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Catania – Differenziata, dopo il fallimento si passa al metodo porta a porta

Melania Tanteri

Catania – Differenziata, dopo il fallimento si passa al metodo porta a porta

lunedì 16 Dicembre 2013

I cassonetti non bastano: la popolazione non è sensibile e non ci sono i necessari controlli. L’obiettivo previsto per il 2014, in attesa di modificare tutto il contratto di servizio

CATANIA – Ancora i rifiuti al centro dell’agenda politica dell’amministrazione comunale. L’aumento della tassa sullo smaltimento, la Tares, seppur applicata nella versione “semplificata”, quindi meno onerosa rispetto alla Tares pura ma pur sempre gonfiata di circa il 10 per cento rispetto alla vecchia Tarsu, obbligano la giunta targata Enzo Bianco a ripensare all’intero sistema di raccolta della città etnea, avviato con l’appalto aggiudicato dal raggruppamento temporaneo di imprese Ipi – Oikos nel 2011 e considerato, a furor di popolo, inadatto ad aumentare le percentuali di raccolta differenziata, ferme ad appena l’11 per cento.
Per questo, oltre alla volontà manifestata dall’assessore al Bilancio, Giuseppe Girlando nel corso dell’ultima riunione di Consiglio comunale, di rescindere il contratto anzitempo – la scadenza naturale è infatti prevista nel 2015 – l’assessore all’ambiente Rosario D’Agata, sollecitato dall’intera assemblea cittadina, ha affermato la possibilità, a partire dall’anno prossimo, di avviare come già fatto in passato, un servizio di raccolta porta a porta in una porzione di città, per poi estenderlo al resto del territorio.
Non ha dato buoni frutti, infatti, il sistema di raccolta contenuto nel bando in corso, ovvero la cosiddetta “raccolta di prossimità”, realizzata tramite la distribuzione capillare di cassonetti. La popolazione da una parte e gli scarsi controlli dall’altra, non hanno permesso infatti in questi anni di aumentare le timide percentuali di differenziata. Inoltre, e sembra proprio l’aspetto che ditta e amministrazione vogliono evitare, l’attuale sistema non consentirà, stando ai numeri riscontrati a oggi, di raggiungere quella percentuale del 65 per cento che eviterebbe una sanzione onerosa da parte dell’Unione europea.
La prima volta, nel 2010, la zona interessata dal sistema considerato più efficace per aumentare le percentuali di rifiuti differenziati, faceva parte della terza municipalità. L’intenzione dell’amministrazione è quella di interessare, a partire dal prossimo anno, il centro storico.
“Il contratto attualmente in vigore – ha spiegato l’assessore D’Agata – non prevede la raccolta porta a porta. Per questo motivo – ha proseguito – e soprattutto per superare questo ostacolo serve la disponibilità dell’impresa, con cui stiamo trattando, per un recesso concordato che renda possibile avviare l’iter per un nuovo bando di gara. Il dialogo è aperto – ha aggiunto – il raggruppamento di imprese si è dichiarato disponibile, ma è chiaro che vanno messi nero su bianco una serie di passaggi, e questo potrà avvenire dopo la pausa di fine anno”.
 
Un passaggio che non sarà di certo semplice, né tantomeno indolore: il “porta a porta” prevede infatti l’utilizzo di mezzi più piccoli degli attuali compattatori, diversi bidoni da posizionare al posto dei cassonetti, un numero superiore di operatori, e soprattutto uno studio approfondito sulle tipologie dell’edilizia tra zona storica e i vari quartieri, e sulla loro densità abitativa, oltre a una spiccata “cultura” della differenziata e dell’ambiente, oggi latitante in città. Inoltre, il sistema porta a porta imporrà peraltro controlli più rigidi per evitare i rifiuti vengano abbandonati per strada.

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