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Enna – Palazzo Trigona di Piazza Armerina: l’attesa che dura da oltre 50 anni

Cinzia Nicita

Enna – Palazzo Trigona di Piazza Armerina: l’attesa che dura da oltre 50 anni

giovedì 23 Gennaio 2014

Un edificio storico inaccessibile, un polo museale rimasto un sogno

Piazza Armerina (EN) – I numerosi turisti che quotidianamente decidono di visitare la città dei mosaici una volta arrivati davanti alla centralissima Piazza Cattedrale in cui è ubicato il Palazzo Trigona della Floresta risalente al 1700, uno degli esempi più rilevanti del barocco siciliano, possono semplicemente ammirarne dall’esterno la maestosità e prendere visione di una targa apposta davanti l’ingresso in cui si legge “Museo della città e del territorio”. È questa l’ unica cosa che è possibile fare, dal momento che quello che potrebbe essere un grande contenitore in grado di ospitare opere d’arte e produrre eventi ed economia in città non ha mai aperto i battenti ad un turista, anzi a questi ultimi si dice che non è possibile visitare gli ambienti del palazzo.
Stiamo parlando di un bene architettonico che rappresenta la più grande incompiuta della città dal momento che si attende dal lontano 1959 per trasformare il suo interno in un polo museale fruibile a cittadini e visitatori.
Il palazzo acquisito dalla Regione proprio nel 1959 e fu restaurato, seppur parzialmente, nel 1986 da Franco Minissi su incarico della Soprintendenza di Agrigento. Trasferite le competenze a quella di Enna (istituita nel 1987) bisognò, poi, attendere venti anni per ottenere il finanziamento utile al completamento dei lavori di restyiling che hanno permesso il recupero, il consolidamento e la messa in sicurezza dello storico edificio da destinare a museo.
Dopo gli interventi di restauro ancora silenzio per altri anni e si è dovuto attendere il 2 dicembre 2010, giorno in cui la precedente amministrazione, guidata dal sindaco Fausto Carmelo Nigrelli, convocò una seduta del civico consesso in cui i consiglieri posero delle domande per sapere dalla Soprintendenza, presente l’architetto Rosa Oliva e Guido Meli direttore del parco archeologico Villa Romana del Casale, cosa si aspettasse ancora per l’apertura.
In quella occasione venne spiegato che la destinazione principale del Palazzo sarebbe stato il Museo del territorio e della città con l’esposizione di alcune collezioni stabili, provenienti dagli scavi dei siti archeologici del territorio, oltre che oggetti,documenti e materiali che illustreranno la storia della città. Il Palazzo avrebbe ospitato anche mostre ed allestimenti temporanei, sede di convegni, dibattiti, incontri e un centro studi sui mosaici e sull’archeologia del tardo-antico, collegato alle più importanti istituzioni del settore, con riferimento a tutta l’area mediterranea, rappresentando la Villa del Casale un primo esempio di mediazione culturale, per l’incontro delle culture nordafricane e dell’occidente romano.
Infine, Palazzo Trigona sarebbe stato anche sede della Biam (biennale d’arte del mediterraneo), in fase di progetto, con la finalità di rivolgersi agli artisti dell’area mediterranea, sul tema del confronto e della conoscenza delle diverse componenti culturali.
Sembrava, quindi, tutto definito ma a queste belle parole e soprattutto a questi buoni propositi non hanno fatto seguito i fatti. Basti pensare che la Presidenza del Consiglio dei ministri il 20 novembre 2002 concedeva con decreto un finanziamento di 384 mila euro per l’allestimento museale, finanziamento perso in quanto revocato il 27 febbraio 2012, perché la Soprintendenza ennese non aveva effettuato la gara d’appalto entro i termini fissati.
A risollevare quella che ormai è diventata una querelle che dura da mezzo secolo è stato l’attuale consigliere comunale del Pdl Laura Saffila in una seduta straordinaria del civico consesso in cui ancora una volta si sono chieste delle risposte.
“Un vero record da guinness dei primati – ha detto il consigliere del Pdl Laura Saffila – dopo dieci anni non sono riusciti a bandire la gara di aggiudicazione per l’allestimento del museo e pensare che nel 2009 la stessa Soprintendenza aveva creato una commissione di esperti, ne era componente anche il sindaco Nigrelli, per il progetto di musealizzazione. Cosa abbiano fatto è un mistero”.
Per comprendere i motivi della mancata indizione della gara d’ appalto e per far luce su questa vicenda abbiamo contattato tramite posta elettronica certificata la Soprintendenza ennese ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta.

L’assessore Oliveri (Urbanistica): “Siamo in cerca di finanziamenti”

Piazza Armerina (EN) – Tanti sono i punti oscuri legati alle sorti del Palazzo Trigona e fra questi il consigliere Laura Saffila ha evidenziato che, nel gennaio 2013, il sindaco Nigrelli con proprio provvedimento ha fatto smontare e trasferire la mostra archeologica “Iblatasah Placea Piazza”, curata dagli archeologi dell’ Università la Sapienza di Roma in cui venivano esposti marmi, statue, ceramiche, metalli e monete ritrovati alla Villa romana del casale, dal palazzo di città a palazzo Trigona, dove lì doveva essere esposta a tutti.
“Un buon proposito – ha detto Saffila- del sindaco Nigrelli che viene mortificato, perché ad oggi non mi risulta che la mostra abbia mai aperto i battenti. Nel frattempo, ed è un paradosso, la città non si ritrova ne la mostra archeologica a palazzo di città ne la mostra a palazzo Trigona e vorrei capire quali siano stati gli impedimenti per aprire una mostra chiavi in mano”.
A intervenire e a fornire una risposta a nome dell’amministrazione comunale è stato l’ assessore comunale all’Urbanistica Giuseppe Oliveri, che in via prioritaria ha voluto evidenziare come in effetti il Palazzo Trigona non ha ricevuto, negli anni, la giusta attenzione che un bene architettonico di questo valore meritava.
“L’amministrazione – ha detto l’assessore Giuseppe Oliveri – sta cercando di reperire i finanziamenti necessari per l’apertura del museo Trigona e stiamo comunque valutando l’opportunità di aprire il polo museale, in modo che il pubblico possa visitare il bene architettonico, anche se incompleto, dimostrando in tal modo, che la responsabilità della mancata apertura non è da addebitarsi all’Ente comunale bensì a chi ha determinato tale situazione”.

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