A 30 anni dall’omicidio risuona solo oggi l’eco di Pippo Fava - QdS

A 30 anni dall’omicidio risuona solo oggi l’eco di Pippo Fava

Roberto Quartarone

A 30 anni dall’omicidio risuona solo oggi l’eco di Pippo Fava

sabato 04 Gennaio 2014

Solo due anni fa le istituzioni hanno ripreso a interessarsi attivamente di questo eroe siciliano. Grazie all’esempio del giornalista, in molti trovano il coraggio di scrivere di mafia

CATANIA – L’eco della vita di Pippo Fava continua a rimbombare per le strade di Catania. Come in una grotta, il suono forte dell’eredità morale e giornalistica lasciata dal fondatore de “I Siciliani” si ingigantisce di anno in anno. Prima era un urlo nel deserto, ascoltato da pochi, ignorato dalla stragrande maggioranza, coperto da chi aveva il potere. Poi, poco a poco, più ci si è allontanati da quella sera di giovedì 5 gennaio 1984, più l’eco è risuonato potente. Domani, a trent’anni dal capolinea, Fava continuerà a vivere in una città che lo ricorda e lo onora. E, finalmente, anche le istituzioni hanno il loro ruolo.
“Per Cosa nostra era un omicidio come tutti gli altri”. Forse Maurizio Avola, affiliato ai Santapaola, il pentito che a metà degli anni novanta ruppe il muro dell’omertà che avvolgeva l’assassinio mafioso del giornalista Pippo Fava, aveva letto ‘a livella di Totò prima di deporre al processo “Orsa maggiore” nel 1996. Ma quello non fu un omicidio come tutti gli altri. Fava era stato il primo a scrivere che la mafia c’era anche a Catania ed era ben organizzata. E, soprattutto, ben infiltrata nel tessuto produttivo e istituzionale.
Qualche dubbio sulla volontà di chi poteva insabbiare il tutto sorse anche quando iniziarono a trapelare sui giornali ipotesi diverse dal delitto di mafia o, addirittura, vicine alla linea del delitto d’onore per una questione di donne. “La mafia? È ormai dovunque, nel mondo: ma qui, a Catania, no. Lo escludo”, furono le parole del sindaco Angelo Munzone al funerale a piazza Santa Maria della Guardia: la dimostrazione della totale assenza delle istituzioni negli anni ottanta.
Sembrano passati secoli. Da allora il velo sulla presenza della criminalità organizzata in città è stato rimosso. Altri giornalisti si sono cimentati nel denunciare le magagne di politica, economia e mafia. Il risultato finale è ancora lontano, ma la consapevolezza è maggiore in tutti i settori, soprattutto a scuola.
Solo due anni fa le istituzioni hanno ripreso a interessarsi attivamente della figura di Pippo Fava. Per la tradizionale posa della corona di fiori sotto la lapide tra via dei Cosmi e l’ex via dello Stadio (oggi a lui intitolata), nel 2012 si presentò il procuratore della Repubblica del tribunale di Catania, il neoeletto Giovanni Salvi: il primo a ricoprire quella carica a voler testimoniare la sua vicinanza alla famiglia e agli amici. Malgrado gli atti di vandalismo non manchino, ogni anno la tradizione si è ripetuta e il 5 gennaio quell’angolo della città si è ricordato di chi lottava contro la mafia nobilitando il suo lavoro.
Già da qualche anno, a Palazzolo Acreide, avviene la tradizionale consegna del premio riservato ai giovani giornalisti e altre istituzioni daranno lustro all’evento: il pubblico ministero della Dda di Palermo Nino Di Matteo e il procuratore aggiunto di Messina Sebastiano Ardita. Quest’anno sarà la ventitreenne Ester Castano (redattrice di “Stampo Antimafioso”) a ricevere il premio giornalistico, per aver denunciato gli intrighi tra ‘ndrangheta e politica in Lombardia. L’evento si svolgerà oggi pomeriggio alle 17.
L’eco delle parole di Pippo Fava risuona ancora: “A che serve vivere se non c’è il coraggio di lottare?”, frase ormai celeberrima, ma anche i suoi sentimenti per Catania, simili a quelli di chi “si è innamorato perdutamente di una puttana”. Quella città che spesso lo ha tradito e che, trent’anni dopo la sua morte, lo riporta all’attenzione di tutti.
 

L’Isola non dimentica. Si moltiplicano tesi, pubblicazioni e libri dedicati al giornalista
CATANIA – Negli ultimi anni, le pubblicazioni sulla vita del giornalista nato a Palazzolo Acreide e trapiantato a Catania si sono moltiplicate, contribuendo a rafforzare una memoria storica che in città s’è radicata sempre di più. Non si contano più le tesi di laurea a lui dedicate. I Siciliani, il mensile che segnò un’epoca e impose la figura di Pippo Fava e dei suoi giovani redattori, è stato rifondato varie volte e da ultimo nel 2011 da Riccardo Orioles come I Siciliani giovani: è diventato una rete di fonti d’informazione sull’antimafia e di giovani giornalisti promettenti.
I libri sono innumerevoli. Appena tre anni fa è uscito Il Siciliano di Massimo Gamba, che ripercorre tutti i documenti sugli ultimi anni di vita e sul successivo tentativo di depistaggio delle indagini. Poco prima era stato dato alle stampe il fumetto di Luigi Politano e Luca Ferrara. E ancora si sono cimentati nel racconto il figlio Claudio (in vari volumi, alcuni dei quali introvabili), Nando Dalla Chiesa, Nino Milazzo, Antonio Roccuzzo e molti altri.
 

Domani andrà in onda il docufilm dedicato al direttore de I Siciliani

CATANIA – Dai giovani giornalisti di Pippo Fava ai giovani attori di Franza Di Rosa. Domani alle 21:30, su Rai3, sarà trasmetto il docufilm “I ragazzi di Pippo Fava”, già presentato in pompa magna lo scorso 23 dicembre al teatro Massimo Bellini di Catania e riproposto sul piccolo schermo per diffondere in tutta Italia la storia del giornalista siciliano.

Girato in pochissimo tempo, la trasposizione cinematografica del libro “Mentre l’orchestrina suonava gelosia” di Antonio Roccuzzo rende al meglio l’atmosfera di quell’anno di intensa attività che va dalla fondazione de I Siciliani ai cinque colpi di pistola sparati da Aldo Ercolano. Fava non è impersonato da alcun attore: è visibile solo grazie ai filmati d’epoca, che culminano nella fondamentale intervista rilasciata a Enzo Biagi alla Rai.
I protagonisti sono i redattori del mensile che diceva ciò che nessun altro aveva il coraggio di dire. Tutti ragazzi ventenni, nessun vero protagonista, che si aiutano a vicenda soprattutto nei momenti di smarrimento successivi al delitto. Questa nuova generazione di attori che impersona i coetanei di trent’anni fa è formata da sette siciliani (Barbara Giordano, Stella Egitto, Alessandro Meringolo, Francesco La Mantia, Paride Cicirello, Giuseppe Mortelliti, Luciano Falletta), a cui si aggiunge una giornalista tedesca impersonata da un’altoatesina (Karoline Comarella).
“È stato fondamentale l’affiatamento del gruppo – spiega Stella Egitto, messinese, che impersona la fotografa Giusy –: molti di noi si conoscevano da prima. Anche con la regista c’era intesa: ha coordinato il lavoro preliminare, fatto di lettura e di studio dei personaggi, quando sono state definite le storie di ognuno. Per la preparazione abbiamo preso molte informazioni, visto tutto il possibile, letto molto. E poi ci ha aiutato Antonio Roccuzzo, che è un personaggio fantastico, ha condiviso molto con noi. Abbiamo misurato la ‘temperatura’ di quel periodo”.
La serata al teatro Massimo ha rappresentato il primo riconoscimento per il lavoro dei ragazzi: “Sono contenta – prosegue Stella –, è stato molto emozionante. È stata un’occasione importante e abbiamo avuto un riscontro molto felice. È stato riconosciuto l’impegno e speriamo che la prima serata su Rai3 ci porti fortuna! L’anteprima è stata anche un’occasione per conoscere Giusy, il mio personaggio, e Giovanni, il fotografo che lei affiancava. Giusy è rimasta colpita dal film e dalla nostra somiglianza, perché abbiamo cercato di ricreare anche l’abbigliamento”.
“Io continuerò a lavorare con la compagnia di Marco Tognazzi – conclude la Egitto –, poi ho fatto un po’ di incontri per dei progetti che vanno all’estero. Cerchiamo di mettercela sempre tutta”. Con lo stesso spirito dei ragazzi di Pippo Fava.
 

Lo Stabile ne commemora la figura con un evento al Teatro Verga
CATANIA – È un “omaggio” quello che il Teatro Stabile sta organizzando per ricordare la figura di Pippo Fava stasera alle 21:00 al Verga (ingresso gratuito), a due passi da dove furono sparati i colpi che posero fine alla sua vita. L’evento è stato intitolato “Tutti in scena: Giuseppe Fava, l’uomo, il suo teatro” e intende rispettare il significato del suo nome: sarà una “libera sequenza – spiegano gli organizzatori – intessuta di testimonianze, arricchita di rari filmati, ma incentrata soprattutto sui vibranti testi di un autore che ha lasciato un segno profondo nella vita culturale e civile”.
Il protagonista sarà proprio il “suo” teatro, di cui il giornalista era un grande appassionato: rivivranno parti delle numerose opere scritte, alcune delle quali mai andate in scena. Parleranno, oltre ai figli Claudio ed Elena, il presidente del Teatro Stabile Nino Milazzo, il direttore Giuseppe Dipasquale, gli attori Alessandra Costanzo, Fulvio D’Angelo, Leonardo Marino, Mimmo Mignemi, Pietro Montandon, Pippo Pattavina, Marcello Perracchio, Angelo Tosto. E ci sarà anche il sindaco, Enzo Bianco, a testimoniare la rinnovata vicinanza delle istituzioni, che è mancata fortemente in passato.
“Un momento di riflessione e aggregazione – ha dichiarato Nino Milazzo, già collega di Fava e ora presidente del teatro – intorno a questa esemplare figura di cittadino e intellettuale, di cui mantengo vivo il ricordo anche in forza del lungo rapporto personale, denso di stima e amicizia”.

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