario dell’Irvos e nutrizionista, Giorgio Calabrese – ed anche essi, assunti nella giusta quantità, sono i migliori alleati per la nostra salute”.
Tra i temi sul tavolo la necessità della standardizzazione internazionale e al contempo della promozione del prodotto locale per quanto riguarda l’olio, il riconoscimento varietale per i vini siciliani ed uno studio sull’ocratossina in uve sperimentali. “La ricerca – afferma il direttore dell’Irvos, Lucio Monte – ha sempre costituito una parte essenziale del nostro lavoro in Istituto consci che una maggiore qualità provenga da una maggiore conoscenza”. All’evento hanno preso parte rappresentanti del mondo istituzionale locale e regionale. Rosaria Barresi, dirigente generale dell’assessorato Risorse Agricole ed Alimentari, ed Oreste Alagna, assessore alle Attività produttive del Comune di Marsala: “Le straordinarie qualità sensoriali ed organolettiche dei nostri vini ed oli ci vengono confermate dalle nuove frontiere della ricerca scientifica – ha concluso Alagna –. A queste si aggiunge un ineguagliabile patrimonio legato alla storia di questa terra dove si producono da millenni. E’ evidente quindi che garanzia di qualità e trasparenza dei nostri prodotti dovranno essere i fattori critici su cui sfidare la concorrenza internazionale”.
Per arrivare a questa banca dati la Regione ha studiato le caratteristiche di 6.783 presunti cloni di vitigni autoctoni con lo scopo di raccogliere il materiale genetico disperso in Sicilia. Si è avvalsa della collaborazione di agronomi e docenti delle Università di Palermo e Milano e dei tecnici del Coreras.
Recentemente tredici vini siciliani sono stati premiati con le “corone”, i massimi riconoscimenti ai vini di eccellenza assegnati dalla guida “Vini buoni d’Italia” 2014 del Touring Club Italiano. La pubblicazione è l’unica in Italia dedicata ai vini da vitigni autoctoni, ovvero a quei vini prodotti al 100 per cento da vitigni presenti nella penisola da oltre 300 anni.
 

 
Come è stata realizzata la banca dati
 
Due milioni di euro il costo del progetto che ha impegnato gli esperti sul campo per ben 5 anni. Sui cloni raccolti sono state effettuate valutazioni agronomiche, enologiche e sanitarie: il materiale genetico è stato messo a disposizione dei vivai coinvolti nel progetto per studiare le reazioni dei cloni su campi di confronto differenti. Per ogni pianta sono stati poi selezionati 20 individui che sono stati innestati ed esaminati in un terreno di 50 ettari. Con l’ausilio di esperti del ministero della Sanità sono stati analizzati i virus che intaccano i vitigni e sono state isolate le parti sane per la moltiplicazione. Complessivamente sono stati studiati 5.209 presunti cloni di varietà già conosciute (Frappato, Catarratto, Grillo, Nero d"Avola, Inzolia, Nerello Mascalese e Grecanico), 1.438 di vitigni minori (Malvasia delle Lipari, Alicante, Mannella Bianca, Mannella Nera, Carricante, Perticone o Pignatello, Nerello Cappuccio, Moscato di Noto, Albarello, Nocera e Damaschino) e 136 cloni di vitigni reliquie (Dunnuni, Maialina, Maialina, Corinto Nero, Tintore, Zibbibbo, Nivureddu, Regina dei Vigneti, Dolcetta, Precoce e varie).

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