Il 70% della manovra non può andare avanti - QdS

Il 70% della manovra non può andare avanti

Raffaella Pessina

Il 70% della manovra non può andare avanti

venerdì 24 Gennaio 2014

Molte le richieste di dimissioni del governatore Crocetta dopo l’impugnativa. Rimane salva, però, la proroga dei precari dei Comuni

PALERMO – Anche questa volta la mannaia del Commissario dello Stato è calata pesantemente sugli atti dell’Assemblea regionale siciliana. Sui documenti finanziari ci si aspettavano delle determinazioni negative, ma questa volta l’impugnativa demolisce letteralmente tutto l’impianto economico per il 2014.
 
Sono stati infatti impugnati 33 dei 50 articoli della legge di stabilità del Governo Crocetta, presentata e riscritta più volte perché potesse essere approvata con il benestare delle forze della maggioranza, dopo una maratona estenuante durata diversi giorni e terminata martedì della scorsa settimana. Le norme impugnate dal Commissario, che ne eccepisce davanti alla Consulta la legittimità costituzionale, riguardano i residui attivi, passivi e perenti e di equilibrio di bilanci, la riscossione dell’Irap.
Sono stati impugnati anche gli articoli relativi al settore della sanità e persino per le spese di pulizie e servizi ausiliari, quelle per l’impiego dei forestali, l’accorpamento dei Consorzi di bonifica e per il personale dell’Ente acquedotti siciliani in liquidazione. Bocciato anche il rifinanziamento di leggi di spesa, la cessione di partecipazioni azionarie della Regione e le modifiche delle norme che regolamentano le società pubbliche regionali. Non vanno bene neanche le norme per l’impiego fondi Ircac inutilizzati, il fondo rotativo per aiuti alle imprese il fondo unico regionale per gli aiuti all’agricoltura e alla pesca e l’adesione alla convenzione Abi-Cdp.
 
Falciati anche gli aiuti alle coppie di fatto, i soldi per lo sport e lo spettacolo e il turismo e i disabili. Non passano nemmeno l’articolo cosiddetto "salva petrolieri", con la riduzione dal 23 al 13 per cento delle aliquote sulle estrazioni e la “mini” tabella H costituita dall’articolo 17 (262 milioni di euro) Tra le norme della finanziaria che passano invece il vaglio del commissario vi è la proroga e la stabilizzazione dei contratti dei 24 mila precari dei comuni siciliani. Salvi anche i trasferimenti a Comuni e Province e per il settore del trasporto pubblico. A questo punto il governo si trova di fronte a due soluzioni, o promulgare la finanziaria senza le parti impugnate con un ordine del giorno da votare in Aula e l’annuncio potrebbe essere dato questa mattina dal Presidente dell’Ars Ardizzone, o andare allo scontro di fronte alla Corte costituzionale, pubblicando la legge in Gazzetta con le parti cassate dall’ufficio del Commissario dello Stato.
Durissimi i commenti dell’opposizione. "Crocetta si dovrebbe dimettere – ha detto il capogruppo della lista Musumeci, Santi Formica in conferenza stampa assieme agli altri capigruppo del centrodestra – se ci fosse un minimo di serietà. Il commissario dello Stato non ha bocciato norme introdotte dal Parlamento, ma l’intera manovra portata in aula dal governo". In una nota Nino D’Asero, capogruppo Ncd all’Ars ha detto che "Alla Sicilia serviva una Finanziaria di rigore e di sviluppo, cose che abbiamo in essa trovato soltanto a macchia di leopardo a fronte di norme propaganda quale quella per le unioni civili: un argomento che non poteva e non doveva essere inserito tout court in una legge di stabilità omnibus, a causa di ciò ridotta a un colabrodo".
Roberto Di Mauro, capogruppo Pds-Mpa ha detto che "Il governo – ha costretto questo Parlamento ad assumere iniziative a maggioranza senza tenere conto di situazioni preesistenti e vincoli contrattuali. Sviluppo, equita’ sociale, sono stati solo fumo negli occhi per chi doveva votare questa finanziaria".
Nella mattinata di ieri intanto il Presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone era intervenuto in Aula riferendo sulla situazione politica dopo l’inchiesta giudiziaria sulle spese di gruppi parlamentari, in cui sono coinvolti decine di deputati. Ardizzone ha voluto difendere il Parlamento dicendo che "Con l’adozione di tutta una serie di provvedimenti normativi e amministrativi ci siamo sottratti alla speculazione politica nazionale che nel parallelismo con il Senato voleva vedere solo la fonte di costi e privilegi. Le scelte di uniformarci, avendo le carte in regola, ci ha reso più forti, ma le recenti polemiche rischiano di vanificare il tutto: l’odierno disprezzo per la politica rischia di sfociare in una deriva populista".
 
Ardizzone ha parlato di accanimento mediatico: "Al di la’ delle recenti vicende giudiziarie che avranno il loro corso, e’ legittimo sospettare che il continuo stillicidio di notizie contro le istituzioni siciliane rientri in una piu’ ampia regia di indebolire l’intero sistema di Stato decentrato in cui le Regioni con le loro competenze legislative concorrono nell’interpretare i bisogni dei territori. L’accanimento mediatico degli ultimi tempi rischia di fa vacillare il sistema regionalistico consacrato nella costituzione secondo cui la Repubblica una e indivisibile riconosce le autonomie locali".

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