Perché la Finanziaria siciliana è stata bocciata - QdS

Perché la Finanziaria siciliana è stata bocciata

redazione

Perché la Finanziaria siciliana è stata bocciata

venerdì 24 Gennaio 2014

La Regione in quindici anni ha accumulato 15 miliardi di crediti difficilmente esigibili, mettendoli sempre a bilancio. Il fondo previsto a copertura di tali residui è stato giudicato insufficiente (e "non credibile"). Migliaia di dipendenti rischiano lo stipendio. Le contromosse di Crocetta e Bianchi

Si chiamano residui attivi, sono i crediti difficilmente esigibili: la Regione siciliana ne ha accumulati, in quindici anni, la bellezza di 15 miliardi, mettendoli puntualmente in bilancio, ma “drogando” in questo modo il documento contabile. È questa la vera zavorra sui conti pubblici della Sicilia e che ha portato il commissario dello Stato a impugnare tutte le norme di rifinanziamento di leggi di spesa contenute nella finanziaria, bloccando così 500 milioni di euro, finiti automaticamente nel fondo a copertura proprio dei residui attivi.
 
Due anni fa la Corte dei Conti, nella relazione di parifica del rendiconto, aveva avvertito la Regione, suggerendo di intervenire in modo definitivo sulla gestione dei residui attivi, di cui 3,5 miliardi non più esigibili. E l’assessore all’Economia, Luca Bianchi, si era impegnato anche nel Dpef a seguire queste indicazioni. In passato nel bilancio della Regione esisteva un fondo a copertura dei residui attivi pari a 2 miliardi, ma i Governi di turno l’hanno praticamente svuotato, utilizzando le somme per la spesa corrente.
 
Il cambio di marcia è avvenuto col governo Crocetta, che s’è ritrovato questa eredità pesante: la giunta ha ripristinato il fondo, appostando l’anno scorso 150 milioni e quest’anno, con la manovra ora impugnata, ne allocava altri 100 milioni. Ma il commissario dello Stato, evidentemente, non ha ritenuto sufficiente l’operazione e anzi, come abbiamo scritto questa mattina, l’ha definita "non credibile" (leggi l’articolo).
 
Bloccati 500 milioni di euro, chi rischia.
 
L’impugnativa di buona parte della finanziaria da parte commissario dello Stato – che, come detto sopra, ha “bloccato” 500 milioni di euro, spostandoli in un fondo a salvaguardia dei residui attivi (crediti difficilmente esigibili) – ha lasciato senza copertura finanziaria le leggi di rifinanziamento della spesa, con migliaia di dipendenti (si parla di un numero tra 30 e 40 mila) di enti, consorzi e associazioni che non potranno ricevere stipendi.
 
“Stiamo facendo i conti, non sappiamo ancora con esattezza quante sono le persone coinvolte, la situazione è complessa”, afferma Luca Bianchi.
 
La Regione chiede aiuto a Roma (e intanto prova ad “aggirare” le decisioni del commissario).
 
L’assessore Bianchi ha già preso contatti a Roma col ministero del Tesoro e col dicastero degli Affari regionali “per dimostrare carte alla mano l’infondatezza dell’impugnativa”. Intanto il governo Crocetta intende portare in Assemblea regionale, entro una settimana, un disegno di legge di variazione per garantire almeno il pagamento degli stipendi del personale di enti, teatri, consorzi e associazioni, scoperti in bilancio. Due le ipotesi: trattare col commissario dello Stato il recupero di almeno 200 milioni dal fondo sui residui attivi oppure recuperare le risorse tagliando ulteriormente dal bilancio, che intanto sarà pubblicato dopo l’ok dell’aula.
 

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