Ars, è giunta l’ora di tagliare i costi - QdS

Ars, è giunta l’ora di tagliare i costi

Carlo Alberto Tregua

Ars, è giunta l’ora di tagliare i costi

giovedì 05 Dicembre 2013

Basta pagare così tanti privilegiati

Giovanni Ardizzone, presidente dell’Assemblea regionale siciliana, nel forum, pubblicato il 19 febbraio 2013, si è impegnato a recepire la legge Monti (n. 213/2012), con la quale gli emolumenti dei consiglieri regionali, alias deputati, vengono ridotti a 11.100 euro contro gli attuali circa 21 mila, cui si sommano i contributi ai gruppi parlamentari.
Ardizzone, fra l’altro, ci ha anche detto della sua intenzione di fare inserire nella legge di stabilità 2014 il recepimento dell’altra legge Monti (L. 148/2011) con la quale in tutta Italia, salvo che in Sicilia, si è ridotto il numero dei consiglieri comunali, le indennità degli stessi, degli assessori comunali e dei sindaci.
Ricordiamo che a gennaio 2011 l’allora assessore agli Enti locali, Caterina Chinnici, con circolare 1/11 aveva già bloccato l’applicazione in Sicilia della legge finanziaria 2010 (L. 191/2009) che aveva fissato la riduzione del 20 per cento del numero dei consiglieri comunali, promettendo contestualmente un’apposita legge regionale di recepimento, fatto che non è accaduto.
La conseguenza è stata che la Sicilia negli anni 2012/2013 ha sprecato 140 milioni, come da nostre inchieste, tra le quali quella pubblicata il 12 giugno 2013 è stata ripresa l’indomani dal Corriere della Sera a pagina intera.

Il comandante di una stazione di Carabinieri, maresciallo capo, percepisce all’incirca 1800 euro netti con notevole responsabilità e un’attività che non conosce sosta, giorno e notte. Non riusciamo a comprendere come un usciere dell’Ars, chiamato pomposamente assistente parlamentare, debba guadagnare almeno il doppio con ben 16 mensilità. Non solo l’iniquità sull’enorme differenza del salario, ma se ne aggiunge un’altra non meno forte che riguarda l’assegno pensionistico e l’età in cui si va in pensione. Anche in questo caso l’usciere dell’Ars prende una pensione doppia rispetto al comandante della stazione dei Carabinieri.
L’esempio che abbiamo riportato si potrebbe moltiplicare per 100. Tutti i casi metterebbero in evidenza i privilegi acquisiti, non i diritti acquisiti. Ma i privilegi acquisiti, proprio perchè tali, devono essere eliminati. Come? Riportando le pensioni dei privilegiati allo stesso livello dei pensionati ordinari, mediante il prelievo della differenza, sotto forma di contributo di solidarietà.

 
Coi tempi che corrono, noi contribuenti siciliani non possiamo più sopportare l’enorme pressione fiscale per pagare tanti privilegiati. Non possiamo più pagare un’indennità di 200 mila euro l’anno lordi agli assessori nè ai dirigenti regionali.
Noi contribuenti siciliani, sotto il macigno della pressione fiscale, con l’aliquota Irap al massimo e le addizionali Ires e Irpef anch’esse al massimo, non possiamo più pagare i premi ai dipendenti regionali, indipendentemente dai risultati che essi raggiungono. Si tratta di un’anomalia che grida vendetta tenendo conto che i dipendenti del settore privato non godono di nessuno dei loro tanti privilegi. Tra essi citiamo l’orario di lavoro ridotto a 36 ore (sin dai tempi del fascismo) mentre tutti i lavoratori privati ne fanno almeno 40.
Basta coi privilegi, basta coi privilegiati. C’è ampio spazio per tagliare risorse a chi non le ha meritate e non le merita e, con esse, creare opportunità di lavoro vero, che produca ricchezza, non assistenzialismo. Questa è la vera azione che deve fare il presidente dell’Assemblea regionale: tagliare i privilegi.

La Regione non potrà incassare più di quanto incassa, anzi i trasferimenti dallo Stato tendono a diminuire. Però, può tagliare la spesa improduttiva, non solo quella che va ingiustamente nelle tasche dei privilegiati, ma anche quella derivante da inefficienza e corruzione. L’inefficienza è voluta per nascondere la corruzione.
Non si spiega diversamente l’ostracismo della burocrazia verso il processo di digitalizzazione che porterebbe alla trasparenza e quindi alla lotta efficace contro la corruzione.
Laddove gli armadi sono aperti e i palazzi sono trasparenti, è molto difficile che si annidino corruzione e infiltrazioni criminali. Sono proprio corrotti e corruttori, anche in guanti bianchi, che fanno una lotta feroce alla modernizzazione delle pubbliche amministrazioni regionale e comunali.
Il presidente della Regione dovrebbe muoversi in questa direzione. Ma se non lo fa, il legislatore può prendere iniziative autonome nella direzione indicata, per evitare di essere associato alla forte accusa di inconcludenza e di irresponsabilità rispetto agli interessi dei siciliani.

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