Dieta mediterranea, modello in crisi per i bambini siciliani - QdS

Dieta mediterranea, modello in crisi per i bambini siciliani

Liliana Rosano

Dieta mediterranea, modello in crisi per i bambini siciliani

sabato 14 Dicembre 2013

A Milano e Catania assumono troppo sale, zucchero e proteine

CATANIA – Sarà forse colpa delle merendine o dello stile di vita che è cambiato sull’onda dell’imitazione del cibo americano. Oggi i bambini siciliani non sono più modello ben riuscito della dieta mediterranea. In tema di nutrizione pediatrica, la Sicilia è stata bocciata nonostante l’Isola continui ad essere un faro illuminante del buon cibo e viver sano. Questo il risultato dello studio Nutrintake, realizzato dal settembre 2011 al febbraio 2012, su un campione casuale di 400 bambini dai 6 ai 36 mesi, residenti a Milano e Catania (200 e 200).
 
I risultati: troppe proteine, troppo sale, poco ferro, tantissimi carboidrati e grassi saturi, mancanza di fibre. Se il regime alimentare non cambia si rischia di far salire sempre più in alto la percentuale dei bambini sovrappeso e obesi la cui prevalenza è oggi in media al 32,8%, con punte del 49% in alcune regioni del sud Italia.
 
Lo studio ha esaminato, per ogni bambino preso in considerazione, il regime alimentare di 7 giorni consecutivi e ne ha analizzato i nutrienti, in qualità e quantità. “Un lavoro limitato a due grandi città significative per la loro diversità di clima e di abitudini – sottolinea il pediatra Gianvincenzo Zuccotti dell’ università di Milano, coordinatore dello studio – ma i cui risultati possono essere generalizzati all’intero Paese”.
I dati hanno rilevato che non c’è molta differenza fra i bambini di Milano e Catania, tranne che per l’introito di ferro nella dieta. Nei primi 12 mesi infatti tutti non raggiungono il fabbisogno raccomandato, e dopo l’anno solo il 20% lo raggiunge, ma nella sfida vincono i bambini catanesi che rispetto ai compagni di Milano ne assumono di più.
Per il resto, entrambe le città denunciano squilibri. Il più grave (quello che più rappresenta un rischio di obesità futura) è l’eccesso di proteine: fino a 12 mesi, il 50% dei bambini ne assume infatti il doppio rispetto al fabbisogno, e superato l’anno il livello balza a quasi 3 volte. Ma le mamme italiane vengono bacchettate perché eccedono anche con la quantità di sodio: l’abitudine di usare troppo sale  nelle pappe inizia infatti già prima dell’anno (sia a Milano che a Catania). E a partire dai 18 mesi un bambino su due comincia a consumare una quantità di sale e di zuccheri che va oltre il limite raccomandato.

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